Italian Justice Minister Carlo Nordio during a question time at the Senate, Rome 1 December 2022. ANSA/FABIO FRUSTACI

Nordio: ‘Le dimissioni di Toti una sconfitta per la democrazia’

Per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, un eletto non deve dimettersi se è indagato: “In caso contrario, devolveremmo alla magistratura il potere di condizionare la politica, cosa che purtroppo è accaduta con tangentopoli, e anche dopo. Naturalmente posso comprendere che lo stress cui è sottoposto un indagato possa condurlo a scelte diverse. Ma questa è una sconfitta della democrazia, fondata sulla separazione dei poteri”, afferma in un’intervista al Messaggero con riferimento al caso del governatore ligure Giovanni Toti.

Nordio commenta: “Sono perplesso quando una misura cautelare viene applicata dopo vari anni di indagine e soprattutto quando è ‘à petits paquets’, cioè con provvedimenti successivi a breve distanza l’uno dall’altro“.

Giovanni Toti ha rassegnato le dimissioni da presidente della Regione Liguria, come commenta il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Ricordiamo che   il governatore ligure, ai domiciliari dal 7 maggio scorso e colpito da due ordinanze di custodia cautelare con l’accusa di corruzione, ha spiegato i motivi della sua scelta e annunciato l’intenzione di riportare la Regione al voto entro tre mesi. La sinistra, dopo essere scesa in piazza nei giorni scorsi sciacallando sull’inchiesta che coinvolge il governatore, ha esultato alla notizia mentre il centrodestra ha stigmatizzato le pressioni che hanno portato alla decisione di Toti di lasciare.

Nella missiva indirizzata al suo legale, Stefano Savi, Toti afferma che, “è necessario che i cittadini tornino ad esprimersi per ridare alla politica, più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabile per affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica”, elenca i grandi successi registrati dalla sua esperienza, dalla ricostruzione del Ponte Morandi al Covid, ed esorta il centrodestra, “a non tradire il consenso raccolto, valorizzando la classe dirigente cresciuta sul territorio“, mentre spetterà, “ai tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta”.

La partita politica  sul dopo Toti si apre con tempi strettissimi, tre mesi alle elezioni anticipate in autunno, che impongono al centrodestra una corsa contro il tempo per trovare un candidato competitivo capace di non disperdere i risultati di nove anni a guida Giovanni Toti e, soprattutto il suo bacino elettorale, che per la seconda volta lo aveva designato presidente con oltre il 56 per cento dei voti.

Davanti a una campagna elettorale difficile e velenosa, con gli strascichi dell’inchiesta giudiziaria, l’unico nome di peso tirato in ballo nelle ultime settimane, quello del genovese Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, che si è chiamato fuori: «Non mi candido. E non cambierò idea al riguardo – ha detto  al Corriere – Se il centrodestra ligure non ha nessuno oltre a me, significa che c’è un problema grosso».

La scommessa del centrodestra si incrocia con quelle di Emilia Romagna e Umbria, dove il centrosinistra è avanti, è trovare in poco tempo un profilo in un orizzonte che per ora è deserto. Fratelli d’Italia ne avrebbe sondati alcuni ma per ora senza successo. L’idea  è comunque convergere su «un civico che abbia esperienza politica».

La fila per candidarsi alla guida di una Regione con una Procura che fa paura e che appare politicizzata è deserta. Lo stesso Rixi due anni fa è stato assolto definitivamente dal processo sulle «spese pazze» in consiglio regionale, una delle tante aperte in tutta Italia. In Liguria sono stati tutti assolti in quel procedimento, ma a Rixi hanno fatto male i metodi dei pm di Genova che in conferenza stampa lo avevano additato già come colpevole: «Fui dipinto come chissà quale furbo e fu richiesta una condanna che sarebbe stata pesante e sproporzionata anche se avessi commesso il reato da poche migliaia di euro per il quale ero stato imputato: tre anni e mezzo e interdizione perpetua dai pubblici uffici, mi era sembrata un modo per impedirmi di compiere la mia attività politica – ricordava Rixi in un’intervista al Corriere – E in parte lo è stato. Oltre alle dimissioni da vice ministro, la condanna mi impedì di assumere incarichi nella giunta regionale ligure».

Si attende a questo punto che Toti torni in libertà per capire quale sarà il suo ruolo in questa partita elettorale e soprattutto il peso che potrà avere la sua lista Toti: «Nella prossima tornata elettorale il centrodestra non potrà non considerare come un alleato fondamentale e un interlocutore indispensabile la nostra lista civica», spiega l’assessore regionale Giacomo Giampedrone, fedelissimo dell’ex governatore.

L’avvocato di Toti, Stefano Savi, ha depositato l’istanza di revoca dei domiciliari, alla luce delle dimissioni, ma potrebbe volerci qualche giorno per la decisione del gip. Per il leader di Forza Italia Antonio Tajani «mettere Toti nella condizione di scegliere tra le dimissioni e l’uscita dagli arresti domiciliari rappresenta un tentativo di condizionare il voto dei liguri». Quanto al voto, «dobbiamo trovare un candidato vincente. A me non dispiacerebbe un civico ma non ho certo pregiudizi nei confronti di candidati politici».

Per il centrosinistra, che in Liguria non è presente da dieci anni, le urne saranno invece il test di quel campo larghissimo annunciato dal palco di Genova dalla segretaria del Pd Elly Schlein, dal leader del M5s Giuseppe Conte, da quelli di Alleanza Verdi e Sinistra Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, accorsi a chiedere le dimissioni di Toti. Il nome su cui convergere, per ora, sarebbe quello dell’ex ministro della Giustizia dem Andrea Orlando

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