Le crisi idriche minacciano la pace nel mondo: oggi ci sono 2,2 miliardi di persone che vivono ancora senza accesso all’acqua potabile gestita in modo sicuro mentre 3,5 miliardi non hanno accesso a servizi igienico-sanitari sicuri. Lo rileva, nella Giornata mondiale dell’acqua che si celebra ogni 22 marzo, il nuovo rapporto pubblicato dall’Unesco, per conto dell’Un-Water, organismo dell’Onu che coordina il lavoro sull’accesso all’acqua. L’obiettivo delle Nazioni Unite di garantire questo accesso per tutti entro il 2030 è lontano dall’essere raggiunto, C’è motivo di temere che tali disuguaglianze possano continuare ad aumentare. Tra il 2002 e il 2021 la siccità ha colpito più di 1,4 miliardi di persone, ricorda l’Unesco aggiungendo che “a partire dal 2022, circa la metà della popolazione mondiale ha sperimentato una grave scarsità d’acqua per almeno una parte dell’anno, mentre un quarto ha dovuto affrontare livelli ‘estremamente elevati’ di stress idrico, utilizzando oltre l’80% della fornitura annuale di acqua dolce rinnovabile. Si stima che il cambiamento climatico aumenterà la frequenza e la gravità di questi fenomeni, con forti rischi per la stabilità sociale.
La disponibilità di acqua in Italia nel 2023 conferma il trend negativo registrato da diversi anni nel paese, anche se nell’anno passato c’è stata una ripresa rispetto al 2022, scrive l’Ispra. Nel nostro Paese la disponibilità di risorsa idrica per l’anno 2023 è stimata in 112,4 miliardi di metri cubi, a fronte di un valore di precipitazione totale di 279,1 miliardi di metri cubi. Nel corso dell’anno si è manifestata una certa ripresa rispetto al 2022, anno in cui la disponibilità di risorsa idrica ha raggiunto 67 miliardi di metri cubi, il minimo storico dal 1951, e corrispondente a circa il 50% della disponibilità annua media (137,8 miliardi di metri cubi), calcolata sul periodo 1951-2023. Il 2023 ha fatto registrare una riduzione a livello nazionale di circa il 18% della disponibilità rispetto alla media annua dello stesso lungo periodo 1951-2023.