Francesca Giubelli e Rebecca Galani sono le prime due influencer virtuali tutte italiane. Profili creati con l’AI.
Interagiscono, parlano, fanno shopping, addirittura fondano e promuovono partiti politici.
Ma dove porterà tutto questo? Quale confine tra realtà e finzione?
Indubbiamente gli influencers generati dall’intelligenza artificiale stanno riscuotendo sempre più successo in tutto il mondo. Personaggi digitali, creati e gestiti tramite animazioni computerizzate e intelligenza artificiale, stanno guadagnando una popolarità sempre più paragonabile a quella dei loro colleghi reali.
Ma cosa differenzia esattamente un influencer virtuale da uno reale? Quali sono i vantaggi e le sfide per i brand che cercano di promuovere i loro prodotti?
Il Fenomeno dei Virtual Influencer
Un virtual influencer è un personaggio completamente generato al computer, con una propria personalità, stile e narrazione, in grado di attirare follower proprio come una persona reale. Anch’essi sono presenti sulle piattaforme social e interagiscono con il pubblico promuovendo prodotti o stili di vita. Esempi ormai noti includono Lil Miquela, una modella virtuale con milioni di follower, Lu do Magalu, mascotte digitale del colosso del retail brasiliano Magazine Luiza, e il caso più recente della modella Emily Pellegrini, oltre alle nostre due connazionali.
Vantaggi e svantaggi dei Virtual Influencer
I virtual influencer offrono sicuramente una serie di vantaggi unici per i brand. Essendo creati ad hoc, i loro creator hanno il controllo totale sulla loro immagine e sul loro comportamento, eliminando rischi di gaffe o scandali. In più, non essendo umani, i virtual influencer possono essere “attivi” e reattivi in ogni momento, senza limiti di spazio, tempo o esigenze personali.
Un ultimo plus, non meno importante, è la capacità di rendere un brand più interessante agli occhi degli utenti, dimostrando di essere al passo con i tempi e con l’innovazione tecnologica.
Nonostante tutti questi vantaggi, la mancanza di autenticità data dalla loro natura artificiale, la non totale trasparenza con il pubblico e i dubbi etici sulla creazione questi personaggi non reali, possono invertire il risultato desiderato nella creazione di campagne promozionali.
In più, nonostante l’abbattimento dei costi per shooting fotografici ed eventi, creare e mantenere un virtual influencer richiede un investimento tecnologico non indifferente e competenze specifiche.
I Real Influencer, l’autenticità in primo piano
L’altra faccia della medaglia sono i real influencer: persone in carne e ossa che condividono online la loro vita, le loro opinioni e le loro passioni. Apprezzati per la loro autenticità e affidabilità (soprattutto se nano e micro), grazie alle loro esperienze personali riescono a creare un legame emotivo con il pubblico, difficile da replicare digitalmente.
UGC: I Micro e Nano Influencer
Quando si parla di real influencer non ci si riferisce soltanto ai “big”, ma anche a tutti quei micro e nano che dominano le nicchie di mercato, garantendo maggiore trasparenza e offrendo una fanbase più autentica e coinvolta. Per questo motivo, uno dei trend per il 2024 individuato da Skeepers, la tech company leader nella creazione di esperienze di acquisto autentiche attraverso contenuti generati dagli utenti (UGC), è rappresentato proprio dalla crescita dell’utilizzo di creator più piccoli all’interno delle strategie marketing. Attraverso la piattaforma di Skeepers, infatti, i brand possono scegliere gli ambassador più in linea con i propri valori, incentivando la produzione di contenuti autentici, favorendo le conversioni e migliorando le performance delle campagne.
Chi vince tra Virtual e Real influencer?
Nonostante il fascino del mondo virtuale, gli influencer tradizionali sono più popolari. L’autenticità, le competenze e la fiducia trasmesse dall’influencer alla community sono fondamentali. Gli influencer permettono ai brand d’immaginare nuove idee, di migliorare i prodotti e/o i servizi, ma anche di creare prodotti personalizzati, pensati apposta per loro. Sono esperti nel loro campo e conoscono a fondo i loro follower.
Molti settori non sono ancora pienamente accessibili agli influencer virtuali, perché richiedono una maggiore autenticità: possiamo pensare, ad esempio, a campagne sociali o di sensibilizzazione, che si basano sull’esperienza reale degli influencer, o all’ambito B2B, dove i follower danno molta importanza alle opinioni e alle conoscenze degli esperti/influencer.
Il mondo virtuale sembra interessare sempre più persone fin dalla più tenera età per le numerose opportunità che offre. Nonostante questo fascino, si tratta di un mondo che spaventa e lascia perplessa la maggior parte della popolazione.
Questo trend sarà in grado di cambiare il futuro dell’influencer marketing?