La Liguria al voto per le elezioni regionali il 27 e 28 ottobre

La Liguria torna alle urne. Le prossime elezioni regionali, dopo le dimissioni  del governatore Giovanni Toti, si terranno domenica 27 ottobre (dalle 7 alle 23) e lunedì 28 ottobre (dalle 7 alle 15). È quanto deciso sulla base dell’intesa, formalizzata  tra il presidente facente funzione della Regione Liguria Alessandro Piana e la presidente della Corte d’Appello di Genova Elisabetta Vidali.

La data, si legge in una nota, è stata individuata tenendo conto delle esigenze tecniche organizzative rappresentate dagli uffici regionali e da quelli della Corte d’Appello affinché le procedure elettorali si svolgano secondo la normativa e nel migliore dei modi. “La data sulla quale abbiamo trovato l’intesa permette di conciliare l’organizzazione di un appuntamento così importante per l’intera comunità, con l’obiettivo di consentire alla nuova amministrazione regionale di partire quanto prima. Salvo eventuale decreto del governo per accorpare l’appuntamento alle urne con le altre Regioni al voto”, sottolinea Piana.

Con le dimissioni del governatore, necessarie per poter chiedere la revoca dei domiciliari, poi concesse,  si riaprono i giochi politici. Le opposizioni di centrosinistra sperano nella spallata come dimostra la crociata forcaiola di Pd e 5Stelle calati a Genova lo scorso 17 luglio per chiedere le dimissioni di Toti. Tutti insieme (Schlein, Conte e la coppia Bonelli-Fratoianni) contro il “pericolo nero”. Su questo fronte, sembra che una delle candidature più probabili sia quella dell’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il deputato dem già prima che scoppiasse il caso della maxi inchiesta aveva fatto intendere di essere disponibile alla candidatura. Nei mesi scorsi sono emerse con più o meno forza anche altre ipotesi come quella del sindaco di Savona Marco Russo, il senatore pentastellato Luca Pirondini e il deputato Pd e sindaco di Bogliasco Luca Pastorino. Ora dovranno fare i conti con tempi molto brevi per decidere e far partire ufficialmente la campagna elettorale. Anche il centrodestra è al lavoro per trovare una figura che possa confermare la tenuta della maggioranza che per nove anni ha guidato la Regione.

Ora, si entra in una nuova fase della vicenda. La procura di Genova ha dato parere positivo alla revoca degli arresti domiciliari per l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Per la procura ligure con le dimissioni dell’ormai ex governatore non ci sarebbe più il rischio di reiterazione del reato. Diversa sembra essere la parentesi giudiziaria che riguarda l’imprenditore Aldo Spinelli: da quanto trapela negli ambienti giudiziari il parere potrebbe essere negativo.

Davide Ermini non lascia il Consiglio di amministrazione della holding di Aldo Spinelli, l’imprenditore arrestato insieme a Giovanni Toti ed accusato di avere elargito contributi all’ex governatore in cambio di favori per le concessioni portuali. L’ex parlamentare del Pd ed ex vicepresidente del Csm non rinuncia all’incarico ma abbandona la direzione nazionale del Pd.

E’ lo stesso Ermini a raccontare la decisione, che non cambia nulla in termini di opportunità. “Stamani durante una telefonata con il presidente del Pd Stefano Bonaccini gli ho manifestato il mio sincero stupore e la mia amarezza per le strumentalizzazioni che sono state fatte e che continuano sul mio ruolo nella direzione nazionale”, scrive l’ex numero due di Palazzo dei Marescialli.

“Non avrei mai pensato che assumere un incarico professionale potesse suscitare imbarazzi, che risentono evidentemente della situazione e del clima a Genova e in Liguria. Per questo, poiché non voglio creare alcuna difficoltà al Pd ho riferito al Presidente Bonaccini che lascerò la Direzione Nazionale”, ha aggiunto Ermini, dimenticando che “l’incarico professionale” non riguarda un’azienda qualsiasi, ma il cardine principale di un’accusa che ha portato alle dimissioni anticipate di Giovanni Toti e all’indizione delle elezioni regionali.

Sulla questione era intervenuto  il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. “La vicenda Ermini, con la designazione di un esponente di prima linea del PD alla guida delle società di Spinelli, altro protagonista di questa inchiesta, dimostra che in Italia, per alcuni, deve comandare solo la sinistra. Per via politica o per via giudiziaria, con le Procure o con i commissariamenti delle società private. Questo ci dice la vicenda ligure. Le elezioni di autunno saranno una battaglia di libertà, che dobbiamo affrontare contro la sinistra che si vuole appropriare delle imprese, contro le Procure che si vogliono appropriare della democrazia”.

Ermini, fino a pochi anni fa a capo dell’organo di autogoverno della magistratura e dirigente nazionale del Pd, entra nel Cda di una holding  implicata in un terremoto giudiziario e  nella fine politica di un avversario. L’opportunità sarebbe stata quella di rinunciare a far parte del Cda non di lasciare la direzione nazionale del partito. Anche perché questo non cambia certo l’appartenenza di Ermini e il suo legame con Largo Nazareno.

Mentre il centrodestra pensa a un candidato civico, nel centrosinistra c’è fermento.  Il primo a farsi avanti è  Andrea Orlando del Pd, ex ministro della Giustizia.

Il deputato Pd, ex ministro della Giustizia – originario di La Spezia si è detto pronto a scendere in campo per prendere il posto del dimissionario Giovanni Toti.

E’ lo stesso Orlando, alla Rai, a dire di volersi “dedicare alla mia regione”, ma questo “non significa necessariamente che devo essere io il candidato“.

Ci sono pochi mesi per fare campagna elettorale prima del voto, quindi bisogna decidere “molto velocemente, sapendo che nel caso c’è una mia disponibilità a dare una mano nelle forme e nei modi che si vorranno decidere”.

Mentre il Pd potrebbe appoggiare Orlando,  che in passato ha sostenuto la candidatura di Elly Schlein alle primarie e oggi trova il gradimento anche di Stefano Bonaccini, allora avversario dell’attuale segretaria, c’è da valutare il peso degli eventuali alleati.

Italia Viva, con il suo leader Matteo Renzi, ‘ha espresso un giudizio non proprio lusinghiero sulla eventualità di una mia candidatura. Quindi su questo magari è necessario fare un approfondimento’, ha aggiunto Orlando.

La strategia del centrodestra, che dopo quanto successo negli ultimi mesi non può sbagliare il candidato, è quella di puntare su un civico. Lo ha rivelato il leader di Forza Italia, Antonio Tajani: ‘Troveremo il miglior candidato possibile e anche io credo che sia preferibile trovare un candidato civico’.

Sull’eventuale candidatura di Orlando da parte del centrosinistra, il vicepremier ha dichiarato che ‘è una scelta che va nella direzione di un impegno molto forte a sinistra, quindi lascerebbe senza voce, senza spazio i moderati, cosa che invece rappresenta una maggioranza in Liguria e quindi anche ai moderati di centrosinistra noi vogliamo offrire una alternativa’.

Chi è Andrea Orlando

Andrea Orlando è nato a La Spezia l’8 febbraio 1969. Deputato del Pd dal 2006 è in Parlamento da 5 legislature consecutive. È stato più volte ministro:

2013-2014: ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (Governo Letta);

2014-2018: ministro della Giustizia (Governi Renzi-Gentiloni);

2021-2022: ministro del Lavoro e delle politiche sociali (Governo Draghi).

Dirigente del partito (di cui è stato anche vicesegretario dal 2019 al 2021), alle primarie 2023 ha sostenuto la candidatura di Elly Schlein.

L’anno prima, durante la campagna elettorale 2022 che si è chiusa con la nascita del Governo Meloni, aveva sostenuto l’idea che la coalizione di centrosinistra dovesse formare un governo con l’appoggio del Terzo Polo e del M5S.

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