Il ‘panico Marine’ ha frantumato ogni residuo di dignità politica, dove ogni briciola di credibilità delle sinistre si è dispersa nell’aria. Parliamo di Parigi e Roma, dove la sinistra francese per impedire in tutti i modi la vittoria del Rassemblement national ha importato il peggio del sistema italiano, ancor di più della formula dei governi tecnici. E per non essere da meno, la sinistra italiana – alla ricerca di uno straccio di quadra per il campo largo – ricambia volentieri nei confronti dei cugini aggrappandosi al peggior istinto del secondo turno francese: l’ammucchiata ‘repubblicana’, il tutti dentro senza pudore. Il tutto, è chiaro, per fermare l’avanzata della destra, per la volontà politica espressione del voto dei cittadini.
Non è da meno la sinistra nostrana: massima esperta mondiale, da parte sua, di governi non espressione del mandato popolare. Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Giuseppe Conte, Riccardo Magi non hanno perso tempo: per sentirsi un po’ francesi pure loro hanno subito battezzato sul palco dell’Anpi l’ammucchiatina larga. A cui iniziano a strizzare l’occhio pure i duellanti ‘suonati’ del fu terzo polo: Carlo Calenda e Matteo Renzi. Un’intesa, si capisce perfettamente, senza nemmeno più la parvenza di un perimetro programmatico che non sia appunto, come in Francia, l’ossessione di sbarrare la strada alla destra.
Melénchon e Macron in Francia, Pd, sinistra radicale e neocentristi in Italia, che si ritrovano in realtà come due facce della stessa medaglia. Le divisioni su Ucraina, Israele, tasse, immigrazione ed altro vengono rimosse come se nulla fosse. La maschera ‘antifascista’ cela la realtà: la difesa dello status quo.
La foto extra-large scattata davanti alla Cassazione a Roma è imbarazzante. La sinistra ha radunato tutto e il contrario di tutto per dare voce alla protesta contro tre misure che sono stati i governi stessi di centrosinistra a volere.
L’Autonomia anzitutto: è stato il Pd a volerla ma ora si straccia le vesti contro il governo e parla di misura ‘spacca Italia’. Poi il lavoro, Schlein tuona contro il Job Act, voluto dal governo Renzi. Poi il premierato, contro il quale i dem agitano le piazze e le aule parlamentari. Dimenticando anche in questo caso il loro stesso passato, i tempi andati della commissione Bicamerale, quando Massimo D’Alerma era a favore. Cesare Salvi all’epoca ministro, senatore, dirigente del Pds e poi dei Ds è l’autore della ‘bozza Salvi’: quella, appunto, che nella Bicamerale 1997-1998 propose l’introduzione in Italia del premierato
Da un’opposizione ci si aspetta che vengano messi in luce i punti critici delle riforma o quantomeno un esercizio critico sul proprio passato politico. Loro chiedono l’abolizione della legge e basta.
L’ammucchiata politica chiama a raccolta tutti: dall’Anpi alla Cgil fino a Maria Elena Boschi, Landini, i Dioscuri di Avs, Bonelli e Fratoianni, Antonio Russo, presidente delle Acli; Giuseppe Conte e sindacalisti vari, Schlein e Rosy Bindi. E’ questo il campo largo italiano? Calderoli è ironico e tranciante e li battezza ‘I nuovi mostri’, degni, non a caso, di Striscia la notizia…