Nicola Morra, ex presidente della commissione parlamentare antimafia dei Cinquestelle, rompe il campo largo e si candida a governatore della Liguria. Il centrosinistra rischia di avere una spina nel fianco abbastanza seria mentre ancora non ha un suo candidato per le regionali che dovranno eleggere il successore di Giovanni Toti.
Nicola Morra è ligure ma ha vissuto la sua vita a Cosenza. Brillante docente al liceo classico Bernardino Telesio, ha aderito il 2011 al Movimento Cinquestelle. Due anni dopo è diventato senatore, dove è rimasto fino al 2022. Il 2018 è stato eletto presidente della commissione parlamentare antimafia. Tre anni dopo, con molta coerenza, ha lasciato i pentastellati dopo la fiducia al governo Draghi. Da presidente della commissione antimafia assunse spesso posizioni estreme e fece discutere la sua pessima dichiarazione dopo la morte della governatrice calabrese di Forza Italia, Jole Santelli.
Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, è stato indagato con l’accusa di diffamazione aggravata per le gravi frasi pronunciate contro Jole Santelli quando la governatrice della Regione Calabria era appena deceduta per una malattia incurabile.
Intervistato, Morra, noto per il suo giustizialismo, aveva detto all’epoca: “Sarò politicamente scorretto. Era noto a tutti che la presidente della Calabria, Santelli, fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso”. Frasi che avevano indotto Paola e Roberta Santelli, sorelle della governatrice, a sporgere una querela. Che ha dato poi origine all’indagine della Procura di Cosenza su Morra.
“Dopo due giorni dall’aver divulgato la notizia della prossima l’audizione del dott. Palamara in Commissione Antimafia, apprendo da un’agenzia di essere indagato per diffamazione”, scrisse Morra su Facebook
Nel video su Facebook, Morra cerca di buttare la palla fuori area: “Ho il dovere-diritto della trasparenza, sarà un caso, certamente, due giorni fa ho dato la notizia della prossima audizione del dottor Luca Palamara in Commissione Antimafia, sarà forse qualche altra cosa, però, tutto potrebbe essere”.
L’intero Parlamento – da Fratelli d’Italia al Pd, dalla Lega a Italia Viva, da Forza Italia a Idv e a molti parlamentari Cinque Stelle – prese posizione contro il presidente della Commissione Bicamerale d’inchiesta sulla mafia per le sue frasi contro Jole Santelli pescando dal vocabolario gli insulti più “pregiati”.
La richiesta di dimissioni fu praticamente unanime. “Morra disgustoso, un uomo delle istituzioni che offende anche malati oncologici e cittadini calabresi. Sulla compianta Jole Santelli parole vergognose. Si dimetta”, annota irritato Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.
Per il deputato e responsabile Giustizia e Affari costituzionali di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, Morra è un “presidente impresentabile” di quella Antimafia che è un “tempio sacro, valoriale, denso di storia drammatica, colmo del sangue versato nel tentativo di difendere le Istituzioni. Sapere che” la Commissione “è nelle mani di tanto ignobile “cinismo senza Dio” è spaventoso” conclude Sisto.
La candidatura di Morra è stata lanciata da Uniti per la Costituzione che sta raccogliendo le firme previste dalla legge per quanti non abbiano rappresentanze parlamentari. A lanciare Morra è Mattia Crucioli (anche lui in passato a Palazzo Madama con i Cinquestelle), capogruppo di Upc in Comune a Genova. Morra attualmente è consigliere comunale in un piccolo comune della Liguria.
Mattia Crucioli nel presentare la candidatura di Morra ha detto che, “da molto tempo non ci sentiamo più rappresentati né dal centrodestra né dal centrosinistra e individuiamo entrambi come parte di un sistema che non vuole e non può esprimere reali cambiamenti perché dominato dagli interessi speculativi e di potere di pochi” ma è normale che la presentazione dell’ex presidente della commissione antimafia è tutta una emorragia di consensi per Schlein e Conte. Morra ha sempre attaccato ad alzo zero il centrodestra, sia nella sua esperienza da parlamentare che da presidente di Palazzo San Macuto. E si è sempre dichiarato apertamente di sinistra.
Morra, come detto, ligure di origini ma cosentino di fatto più che d’adozione, si era lasciato male con la politica. L’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia nel 2022 aveva spiegato il proprio addio con parole che sembravano definitive: non solo non si sarebbe più candidato dopo i due mandati ma, probabilmente, non sarebbe neppure andato a votare, come faceva prima del 2011, cioè prima della nascita del M5S a Cosenza e della sua candidatura alle comunali nel capoluogo bruzio. E, invece, mai dire mai. Eletto in Parlamento nel 2013 e confermato nel 2018, Morra fu espulso dal Movimento nel 2021 quando, con altri 14 senatori grillini, aveva deciso di non votare la fiducia nel governo Draghi: «Tornerò a fare un altro lavoro e credo sia la cosa giusta»
Oggi ricomincia da Genova, sua città natale. Anzi, ricomincia da ieri, visto che – altra notizia finita sotto traccia nel mare dell’informazione politica – è consigliere comunale di Vado Ligure dallo scorso mese di giugno, quando ha raccolto 57 voti che gli consentono di sedere tra i banchi dell’opposizione. Morra, che prima di iniziare la propria carriera politica faceva l’insegnante, veniva presentato nella compagine “Vivere Vado” come «consulente aziendale».
Oggi ci riprova, sempre fuori dal Movimento: la sua posizione, non è un segreto, è quella degli ortodossi della prima ora: nello scontro in corso tra Beppe Grillo e l’ex premier Giuseppe Conte starebbe di sicuro con il fondatore.
Per Crucioli, che lo ha presentato nelle scorse ore, «il nostro candidato presidente è stato scelto nel segno dell’indipendenza, della competenza e della legalità: Nicola Morra è nato a Genova ed è attuale consigliere comunale a Vado Ligure». Un ritorno alle origini in una terra che vivrà la prossima tornata elettorale regionale tra i marosi dello scandalo che ha travolto il governatore Giovanni Toti.
Anche il suo compagno di viaggio Crucioli è un ex grillino amareggiato dalla piega che ha preso il M5S negli ultimi anni. Sulla comune piattaforma della delusione nasce una nuova avventura politica. In Liguria ci si interroga sulle conseguenze della discesa in campo di Morra: quanto potrà pesare sul risultato finale del campo largo che si appresta a sfidare il centrodestra? Più in generale, il ritorno dell’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia apre scenari sul campo politico dei grillini duri e puri alla Alessandro Di Battista.
Tutti, per ora, hanno negato di voler (ri)puntare al Parlamento. Lo aveva fatto anche Morra nel suo addio social alla politica: «Ho deciso di tornare a fare un altro lavoro da cittadino. Anche perché noi la rivoluzione culturale la dobbiamo fare dal basso e dobbiamo tornare a praticare partecipazione e condivisione». Sembravano proprio i titoli di coda. E invece…
Ha suscitato polemiche sulla stampa, nel novembre 2021, la sua richiesta indirizzata alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati al fine di ottenere l’indennità di carica a cui aveva rinunciato. L’indennità quale presidente della Commissione parlamentare antimafia ammonta a circa 1.300 euro mensili, e nella richiesta di Morra sono compresi anche gli arretrati a decorrere dall’inizio della legislatura, pari a oltre 50.000 euro.
Uniti per la Costituzione si presenta come alternativa sia al centrodestra sia al centrosinistra: “Due schieramenti politici tradizionalmente contrapposti che hanno acriticamente aderito al medesimo paradigma socio-economico, al medesimo quadro culturale politico di riferimento, divenendo sempre più simili e indistinguibili per posizioni e azioni, inneggiando ambedue al neoliberismo competitivo, distruttivo, finalizzato al profitto per pochi ed all’asservimento per tanti”, conclude Crucioli. Il programma sarà presentato nei prossimi giorni.
Stallo alla ligure.
Sembrava essere a un passo dall’ufficializzazione, già qualche settimana fa, la candidatura di Andrea Orlando a presidente della Regione governata fino a pochi mesi fa da Giovanni Toti, travolto da un’inchiesta. Sembrava, perché i giochi nel ritrovato campo largo non sono mai stati così aperti. A tenere in stallo la trattativa è il Movimento 5 stelle che, dopo aver lasciato intendere che poteva convergere su Orlando, ha iniziato a mostrare sempre più mal di pancia per il possibile ingresso dell’ex terzo polo nel campo largo in salsa ligure.