Genova, si allarga l’inchiesta sulla presunta corruzione che ha portato agli arresti Giovanni Toti

Questa settimana potrebbe rivelarsi fondamentale per l’inchiesta sulla presunta corruzione che ha scosso la Liguria e che ha portato agli arresti domiciliari il presidente Giovanni Toti. Nella giornata del 20 maggio 2024, era previsto il completamento delle copie forensi di telefoni, computer e altri dispositivi elettronici del governatore e degli altri indagati.

Si allarga e, se possibile, si complica ancora di più l’inchiesta sulla corruzione che ha portato agli arresti domiciliari, dal 7 maggio, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, l’imprenditore della logistica Aldo Spinelli e, in carcere, l’ex presidente dell’Authority del porto ed ex ad di Iren Paolo Emilio Signorini. La Finanza ha sentito come persone informate sui fatti i vertici della Cosme, la società che fece i colloqui di lavoro a elettori del partito di Toti alle Regionali del 2020: Daniele Zaffiri, all’epoca presidente del cda di Cosme; Cristiano Lavaggi, consigliere della Iren che avrebbe procurato i colloqui su sollecitazione dell’allora capo di gabinetto Matteo Cozzani (ai domiciliari); il presidente della società ciclistica che avrebbe pagato il soggiorno in albergo ai fratelli Italo e Maurizio Testa per conto del candidato Stefano Anzalone; un architetto che si era occupato della pratica della spiaggia di Punta dell’Olmo che interessava gli Spinelli; e funzionari della Regione che si occuparono dell’Esselunga. Nelle prossime ore verrà sentito, sempre come persona informata, l’avvocato Andrea La Mattina, referente della Regione Liguria nel comitato portuale che votò la concessione trentennale del terminal Rinfuse ad Aldo Spinelli.

C’è un altro fronte: quello del verbale dell’interrogatorio di Roberto Spinelli, il figlio di Aldo. Davanti alla gip Paola Faggioni e al pm Luca Monteverde, infatti, Spinelli junior aveva spiegato che Toti “voleva i finanziamenti illeciti”. Appena letta la trascrizione, i legali dei due imprenditori, gli avvocati Vaccaro e Vernazza, avevano scritto al gip per rettificare il verbale visto che, a loro dire, Spinelli junior avrebbe detto finanziamenti “leciti”. Prima di un’eventuale correzione, tuttavia, il gip ha chiesto alla procura di esprimere un parere.

Ivana Semeraro è emersa come una figura chiave, non solo per il suo ruolo in un importante fondo infrastrutturale, ma anche per la sua posizione chiara e decisa contro finanziamenti che potrebbero essere percepiti come corrotti.

Il problema reputazionale della Liguria, nel frattempo, non è di poco conto, perché ci sono in ballo, come ha ripetuto il sindaco di Genova Bucci, ben 7 miliardi da investire, mentre c’è il problema dello stallo dei cantieri.

Ivana Semeraro, 49 anni, manager di rilievo dal 2013 presso Icon Infrastructure Llp, un fondo con sede a Londra, è al centro dell’attenzione per una vicenda che va oltre il suo curriculum impressionante. Originaria di Martina Franca (Taranto) e laureata alla Bocconi, ha avuto incarichi in Ernst & Young, Deutsche Bank, e Eea Fund Management.

In questi giorni il suo nome compare sui giornali per un motivo ben diverso: il suo netto rifiuto alla richiesta di Aldo Spinelli di finanziare il comitato di Giovanni Toti.

Nello specifico, Semeraro ha negato la richiesta di Spinelli di versare 40.000 euro al comitato di Toti, motivando la sua decisione con preoccupazioni legate alla reputazione e alla potenziale percezione di corruzione. “Abbiamo un po’ di problemi ad approvare la donazione,” ha dichiarato Semeraro durante uno scambio con l’imprenditore. Quando Spinelli ha chiesto spiegazioni, lei ha risposto: “Perché è un problema reputazionale, perché i partiti politici ovviamente fanno parte delle varie istituzioni e quindi questi pagamenti possono essere sempre un po’… visti come corruzione, altre cose”.

Il Corriere della Sera riporta che Spinelli aveva richiesto il finanziamento a Icon Infrastructure Llp, un fondo immobiliare con un patrimonio di 8 miliardi di dollari. Fino a gennaio 2023, questo fondo deteneva il 45% delle quote della Spinelli Srl, successivamente vendute ai tedeschi di Hapag-Lloyd. La Spinelli Srl controlla la maggioranza di Terminal Rinfuse Genova, una società sotto inchiesta per una concessione sospetta di 30 anni.

La decisione di Semeraro è stata catturata in un’intercettazione, diventata parte degli atti dell’indagine. Nel dialogo, quando Spinelli prova a insistere dicendo: “Lo so, ma gioia, sai cosa…”, Semeraro risponde fermamente: “Lo so che non è”. La conversazione si conclude con Spinelli che, rassegnato, risponde: “Eh, vabbè, ok, ciao, grazie, ciao”.

Sono scaduti  i termini per la presentazione dei ricorsi al Tribunale del Riesame. Finora, l’unico a fare appello è stato l’imprenditore Mauro Vianello, mentre Giovanni Toti, come annunciato dalla sua difesa, ha deciso di non presentare ricorso.

Anche Aldo Spinelli, agli arresti domiciliari come Toti, ha deciso di non fare ricorso. Toti attende di essere interrogato dai pm, ma questi ultimi hanno dichiarato che prima di ascoltarlo vogliono approfondire ulteriormente i punti dell’inchiesta. Di particolare rilevanza saranno le testimonianze previste per la settimana, tra cui quella del sindaco di Genova, Marco Bucci.

Questa settimana si riunirà la commissione ispettiva voluta dal Ministero per le Infrastrutture, che nei primi giorni della prossima settimana si recherà presso gli uffici di Palazzo San Giorgio a Genova, sede dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. L’autorità è attualmente guidata dal commissario straordinario Paolo Piacenza, ex segretario generale dell’ente, indagato per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta.

La costruzione della nuova diga foranea del porto di Genova, uno dei progetti più costosi del Pnrr, è particolarmente coinvolta nell’inchiesta.

Signorini, capo dell’autorità portuale, ha gestito direttamente le procedure per la diga, iniziata un anno fa. La nuova diga, del costo stimato di 1,3 miliardi di euro, faciliterà l’accesso delle grandi navi portacontainer. I fondi provengono dal fondo complementare del Pnrr, il fondo per le infrastrutture portuali, la Banca Europea degli Investimenti (Bei) e l’autorità portuale e le amministrazioni locali. L’appalto è stato vinto da un consorzio guidato dal gruppo Webuild, già responsabile della ricostruzione del ponte Morandi.

L’inchiesta, che include reati come abuso d’ufficio, turbativa d’asta e attentato alla sicurezza della navigazione, ha già avuto un impatto significativo. L’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, ha assicurato che i lavori proseguiranno nonostante gli arresti.

La posa del primo cassone della nuova diga di Genova è previsto per questo venerdì. È il primo gigantesco tassello di un’opera mastodontica, lunga sei chilometri e profonda fino a 50 metri sott’acqua, che permetterà al porto di Genova di accogliere le grandi navi portacontainer, lunghe oltre 400 metri e le supernavi da crociera che non possono entrare nell’attuale porto di Genova e quindi sbarcano merci e passeggeri altrove. L’opera comporterà maggiori introiti (stimati in miliardi sul lungo periodo) da traffico container, diritti e tasse portuali, con una crescita progressiva annua dei traffici commerciali tra il 22% e il 30% dal 2027 al 2030. Anche la diga foranea però è finita nel polverone sollevato dall’inchiesta sui presunti favori a Giovanni Toti. L’ex presidente della Liguria Claudio Burlando, Pd, l’ha definita «diga Spinelli», per gli interessi dell’imprenditore della logistica portuale sotto inchiesta a Genova insieme al governatore. Gli arresti hanno dato nuova linfa ai comitati che in Liguria si battono contro tutte le nuove opere, dall’Alta velocità alla diga. «No alla fabbrica dei cassoni della nuova Diga. No all’espansione del Porto a Ponente» sono gli slogan del Comitato Pegli Bene Comune che ha già manifestato più volte contro l’opera definita uno «scellerato progetto». A dare una mano al fronte del No in Regione c’è il M5s, con l’ex giornalista del Fatto Ferruccio Sansa, consigliere grillino, in prima linea. Grillini e Pd daranno battaglia per bloccare tutto. «No alla diga di Aldo Spinelli, Paolo Emilio Signorini e di Webuild. In Consiglio Regionale si vota il finanziamento di altri 57 milioni di euro pubblici al progetto. Dobbiamo dire No. Con ogni mezzo» scrive Sansa.

La linea grillina  di stoppare tutto è condivisa dal Pd che chiede di stralciare il mutuo da 57 milioni. Al voto non dovrebbero però esserci sorprese, una nota comune dei capigruppo di Fdi, Lega, Fi e lista Toti spiega che la diga, cioè la principale opera finanziata dal Pnrr, «deve rispettare tempi precisi. Perdere questo treno, lasciarla a metà, o anche solo rallentarne la costruzione sarebbe il peggior danno che si possa fare». Stesso messaggio arriva dal sindaco di Genova, Marco Bucci: «È assolutamente necessario che venga completato il finanziamento. Fermare i lavori della Diga significherebbe fermare lo sviluppo del nostro territorio e la competitività dell’Italia».  «Se qualcuno ha sbagliato, è giusto che paghi ma le inchieste non possono fermare l’Italia – dice Salvini -. Avere un porto più grande significa dare lavoro e aiutare le imprese».

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