Il Piano Mattei in Africa punta su formazione e tutele sociali

Le premesse al Piano Mattei cominciano a prendere corpo concretizzandosi nelle prime azioni che il governo italiano sta mettendo sul campo direttamente in Africa e che saranno di freno immediato all’immigrazione clandestina.

Il fulcro di un primo grande progetto si chiama Relint 2024 e riguarda un piano di investimento triennale che si basa su una serie di misure innovative in merito alla cooperazione e che impegneranno 40 milioni di euro. L’impegno finanziario riguarderà istruzione, formazione e tutele sociali direttamente nei Paesi di origine e di transito degli immigrati. Un passo considerevole verso lo «sviluppo socio-economico e la creazione di opportunità di lavoro; la promozione del trasferimento di competenze e capacità professionali e finanziarie che migliorino le condizioni del mercato del lavoro e accrescano le opportunità di impiego soprattutto per i giovani; il miglioramento dei servizi di protezione dell’infanzia; il sostegno al rafforzamento dei sistemi di stato civile e anagrafe; la protezione dei rifugiati e dei vulnerabili», così come è riportato nell’intento delle proposte progettuali. Concetti che cambiano di fondo il paradigma di quelle che, fino a oggi, potevano rappresentare le chiavi dell’immigrazione economica senza futuro: dal mancato controllo dei flussi alla speculazione sulle politiche della falsa accoglienza cui si è assistito negli ultimi anni e di cui si attendono condanne e risarcimenti di risorse intascate indebitamente. Le ricadute del piano Mattei investiranno aree geografiche estese (Burkina Faso, al Camerun, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Guinea, Mali, Niger, Nigeria, Tunisia) con pianificazioni specifiche sulla gestione della migrazione mista per sviluppare e far crescere economicamente i paesi di prima accoglienza direttamente in Africa, con un’evidente diminuzione delle partenze. E naturalmente con l’obiettivo di mettere il punto ai viaggi della disperazione su carrette del mare stracolme.

 

Le premesse al Piano Mattei cominciano a prendere corpo concretizzandosi nelle prime azioni che il governo italiano sta mettendo sul campo direttamente in Africa e che saranno di freno immediato all’immigrazione clandestina.

 

Il fulcro di un primo grande progetto si chiama Relint 2024 e riguarda un piano di investimento triennale che si basa su una serie di misure innovative in merito alla cooperazione e che impegneranno 40 milioni di euro. L’impegno finanziario riguarderà istruzione, formazione e tutele sociali direttamente nei Paesi di origine e di transito degli immigrati. Un passo considerevole verso lo «sviluppo socio-economico e la creazione di opportunità di lavoro; la promozione del trasferimento di competenze e capacità professionali e finanziarie che migliorino le condizioni del mercato del lavoro e accrescano le opportunità di impiego soprattutto per i giovani; il miglioramento dei servizi di protezione dell’infanzia; il sostegno al rafforzamento dei sistemi di stato civile e anagrafe; la protezione dei rifugiati e dei vulnerabili», così come è riportato nell’intento delle proposte progettuali. Concetti che cambiano di fondo il paradigma di quelle che, fino a oggi, potevano rappresentare le chiavi dell’immigrazione economica senza futuro: dal mancato controllo dei flussi alla speculazione sulle politiche della falsa accoglienza cui si è assistito negli ultimi anni e di cui si attendono condanne e risarcimenti di risorse intascate indebitamente. Le ricadute del piano Mattei investiranno aree geografiche estese (Burkina Faso, al Camerun, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Guinea, Mali, Niger, Nigeria, Tunisia) con pianificazioni specifiche sulla gestione della migrazione mista per sviluppare e far crescere economicamente i paesi di prima accoglienza direttamente in Africa, con un’evidente diminuzione delle partenze. E naturalmente con l’obiettivo di mettere il punto ai viaggi della disperazione su carrette del mare stracolme.

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