La memoria orale che ha consentito la trasmissione di impressioni, formule e racconti è di fondamentale importanza per il patrimonio culturale delle comunità, come anche gli oggetti, che possono nascondere elementi sulla vita e su idee che altrimenti sarebbero destinate all’oblio. In ogni caso, la fase di raccolta riveste un ruolo fondamentale e deve essere fatta con strumenti e metodologie adeguate. Sono stati questi i temi dell’incontro di formazione che si è tenuto sabato scorso a Palù del Fersina, realizzato dall’Istituto culturale mòcheno in collaborazione con lo stesso Comune di Palù del Fersina, nell’ambito del progetto finanziato dal PNRR “La forza della minoranza: rinascita di un borgo di matrice germanica a sud delle Alpi”, intervento n. 4: “Seminari, eventi, comunicazione iniziative su minoranza linguistica.”
Il substrato di riferimento di fiabe e leggende sulle Alpi è ampiamente condiviso e testimonia figure, gesta e personaggi che hanno viaggiato talvolta molto lontano e che comunque hanno travalicato lingue e culture anche molto diverse, trovando accoglienza e pubblico nei classici luoghi dove un tempo nel periodo invernale si svolgevano i filò, le calde stube o le stalle contadine. Così Daniela Perco, già direttrice del Museo etnografico della provincia di Belluno, ha sintetizzato la ricchezza di un patrimonio che è stato raccolto e studiato ma non sempre tenuto nella dovuta considerazione, anche per quanto riguarda forme e modalità di raccolta.
Questo vale anche per la Valle del Fersina, dove la raccolta più consistente – illustrata da Claudia Marchesoni dell’Istituto culturale mòcheno – è stata fatta da Giuseppe Šebesta negli anni ’60-’70 e che è poi confluita nel 1973 nel volume “Fiaba-leggenda dell’Alta Valle del Fersina” edito dal Museo degli Usi e Costumi della Gente trentina di San Michele all’Adige.
Il patrimonio culturale e la sua ‘patrimonializzazione’, cioè le forme per la sua fissazione e valorizzazione, sono aspetti sui quali le organizzazioni internazionali hanno posto attenzione fin dagli anni ‘60, ma che hanno ricevuto un ulteriore riconoscimento dal Consiglio d’Europa, dall’organizzazione dei musei che confluiscono nell’ICOM e nel 2022 anche da interventi normativi dalla Provincia autonoma di Trento. Infatti, esse rivestono un ruolo strategico nella sviluppo sociale ed economico e nella promozione del benessere individuale e collettivo. Il tema è stato illustrato da Elisa Bellato, docente dell’Università “La Sapienza” di Roma e in passato membro del Comitato scientifico dell’Istituto culturale mòcheno. Filippo Broll, responsabile del Museo ‘Pietra viva’ di S. Orsola Terme, ha portato la sua testimonianza sul ruolo del collezionista per la nascita di raccolte dalle quali poi spesso sono nate esposizioni museali spontanee. Come ha avuto modo di approfondire anche per la sua tesi di laurea, il valore di un oggetto può andare ben oltre alla semplice ergonomia o al suo valore intrinseco, esso può ravvivare la conoscenza di luoghi e persone, contribuendo a forgiare la specificità di un territorio. Tra il pubblico, le guide – che avranno il compito di accompagnare i visitatori durante la prossima stagione museale delle sedi espositive del Bersntoler Museum in partenza nel prossimo mese di maggio – insegnanti e appassionati.