Adriana Poli Bortone torna sindaco di Lecce. A quasi 81 anni, la storica esponente della destra (Movimento Sociale Italiano prima, Alleanza Nazionale poi) ha strappato al ballottaggio la poltrona al primo cittadino uscente Carlo Salvemini (centrosinistra) per un pungo di voti (50,69% contro 49,31%). A chi le chiede come abbia appreso della vittoria, risponde: “Ho giocato a burraco con le mie amiche, ho chiuso le porte fino a quando mi hanno telefonato e mi hanno detto che potevo scendere”.
Poli Bortone, grinta da vendere, è una politica di lungo corso, fin dalle file del Movimento sociale italiano. L’ex ministra era apparsa in grande forma dal palco di piazza del Popolo a Roma, accanto alla premier Meloni, durante la chiusura della campagna elettorale per le europee. “Cacceremo i leninisti dalle nostre città”, aveva promesso. “Voglio cacciare i leninisti dalle nostre città, da Lecce, dalla Puglia, dall’Italia e dall’Europa”.
In pista dal 1967 come consigliera comunale missina a Lecce, Adriana Poli Bortone ha vissuto le alterne vicende della destra italiana del dopoguerra. Dal ghetto alla vittoria entusiasmante da missina del 1994, dai momenti più dolorosi e laceranti alle ripartenze. A marzo ha accettato di scendere nuovamente in campo per la sua Lecce. “Oggi Lecce non mi piace, è morta, triste e sciatta. Quando l’ho lasciata nel 2007 era piena di gente, non solo di turisti mordi e fuggi”, ha detto. E poi c’è una ragione di sapore familiare. “La mia nipote più piccola, che ha 14 anni, da quando aveva 4 anni mi dice: Nonna, perché sono nata dopo che hai fatto il sindaco? Devi farlo un’altra volta”. E così ha accettato la proposta di FdI per quella che chiama “l’ultima corsa, la definitiva”. Oggi sua nipote può essere soddisfatta.
L’ex ministra del primo governo Berlusconi, politica di razza, una vita a destra, ha già guidato il capoluogo salentino per due mandati, dal 1998 al 2007: la prima nel 1998, quando – ironia della sorte – batté Stefano Salvemini, padre dell’attuale candidato. Prima una lunga carriera da deputata (a partire dal 1983) e la nomina a ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali del primo governo Berlusconi (1994-1995). Diventa anche europarlamentare, prima di tornare a vestire la fascia tricolore nel 2002. Finito il mandato da sindaco, nel 2008, viene eletta senatrice. Un anno dopo fonda il movimento autonomista ‘Io Sud’, ispirato “alla mia terra, al Meridione, che da sempre ho a cuore”.
Due volte candidata alla guida della Regione Puglia (nel 2010 e nel 2015), in questi ultimi anni ha continuato a fare politica più dietro le quinte. Alle elezioni politiche del 2023 si avvicina a Sud chiama Nord di Cateno De Luca, dichiarandosi disponibile ad aderire alla confederazione di partiti meridionalisti proposta e partecipando all’assemblea costituente del partito tenutasi a Roma.
Infine a febbraio scorso la nuova discesa in campo per la corsa alla poltrona di sindaco della sua città con una campagna elettorale molto pop. Un suo ‘manifesto’ elettorale è apparso persino nei maxi schermi di Times Square, nel cuore di New York, con tanto di scritta “Ciao ciao from Lecce”.
Incontenibile la gioia fuori dalla sede del comitato elettorale della storica candidata del centrodestra che è riuscita nella missione di battere il sindaco uscente del Pd. Per il quale fino all’ultimo si era speso il governatore della Puglia Emiliano. In tanti festeggiano on the road al grido di “Adriana, Adriana” la vittoria dopo un ballottaggio sofferto, sempre testa a testa, che si è deciso per poche centinaia di voti. La abbracciano, la circondano, qualcuno piange e lei fa fatica ad avanzare per rilasciare le prime dichiarazioni in piazza Sant’Oronzo. “Tanto affetto, tanto amore. Mai vista una campagna elettorale così”, dice il neosindaco al suo terzo mandato.
Lecce torna a destra. “Per me era già importante il fatto di essere stata insieme a tutti voi. Abbiamo fatto un grande lavoro di squadra e di cesello politico. In fondo – dice Poli Bortone – io rappresentavo uno degli elementi che aveva diviso il centrodestra e quindi simbolicamente era giusto che lo riunissi. Non potevo ricevere regalo più grande”. Fare la giunta non sarà difficile. “Lo abbiamo visto con le liste, abbiamo tante esperienze che vengono dal passato ma anche tante donne e giovani”. Tra i primi a chiamarla il ministro Giuseppe Valditara. “Credo anche la premier Meloni, devo ancora controllare…”.
”Lasciamo una buona eredità alla nostra città. Sarà il tempo a essere giudice”, ha detto Salvemini ai cronisti dopo la sconfitta al ballottaggio che non ha preso benissimo. “Sono consapevole di aver speso tutto in questi anni per la mia città che sono onorato di aver servito. La stessa città che ha voluto me sindaco, oggi fa una scelta diversa e doverosamente la rispetto. Seppur per poche centinaia di voti le urne non mentono”.