E’ ‘controvento’ la candidatura di Mario Draghi a presidente del Consiglio Europeo, successore di Charles Michel?

‘La sera in cui Draghi decise di dimettersi, per le insanabili divergenze politiche, mi rendevo conto che avevamo vinto una partita difficilissima grazie alla solidità della squadra. Se oggi per fortuna c’è il governo Meloni, fu grazie alle strategie messe a punto col Cavaliere a Villa Zeffirelli. Nonostante pesantissime pressioni nazionali e internazionali, avevamo sempre chiaro il nostro obiettivo: prima gli italiani’,  scrive Matteo Salvini nel suo libro ‘Controvento’, di cui viene diffuso uno stralcio in cui, in sintesi, racconta che Lega e Forza Italia non cedettero alle pressioni di Parigi e Berlino per sostenere l’ex presidente della Bce.

Il timing è perfetto. L’anticipazione arriva all’indomani dell’intervento di Bruxelles dell’ex premier sul futuro dell’Europa e sicuramente verrà letta come un affondo contro la candidatura a presidente della Commissione.

Dalla scelta dei ministri, definiti “sconcertanti” ai “mancati interventi sul fisco”, fino alla partita del Quirinale con una domanda rimasta senza risposta: Matteo Salvini svela molti retroscena del suo rapporto con Mario Draghi nel suo libro “Controvento” (Piemme) che sarà presentato in anteprima a Milano il 25 aprile, alle 15 alla Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano in via Vivaio 7 e che sarà in libreria dal 30 aprile.

“Emmanuel Macron e Angela Merkel volevano Mario Draghi a Palazzo Chigi, e quando scoppiò la crisi di governo chiamarono Silvio Berlusconi per convincerlo a sostenere l’ex presidente della Bce”.

In sintesi, nello stralcio del libro, si racconta che Lega e Forza Italia non cedettero alle pressioni di Parigi e Berlino, nell’estate del 2022. Secondo il vicepremier e segretario della Lega Salvini l’Eliseo provò a contattarlo per ben due volte, aggiungendo che l’attuale governo Meloni è figlio della compattezza e della determinazione di Lega e Forza Italia che non assecondarono quelle richieste internazionali: “La sera in cui Draghi decise di dimettersi, per le insanabili divergenze politiche, mi rendevo conto che avevamo vinto una partita difficilissima grazie alla solidità della squadra. Se oggi per fortuna c’è il governo Meloni, fu grazie alle strategie messe a punto col Cavaliere a Villa Zeffirelli. Nonostante pesantissime pressioni nazionali e internazionali, avevamo sempre chiaro il nostro obiettivo: prima gli italiani”.

Nella nuova anticipazione Salvini scrive che l’allora premier Mario Draghi, chiese al Parlamento la conferma della fiducia. E il centrodestra si rese disponibile a concederla a patto di non essere più ostaggi dei boicottaggi dei 5 Stelle. Seguirono ore di trattative febbrili, con interventi anche dall’estero. Il presidente francese Emmanuel Macron auspicò che il governo Draghi potesse continuare. Cercò Berlusconi e anche me. Due volte. La segreteria del capo dell’Eliseo contattò il mio capo segreteria, attraverso l’ambasciatore francese in Italia, per preannunciarmi una chiamata. Il mio staff iniziò a cercarmi in modo martellante, ma io ero a un evento sul lago di Como, e più precisamente su una barca che puntava verso l’isola Comacina, in una zona senza campo. Venni avvertito in ritardo. Alla fine, comunque, dall’Eliseo ci tennero a verificare che il numero di cellulare in possesso di Macron fosse effettivamente il mio, ma poi la chiacchierata non si concretizzò. In compenso, so per certo che si confrontò con Berlusconi che però tenne il punto. Lo fece anche quando chiamarono da Berlino, perché mentre eravamo a Villa Zeffirelli perfino Angela Merkel cercò il Cavaliere per perorare la causa di Draghi”.

“Era un momento oggettivamente difficile, soprattutto per l’amico Silvio – si legga ancora nello stralcio del volume diffuso -: Forza Italia non era compatta, come dimostrarono successivamente gli addii dei ministri chiamati al governo senza condividerli con Arcore. Se il premier aveva pescato nei partiti nomi ‘governativi’ per evitare turbolenze, aveva ottenuto l’effetto di moltiplicare le tensioni. Il Cavaliere era però convinto, come me, che il centrodestra dovesse tenere il punto. O governo Draghi senza i 5 Stelle, o elezioni. In quelle ore concitate, alla vigilia del voto decisivo che poi sancì la fine dell’esecutivo, Berlusconi fu semplicemente straordinario e coraggioso”.

Allora Salvini seguiva una linea comune a Fratelli d’Italia che avrebbe, nei piani, dovuto portare a elezioni anticipate nel 2022. In una conferenza stampa alla Camera dei Deputati disse: ‘Per quanto riguarda Draghi, condivido le parole del presidente Berlusconi, sta lavorando bene da presidente del Consiglio e quindi mi auguro che vada avanti a lungo a lavorare da presidente del Consiglio’.

Salvini ha citato Berlusconi, che a sua volta in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ aveva indicato la sua preferenza affinché Draghi rimanesse presidente del Consiglio. Siamo in un periodo di grandi manovre tattiche sull’imminente elezione del presidente della Repubblica, che si terrà a fine gennaio: Berlusconi notoriamente ambisce a essere il candidato del centrodestra, che a parole sembra avergli dato un po’ di corda, ma che non si capisce bene quanto sia in realtà convinto a sostenerlo nel momento dei fatti. Per questa sua strategia, a Berlusconi conviene spingere perché Draghi rimanga presidente del Consiglio: sarebbe infatti un avversario forse imbattibile, se i partiti decidessero di votarlo per il Quirinale.

Il governo Draghi II non è andato in porto grazie a Silvio Berlusconi, capace di resistere alle pressioni di Emmanuel Macron e Angela Merkel. Questo il succo delle nuove anticipazioni tratte da “Controvento”, il libro di Matteo Salvini in uscita il 30 aprile.

Nel suo racconto, Salvini ha evidenziato che il presidente francese si confrontò con il Cavaliere, che però tenne il punto. Stesso discorso con Berlino e con il tentativo della Merkel di perorare la causa di Draghi. “Il Cavaliere era però convinto come me che il centrodestra dovesse tenere il punto”, ha rimarcato Salvini, in riferimento al bivio tra ritorno alle urne o un governo Draghi senza il Movimento 5 Stelle: “In quelle ore concitate, alla vigilia del voto decisivo che poi sancì la fine dell’esecutivo, Berlusconi fu semplicemente straordinario e coraggioso”. Salvini ha aggiunto che la sera in cui Draghi decise di dimettersi si rese conto di aver vinto una partita difficilissima grazie alla solidità del centrodestra.

La pubblicazione di ‘Controvento’ di Matteo Salvini è utile in questo momento per le vicende che riguardano Mario Draghi che in questo momento può essere l’unica garanzia per l’Italia in Europa. La corsa di Ursula von der Leyen è in discesa e ci sono buone probabilità che non verrà riconfermata, in questo scenario – Draghi è il male minore – per tutti, anche per chi soffre la sua forte personalità e autorevolezza.

L’ultimo vertice dei 27 prima delle Europee, per Giorgia Meloni, è anche il primo dove più densa si fa l’ombra di Mario Draghi.

Il discorso di La Hulpe, pronunciato dall’ex presidente della Bce martedì scorso, ha intensificato i rumors che lo vorrebbero alla testa dell’Europa, alla Commissione o come successore di Charles Michel. Un’ipotesi che, nella maggioranza di governo, rischia di essere esplosiva anche per la campagna elettorale che sta per cominciare

Dopo aver raccontato dell’ennesimo scontro tra i 27 consumatosi all’Europa Building, questa volta sull’unione dei capitali, Meloni osserva come la riunione di aprile sia l’ultima prima del voto. “Spero che quando ci incontreremo saremo di fronte ad un’Europa diversa”, scandisce la premier. Cambiamento: la campagna elettorale della leader di Fdi, pressata da Matteo Salvini, pungolata in Europa da Marine Le Pen e guardata con crescente attenzione dalle destre in ascesa, non potrà che essere legata a questo concetto.

E forse non a caso, più che soffermarsi sull’autorevolezza dell’ex premier, ai cronisti sottolinea un altro aspetto: “quello che mi interessa è che sia Draghi che Enrico Letta, che sono considerati due europeisti, ci dicano che l’Europa va cambiata”.

Che Draghi sia un nome scomodo per il disegno elettorale e per gli equilibri di maggioranza dei partiti al governo è pressoché tacito. Lo testimoniano le parole di Matteo Salvini, secondo cui “la Lega ha già fatto i suoi sacrifici con Draghi e l’abbiamo anche scontata”. O quelle del capogruppo di Fi al Senato Maurizio Gasparri che, pur stimando l’ex governatore sostiene che i vertici Ue vadano “a chi ha più voti”. Eppure, al dì là delle posizioni in campo, un certo establishment politico, economico e istituzionale, in Italia e in Europa, si muove nella direzione che vedrebbe il “formidabile” – definizione di Emmanuel Macron – ex premier italiano in uno dei top jobs comunitari. Nulla si muoverà prima del 9 giugno e, come spiega una fonte qualificata europea, a prevalere per ora è la cautela.

Ma, subito dopo il voto, sarà tutta una questione di timing. Con un primo appuntamento da cerchiare col rosso: la cena dei leader del 17 giugno. E nessuno dei grandi d’Europa vorrà subire una scelta degli altri, soprattutto se si tratta di Meloni e dell’opzione Draghi.

‘Mario Draghi è molto autorevole e sono contenta si parli di un italiano per un ruolo ai vertici dell’Ue ma sulla tendenza a decidere chi fa cosa prima del voto non mi troverete mai. Sono i cittadini che votano, decidono chi ha più peso e meno peso, stabiliscono quali sono le maggioranze possibili e solo all’esito di questo ragionamento si può parlare di nomi. Dunque per ora partecipare a questo dibattito non mi interessa’, questa la posizione espressa dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un punto stampa al termine del Consiglio europeo.

Mario Draghi è l’uomo che ha salvato l’euro, e così facendo ha salvato anche l’Europa dal suo grande cigno nero, “whatever it takes”, tutta la sua intelligenza politica è racchiusa qui. Draghi è lo stesso che nel suo anno di governo ha riportato credibilità e lustro internazionale all’Italia – tutti ricordiamo il treno per Kiev – Mario Draghi, Scholz e Macron, assieme. “Conoscenza, coraggio, umiltà”, queste le tre caratteristiche imprescindibili per un “policy maker” secondo Mario Draghi, ribadite nel suo discorso tenuto quattro anni fa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, durante la cerimonia di conferimento della Laurea honoris Causa. Coraggio: questa la parola che meglio tratteggia la personalità di Mario Draghi – coraggio – quello che serve al mondo in un momento così duro.

La differenza è che questa volta l’Italia ha bisogno di un uomo come Mario Draghi in Europa, anche solo per mero tornaconto politico, stanti gli attuali equilibri europei, rischiamo l’irrilevanza. Giorgia Meloni è una donna alla quale va riconosciuta una buona dose di saggezza e strategia politica, considerati i suoi interessi in Europa e sul piano nazionale, sostenere Draghi sarebbe una scommessa vinta.

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