Report Ue su stato di diritto e governo italiano

“Il rapporto Ue sullo Stato di diritto contiene ampi riconoscimenti per l’Italia e critiche certamente legittime ma che vanno lette ed interpretate per quelle che sono, ovvero come opinioni di parte”, sottolineano fonti di Palazzo Chigi. “Si tratta – viene spiegato – di un esercizio periodico che viene condotto ogni anno e che non riguarda solo l’Italia ma tutti e ventisette gli Stati membri, per ciascuno dei quali viene redatto uno specifico ‘capitolo-Paese’. Si tratta di un’attività che la Commissione europea svolge in costante dialogo con i Governi degli Stati membri. Il Governo italiano sostiene ed incoraggia questo esercizio annuale che costituisce un utile strumento per monitorare il rispetto dei principi dello stato di diritto all’interno dell’Unione europea. Come negli anni precedenti, anche per il 2024 il Governo italiano ha attivamente collaborato alla stesura del rapporto ed ha più volte interloquito con la Commissione affinché il documento fosse il più completo ed accurato possibile”. Per quanto riguarda l’Italia in particolare, il rapporto contiene “ampi riconoscimenti sull’efficacia del nostro sistema giudiziario, sui progressi ottenuti in termini di lotta alla corruzione e sul rispetto del pluralismo e della libertà dei mezzi d’informazione”, dice ancora il governo.

Rapporto Ue, critiche note o di parte dice il governo

In merito agli “accenti critici contenuti nel documento”, precisano fonti governative, “per molti di essi si tratta di osservazioni già note poiché contenute nei rapporti degli anni precedenti. A questo proposito si ricorda che cinque delle sei raccomandazioni contenute nel Rapporto 2024 sono esattamente identiche a quelle contenute nei Rapporti 2022 e 2023″. Per “molti altri si tratta di commenti non attribuibili direttamente alla Commissione europea ma bensì a soggetti terzi (enti istituzionali non governativi, associazioni di categoria, ONG, ecc), alcuni dei quali apertamente polemici nei confronti del Governo, che la Commissione ha inteso consultare nella fase di redazione del rapporto e la cui opinione è stata poi riportata all’interno del documento (peraltro citando correttamente la fonte)”.

”Si tratta di critiche -spiegano fonti governo- certamente legittime ma che vanno lette ed interpretate per quelle che sono, ovvero come opinioni di parte. Per quanto riguarda infine la questione del presunto slittamento della data di pubblicazione del Rapporto si rammenta che i tempi della sua pubblicazione non dipendono in alcun modo dalla volontà degli Stati membri (né tantomeno da quella del Governo italiano) ma esclusivamente da una decisione della Commissione europea la quale tra l’altro anche oggi, per bocca della Vice Presidente Jourova, ne ha pubblicamente spiegato le ragioni”.

La reazione dei parlamentari di FdI in Europa

“Il rapporto della Commissione europea sullo stato di diritto è stato ancora una volta l’occasione per una patetica strumentalizzazione da parte delle sinistre. Con buona pace di chi da mesi lancia infondati ‘allarmi democratici’, il rapporto da un lato evidenzia alcuni importanti passi avanti e dall’altro ribadisce alcune criticità ben note, già espresse anche in passato e ben prima del governo Meloni, in gran parte ereditate dai fallimentari governi a guida Pd e M5S”, dichiarano in una nota il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI, componente della commissione Libertà civili, Paolo Inselvini. “Le presunte ‘bocciature’ dell’ambizioso piano di riforme istituzionali del centrodestra non sono altro che le voci di soggetti politici e associativi di sinistra, che alimentano campagne che trovano eco nella stampa di sinistra e nei report di associazioni in buona parte di sinistra, che a loro volta contribuiscono alla stesura del rapporto della Commissione. Non esiste quindi nessun allarme, come confermato anche dalle parole del Commissario Didier Reynders, se non quello verso una sinistra anti-italiana che pur di attaccare il governo Meloni non perde occasione di gettare discredito contro la nostra nazione.

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