Europee, il comizio della Lega a Milano con Salvini e Vannacci si chiude sulle note di ‘Generale’ di Francesco De Gregori

Ad attendere Matteo Salvini in Piazza Duomo a Milano, la folla di simpatizzanti, minacciata però dagli immancabili antagonisti che all’arrivo del leader del Carroccio, atteso per la chiusura della campagna elettorale della Lega per le Europee, insieme al generale Roberto Vannacci, candidato con il Carroccio nella Circoscrizione Nord Ovest, fanno notare, vistosamente, la loro presenza.

Il leader della Lega è arrivato nel “villaggio” allestito in piazza Duomo, a Milano, dov’era atteso per prendere parte alla presentazione del suo libro “Controvento, l’Italia che non si arrende”, insieme al generale Roberto Vannacci, candidato con il Carroccio alle prossime elezioni europee. L’area, allestita alle spalle della cattedrale, all’angolo con Corso Vittorio Emanuele. Negli stessi istanti, nella piazza al lato del Duomo, si sono verificati momenti di disordine tra i soliti antagonisti e attivisti dei centri sociali. Un manipolo di dissidenti – un gruppetto di circa 20 contestatori – ha urlato slogan contro il vicepremier a margine del comizio, prima di essere arginato dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa, che hanno allontanato i manifestanti senza che si creassero particolari tensioni.

Quando prende la parola Salvini, la tensione si scioglie nell’accoglienza della folla nella piazza milanese, che il leader del Carroccio collega subito idealmente a quella della capitale. «Il mio abbraccio va alla piazza di Roma, quella di Giorgia Meloni, con cui governeremo a lungo», esordisce Salvini. Che poi aggiunge: «Più proveranno a dividerci, più ci uniranno», sentenzia il vicepremier dal palco milanese: «L’Europa deve difendere i confini europei dall’immigrazione clandestina e dobbiamo difendere quelli italiani dall’invasione islamica. Non vogliamo essere una colonia cinese e neanche un califfato islamico», ribadisce Salvini durante il suo intervento dal palco della chiusura della campagna elettorale insieme al generale Roberto Vannacci in Piazza Duomo a Milano.

La gente ai piedi di palco attende con curiosità le parole del generale Vannacci, candidato nella Circoscrizione Nord Ovest, in lizza per l’agone elettorale europeo: «Ci sono tantissime ragioni per cambiare questa Europa – fa eco a Salvini il generale Vannacci prendendo la parola –. Io ve ne racconterò solo una, la decima ragione, che per me sono le mie figlie», aprendo il suo intervento a Milano sul palco della Lega,  sulla scia delle recriminazioni seguite alle sue ultime dichiarazioni e citazioni, raccogliendo gli applausi dei presenti.

Ambientalismo, diritti, libertà, sono i temi al centro del discorso del candidato della Lega alle prossime elezioni europee. «Qualche centinaio di anni fa – aggiunge poi il generale – qualcuno che si chiamava Galileo Galilei è partito da qua criticando quello che era considerato il pensiero comune. E rischiando di essere messo al rogo. Io, oggi, voglio un’Europa dove il diritto alla contestazione e alla manifestazione sia rispettoso delle regole dell’ordine pubblico. Mi fanno rabbrividire i giovani manifestanti che sputano sui poliziotti e li prendono a calci». E a quel punto il generale, dopo le polemiche sulla X Mas, dopo aver insistito con la “decima”, decide di indossare i panni del “gladiatore” invitando “plasticamente” gli elettori a votare, esortandoli al grido di: «Al vostro segnale scateneremo l’inferno».

«Da soldato io non lascio indietro nessuno, ma dico: “facciamo volare chi ha le ali, lasciamo galoppare i purosangue nelle praterie”, perché loro saranno il traino di tutti quanti». Proseguendo sulla scia della metafora bellica, il generale ricorre a immagini e similitudini di guerra; usa un linguaggio volutamente bellicoso. Punta sul concetto di sfida e di contesa. «L’Europa che vorrei – dice Vannacci – è quella dove il sogno americano diventi il sogno italiano ed europeo. Lasciamo spazio a chi ha le capacità, i meriti, a chi vuole realizzarsi».

«Io mi sono trovato a combattere per l’Italia e per gli interessi nazionali in tutti i campi di combattimento di questa Terra. Ebbene, oggi penso che sia più promettente continuare a combattere, ma cambiando campo di battaglia e sedendomi sugli scranni di Bruxelles. E se ogni attività propositiva dovesse fallire, allora comincerò con la mia specialità: il sabotaggio. Il sabotaggio di qualsiasi iniziativa che dovesse cercare di distruggere le nostre tradizioni. La nostra identità. Le nostre radici. Il nostro suolo e il nostro sangue».

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