L’estrema destra, guidata da Jordan Bardella, è in netto vantaggio al primo turno delle storiche elezioni legislative francesi e potrebbe andare al potere per la prima volta nella Quinta Repubblica.
Secondo i dati definitivi annunciati dal ministero dell’Interno francese, il Rassemblement national (Rn) di Marin Le Pen e Jordan Bardella, alleato con i Repubblicani di Eric Ciotti, ha vinto il primo turno con il 33,15% dei voti espressi, ovvero più di 10 milioni di preferenze. Il Nuovo fronte popolare, unione della sinistra, ha ottenuto il 27,99% dei voti, pari a quasi 9 milioni di preferenze. La maggioranza presidenziale, Ensemble e il suo alleato Horizons, hanno raccolto solo il 20,76% dei voti, con quasi 7 milioni di preferenze. L’affluenza al voto è stata del 66,7%. Il secondo turno delle elezioni avrà luogo il prossimo 7 luglio.
Se l’indubbio vantaggio numerico ottenuto dal Rn al primo turno si tradurrà in una maggioranza di seggi all’Assemblea nazionale dopo il secondo è da vedere. Ai ballottaggi del 7 luglio, Sinistra e Centro ritireranno i candidati in terza posizione per impedire all’estrema destra di avere la maggioranza assoluta.
Al momento solo 37 seggi sono già stati conquistati dall’estrema destra, circa il 6,5% dell’emiciclo: tutti gli altri dovranno essere conquistati nei ballottaggi. Lì la strada verso il premierato di Bardella si fa più ardua: sia i partiti del Nouveau Front Populaire che gli esponenti del partito di Macron hanno dichiarato, come detto, che ritireranno i propri candidati ammessi al ballottaggio in terza posizione, per far convergere i voti su un unico oppositore dei candidati di estrema destra.
“Di fronte al Rassemblement National, è giunto il momento di una manifestazione ampia, chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno” ha detto Emmanuel Macron dopo aver riunito i leader dei partiti di centro-destra con cui ha governato dal 2017. Il primo ministro Gabriel Attal e i suoi ministri si riuniranno quindi attorno a Macron per studiare le strategie da mettere in campo per fronteggiare l’estrema destra in vista del ballottaggio di domenica.
Per la prima volta cade la pregiudiziale macronista verso la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Cortesia parzialmente ricambiata dal leader di LFI che ha accettato, come tutti gli altri partiti della coalizione di sinistra, di desistere anche a favore dei candidati centristi, ma si è immediatamente rallegrato che il voto abbia “spazzato via il macronismo”.
“Non un voto deve andare al Rassemblement National”: lo ha detto il premier francese, Gabriel Attal, chiedendo ai candidati centristi arrivati in terza posizione nelle ‘triangolari’ di domenica prossima di ritirarsi dalla corsa elettorale. Per il capo del governo, oggi bisogna “impedire” che il Rn ottenga la “maggioranza assoluta” nei ballottaggi di domenica. Stessa linea assunta poi da Raphael Glucksmann, il leader di Place Publique tra i principali esponenti del ‘Nuovo Fronte Popolare’.
Non tutti i capi della maggioranza sono stati altrettanto chiari nel decidere, quando del caso, di sostenere i candidati della France Insoumise, come nel caso dell’ex premier Edouard Philippe. Nel caso del partito Les Républicains, neo gollisti di destra ma antifascisti, non è arrivata alcuna indicazione di voto, con l’equiparazione esplicita tra il Rassemblement National di Le Pen e la France Insoumise di Melenchon.
Il “blocco macronista” è “praticamente spazzato via” dopo il primo turno, ha dichiarato Marine Le Pen, annunciando la sua rielezione al primo turno nella circoscrizione del Pas-de-Calais (nord). “Quello di questa sera è un risultato storico – ha continuato Le Pen – Non era mai successo che decine di candidati del Rassemblement National venissero eletti già dal primo turno delle elezioni politiche. Credo anche che sia una grande speranza per milioni di francesi”.
Con il miglior risultato al primo turno della sua storia, migliorando il risultato già record delle elezioni europee, il RN vede la prospettiva senza precedenti di ottenere la maggioranza relativa il 7 luglio. Sarebbe la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale per un governo di estrema destra alla guida della Francia. Si tratterebbe anche di una coabitazione senza precedenti tra Emmanuel Macron, presidente europeista, e un governo sovranista, che potrebbe provocare scintille sulle prerogative dei due capi dell’esecutivo, soprattutto in termini di diplomazia e difesa.
In serata, dopo i primi risultati, si sono registrati anche momenti di tensione in Place de la République, a Parigi: convocata spontaneamente, una manifestazione contro il “fascismo” ha radunato migliaia di manifestanti.
Si è tenuto un corteo antifascista anche a Nantes: dopo lo shock elettorale, il corteo è passato pacificamente davanti alla Prefettura. Gli attivisti cantavano “tutti odiano la polizia” prima di dirigersi verso il centro della città, in Place Royale. “Quello che non lo otterremo attraverso le urne, lo otterremo per le strade” avvertiva un altro striscione.
La realtà da considerare è da tenere politicamente presente è quello che ha causato in Europa la vittoria di Le Pen.
Intanto è al lavoro il premier ungherese Viktor Orbàn per creare un nuovo gruppo di destra che, oltre alla delegazione di Fidesz (dieci seggi), sarebbe costituito dai cechi di Ano dell’ex premier Andrej Babis (sette seggi), dagli slovacchi di Smer (cinque seggi) del premier slovacco Robert Fico e da altre forze minori come Reconquete in Francia e i tre spagnoli di Salf per raggiungere i 23 eurodeputati di 7 diversi paesi necessari.
Matteo Salvini, leader della Lega, ha recentemente aderito al nuovo euro-gruppo promosso da Viktor Orban, primo ministro ungherese. Questa mossa rappresenta una chiara presa di distanza da Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che è vista come sempre più vicina al mainstream europeista, una posizione che Salvini non condivide.
Salvini si ritiene di essere nel posto giusto della storia, schierandosi senza riserve – e senza le cautele di Giorgia – dalla parte di Marine Le Pen e Donald Trump. La mossa di Orban ha riaperto il gioco politico a destra, con l’arrivo dei “Patrioti”.
Il premier polacco Donald Tusk ha espresso preoccupazione per l’ascesa del Rassemblement national in Francia e il rischio di ingerenza russa su Bruxelles. Ha sottolineato che queste forze stanno unendo le loro forze all’interno del Parlamento europeo.
Il panorama politico europeo sta subendo importanti cambiamenti. I portoghesi di Chega si sono uniti a Orban, ma le elezioni francesi hanno congelato le manovre. Nel frattempo, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sta accelerando le trattative e ha incontrato i Verdi, che hanno lanciato un avvertimento: o noi o Meloni.
L’Ungheria ha recentemente assunto la presidenza di turno dell’Unione europea, che per sei mesi le permetterà di dirigere i lavori all’interno del Consiglio Ue. Nel frattempo, Viktor Orban ha fondato un nuovo gruppo di destra all’interno del Parlamento Ue, quello dei “Patrioti per l’Europa”.
La sensazione è che sia solo una questione di ore prima che il leader della Lega, Matteo Salvini, ufficializzi il passaggio del Carroccio al nuovo gruppo dei patrioti europei, annunciato dal leader ungherese Victor Orban, da quello ceco Andrej Babis e dall’austriaco Herbert Kickl, il cui obiettivo dichiarato è quello di diventare il terzo partito in Europa superando i conservatori di Ecr e Giorgia Meloni.
Probabilmente in casa Lega si attende che anche Marine Le Pen rompa gli indugi e decida di aderire al gruppo dei Patrioti Europei. La notizia della nascita del nuovo gruppo era stata accolta con dichiarazioni entusiaste da parte del vicepremier italiano Matteo Salvini che è ritornato sulla vicenda sottolineando come quella proposta da Orban in Europa sia la ‘strada giusta’.
La creazione di un blocco patriottico al Parlamento Europeo era nell’aria da tempo e che Salvini fosse in contatto con il leader ungherese Victor Orban non era un segreto per nessuno. Così, il leader della Lega, non ha atteso neanche che l’inchiostro si asciugasse sulle dichiarazioni ufficiali dei tre leader europei fondatori del nuovo gruppo per manifestare loro il suo appoggio al progetto.
“Quello proposto da Orban di un ‘gruppo dei patrioti’ in Europa mi sembra la strada giusta. Unire chi mette al centro lavoro, famiglia, sicurezza, futuro dei giovani e non finanza, burocrazia e austerità è quello che la Lega auspica da tempo”.
Sono state queste le parole di Matteo Salvini alla trasmissione ‘Italia in diretta’ su Radio1 Rai, dove il leader leghista ha poi aggiunto: “Stiamo valutando i documenti ma penso che possa essere la strada giusta quella di fare un grande gruppo che ambisca a essere il terzo al Parlamento europeo e che porti avanti quello che i cittadini ci chiedono, per esempio su un ambientalismo intelligente e non ideologico”.
Intanto il nuovo soggetto politico nasce sotto i migliori auspici. La nascita del nuovo gruppo di ultradestra, infatti, sembra destinato a raccogliere in breve tempo tutti partiti e i deputati nazionalisti che non si riconoscono nelle politiche comunitarie e che sono alla ricerca di una nuova casa e potrebbero trovarla nella casa dei Patrioti.
Il partito portoghese Chega ha, infatti, ufficializzato la sua adesione al gruppo. A renderlo noto il portavoce del premier ungherese Viktor Orban.
Attualmente il gruppo può già contare su 25 deputati, il numero sufficiente per poter costituire un nuovo gruppo all’Europarlamento, ma è anche necessario che i deputati appartengano almeno a 7 paesi diversi e al momento i paesi rappresentati sono solo quattro: Ungheria, Austria, Portogallo e Repubblica Ceca.
Con l’adesione della Lega di Matteo Salvini e di Rassemblement National di Marine Le Pen, sarebbero rappresentate anche Italia e Francia. Il settimo paese potrebbe essere la Polonia di Morawiecki, se il Pis decidesse di lasciare e Ecr. Indiscrezioni danno molto vicine anche alcuni partiti dell’estrema destra estone e greca.