MACRO 19 e 20 giugno 2024
BUFFALO
La quinta edizione della rassegna del Teatro di Roma dedicata alla coreografia contemporanea torna negli spazi del Museo d’Arte Contemporanea di Roma con
Habillé d’eau/Silvia Rampelli, Aurora Bauzà e Pere Jou, Barokthegreat, Sorelle di damiano, Vincent Giampino,
Tumbleweed, Simone L. Benini, Masque teatro, Roberta Mosca e Canedicoda, Antonio Tagliarini
Torna Buffalo, la rassegna di danza contemporanea frutto di una corealizzazione tra Teatro di Roma e Azienda Speciale Palaexpo che attraverserà per due giorni, il 19 e 20 giugno, gli spazi del MACRO – Museo di Roma d’Arte Contemporanea di Roma. Sarà occasione di nuove scoperte e si potranno vedere al lavoro compagnie innovative in un luogo speciale come il Museo disegnato dalla grande architetta francese Odile Decq grazie alla partecipazione di alcuni tra i protagonisti più interessanti della scena sperimentale delle arti dal vivo, il cui lavoro si confronterà con gli spazi museali, attraversando i confini tra diversi linguaggi artistici. Undici spettacoli di cui tre titoli internazionali, due della compagnia belga Tumbleweed, in prima italiana, e IAM (T)Here degli spagnoli Aurora Bauzà e Pere Jou, in collaborazione con Alessandro Sciarroni.
Ecco come racconta la rassegna Michele Di Stefano che ha curato anche quest’anno le scelte: “La natura essenziale del contemporaneo è l’invenzione ma anche l’adattamento, perché oggi più che mai ci si occupa di persistenza ed entropia, organicità e dissesto, scioglimento e fondazione; si sceglie, cioè, di mutuare le idee per una politica culturale dall’ecologia e dal desiderio di trovare respiro per un mondo sofferente e guerrafondaio. I nuovi incantamenti della scena allora non possono che essere generati da un disincanto: per la merce, per la domesticazione, per l’equivalenza tra arte ed impresa, come se il corpo non fosse capace di per sé di identificare gli ambienti necessari alla sua sopravvivenza e avesse sempre bisogno di contesti rigidamente perimetrati da rendicontazioni certe. Siamo un po’ diffidenti sull’affidare sempre alle riserve e ai parchi nazionali il ruolo di contraltare della messa a regime dell’arte. Così Buffalo in questa ultima edizione si “luposolitarizza” e segue una pista difficile da individuare. A me sembra che ci sia nell’aria un desiderio di rewilding, per dirla anche col lessico corrente, una voglia di vagabondaggio non turistico, ma proprio selvatico. Far perdere le proprie tracce diventa il contrario di favorire la scomparsa. Buona esplorazione”.
L’articolato programma di Buffalo, fedele alla sua vocazione museale, disloca la scena della coreografia contemporanea nei diversi spazi del MACRO – dal foyer all’auditorium al tetto dello stesso auditorium alla galleria vetrata – per una due giorni incentrati sulla reciprocità tra performer e spettatore e l’ibridazione dei linguaggi.
Si parte mercoledì 19 giugno con doppio ingresso orario (ore 19 e ore 19 30, due turni equivalenti con slittamento della prima performance che nel secondo orario replica alla fine): Silvia Rampelli/Habillé d’eau propone un’indagine sulla dimensione percettiva in rapporto al reale con M O N O, un’inedita azione site specific per Buffalo 2024 (ore 19 e 22:30); gli spagnoli Aurora Bauzà e Pere Jou, con la collaborazione alla coreografia e drammaturgia di Alessandro Sciarroni, esplorano la relazione tra corpo e voce con I AM (T)HERE (ore 19.30), alla ricerca di un corpo liberato dalla voce in grado di generare due discorsi simultanei – vocale e corporeo; il duo Barokthegreat, formato da Sonia Brunelli e Leila Gharib, porta in scena L’ATTACCO DEL CLONE (ore 20), una performance sullo sdoppiamento-incontro tra una figura cinematografica e una figura reale attraverso fisicità e sonorità ipnotiche, a cui fa seguito l’audio-video costruito con mezzi analogici, Pianeta Mezzasfera, per sperimentare la tecnica ottocentesca pepper’s ghost che ha permesso di far apparire immagini in un solido trasparente; si prosegue con il collettivo Sorelle di damiano in VARIAZIONE No. 1 (ore 20.30), un’esplorazione della relazione liminare tra corpo e suono, nella quale la partitura sonora di un sintetizzatore incontra una danza decisa e dinamica che pone l’interrogativo se la performance si esaurisca nello sguardo dell’osservatore oppure sia viva realtà; il coreografia Vincent Giampino con fucking pure – primo studio (ore 21.30) espone la ricerca sul corpo nella sua complessa mescolanza ancor più che nella sua essenza; chiude il programma della giornata il debutto in prima nazionale di Angela Rabaglio e Micaël Florentz con il duetto THE GYRE (in situ) (ore 22), primo dei due lavori presentati a Buffalo, che si esplicita in una camminata orbitante attorno a un punto, in cui i due corpi degli interpreti si fondono in un unico corpo.
La programmazione di giovedì 20 giugno si apre con la coreografia di Simone Lorenzo Benini, (e poi entrarono i cinghiali) (ore 19), un’esplosione sonora che affiora dalle profondità del corpo e si tramuta in uno strumento di ricerca sulla libertà e di una vita autentica affrancata dai condizionamenti esterni; l’ipnotico assolo di Eleonora Sedioli, VOODOO (ore 19.30), con l’ideazione di Lorenzo Bazzocchi, descrive lo stato di grazia che l’attore vive nell’affrontare la lotta con “l’inconosciuto”, trascinando il pubblico in una lucida trance alla scoperta dell’essenza dell’essere; Roberta Mosca e Canedicoda con INCERTEZZA DI FASE (ore 20.00) transitano attraverso forme di perturbazione per scoprire l’incertezza come sistema relazionale, affinando la capacità di ascolto per accogliere rumori e inattesi significati; Antonio Tagliarini con EMERSIONE N.2 – UN’ANDATURA UN PO’ STORTA ED ESUBERANTE (ore 21.00), presenta una nuova tappa del suo percorso di ricerca in cui invita Gaia Ginevra Giorgi a dialogare insieme sulla scena attraverso un’azione sonoro-performativa che innesca un cortocircuito sulla realtà, l’imprevedibile, l’umano; chiude la programmazione il debutto in prima nazionale della seconda creazione firmata da Angela Rabaglio e Micaël Florentz, A VERY EYE (in situ) (ore 21.30), una complessa partitura di movimenti intrecciati e tracciati dal pubblico e dai danzatori che, per l’intera durata della performance, condividono lo spazio e la distanza dove si incontrano, vagano e fondono le traiettorie.