Fitto, in attesa della sua nomina a Commissario Europeo, al Meeting di Rimini conferma che l’Italia è in testa per obiettivi del Pnrr raggiunti

«Si parla sempre dei fondi del Pnrr e non si parla per nulla delle riforme del Pnrr. Il tema delle riforme è decisivo. Noi otteniamo le risorse perché realizziamo dei risultati sul terreno delle riforme, risultati che danno senso all’indebitamento comune»: parole chiare quelle di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, tra i relatori del convegno “Mercato unico, euro, Pnrr: quale sviluppo economico per l’Ue?”, nell’ambito del Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini.«La riuscita del Pnrr italiano – dice l’esponente di FdI – sarà il termometro della riuscita del Next Generation Eu, perché il nostro è il più grande. Secondo il rapporto intermedio, che la Commissione europea ha approvato qualche mese fa dando un mandato a dei valutatori indipendenti esterni, l’Italia è il paese che ha realizzato il maggior numero di obiettivi e che nella fase di avanzamento delle performance del Piano è più avanti rispetto a tutti gli altri paesi».

Per il ministro per gli Affari europei, «la spesa pubblica è aumentata e in alcuni casi è aumentata in modo discutibile» ma ora «occorre una riduzione della spesa pubblica improduttiva». «C’è bisogno – ribadisce Fitto – di una spesa buona, una spesa positiva che ci consenta di rientrare del debito e questa è legata al Pnrr». Da questo punto di vista, «la crescita è determinata dalla qualità della spesa, che ci consente di rientrare dal debito. La strada è obbligata e la qualità della spesa nel Pnrr è fondamentale».

Non mancano riferimenti alle politiche farraginose di Bruxelles: «Non si può avere un tempo lungo per reagire a ciò che accade nel mondo. Una delle questioni che più mi ha colpito del discorso di Ursula von der Leyen è stato il passaggio relativo alla necessità di sburocratizzare e semplificare. Nel dibattito parlamentare Meloni pose questo come tema centrale, il fatto che sia stato ripreso rappresenta una delle esigenze di cui l’Ue ha bisogno». Infine, «il tema dell’allargamento dell’Ue ha avuto un’accelerazione” ma «non è che possiamo pensare di andare verso un allargamento senza porci il problema dei costi».

La premier tesse dunque la trama  per sciogliere nel miglior modo possibile, alla ripresa, i nodi aperti, a partire dalla scelta del commissario europeo. Saldo in pista è Raffaele Fitto. E di subordinate, in una fase delicata di trattativa, non ci possono essere. Anche se, tra gli altri, circolano anche il nome di Elisabetta Belloni, diplomatica di rango e ora direttrice del dipartimento informazione per la sicurezza del governo, così come quello di Roberto Cingolani, ministro della transizione ecologica con Mario Draghi e attuale ad di Leonardo.

A pochi giorni dalla scadenza di fine mese per la presentazione dei candidati da parte degli Stati membri, il puzzle della nuova Commissione europea resta complicato. Tanto che, al rientro dalla pausa estiva, Ursula von der Leyen è costretta a rimandare la scadenza di sabato prossimo: la nuova squadra sarà presentata solo a metà settembre. Complicatissimo l’equilibrio di genere, che al momento è obiettivo mancato visto che dei 22 Stati che hanno già ufficializzato il proprio candidato, solo sei hanno presentato candidature al femminile.

Al di là dei rapporti diretti della premier con Ursula Von der Leyen, ritenuti decisivi per qualsiasi soluzione, ci sono due fattori che avranno un loro peso nelle scelte finali per la squadra dei commissari, si ragiona in ambienti della maggioranza. Il primo, riguarda il ruolo dell’Italia come paese fondatore dell’Ue; il secondo, più problematico, il posizionamento della Francia di Emmanuel Macron, della Germania di Olaf Scholz e della Polonia di Donald Tusk. In questo quadro, si inserisce il lavoro costante, al momento sottotraccia, della premier. L’Italia punta in alto con Fitto e con l’obiettivo di deleghe forti come quelle che coinvolgono la gestione del Pnrr o l’agricoltura. Sicuramente, obiettivi non semplici da raggiungere. Anche se, si ricorda ancora, il nostro commissario uscente, Paolo Gentiloni, lascerà il posto al nuovo rappresentante italiano dopo aver gestito le deleghe per gli affari economici e monetari. Deleghe comunque di peso che non mettono sul piatto la possibilità di perdere peso specifico con la nuova amministrazione.

In questa logica, da Roma ci si attende un segnale forte da Bruxelles. E forse molto dipenderà anche dalle capacità di mediazione della presidente della Commissione che potrebbe tra l’altro decidere di affidare all’Italia delle deleghe specifiche che riguardano le competenze della presidenza, si ragiona ancora nella maggioranza che non smette di ricordare quanto i rapporti personali tra Meloni e Von der Leyen siano decisamente migliori rispetto a come vengono dipinti dalla stampa. La partita è dunque apertissima e si giocherà fino all’ultimo istante, tra le due leader, Giorgia e Ursula. Resta il fatto – si rimarca in ambienti di governo – che Roma farà tutto il possibile per centrare gli obiettivi che considera prioritari e appropriati rispetto al peso del nostro Paese in Europa. In questo quadro potrebbero essere stati fatti  alcuni ragionamenti sui possibili futuri assetti di governo nel caso in cui Fitto dovesse traslocare a Bruxelles. E su un punto sembra chiara, da tempo, la posizione della premier, si racconta in ambienti di maggioranza: non sarebbero previsti rimpasti o rimpastini, quindi più probabile un interim che sarà assunto dal presidente del Consiglio. Sullo sfondo la partita delle nomine Rai su cui la Lega insisterebbe per ottenere un direttore generale,o la poltrona pesante del direttore del Tg1: una partita complessa e quanto pare ancora aperta.

Giura di “pensare solo al presente”, al suo attuale incarico, quello di ministro degli Affari europei, del Pnrr, del Sud e della Coesione nel governo Meloni. E infatti, quando una signora umbra, lo chiama a gran voce: “Commissario! Commissario!”, Raffaele Fitto non risponde, una sfinge. Quando i vertici di Comunione e Liberazione lo accolgono con tutti gli onori all’entrata della fiera che ospita il Meeting, confida, a bassa voce, a uno di loro: “No, questa volta il punto con la stampa non lo faccio.

Il Ministro Raffaele Fitto è in procinto di essere nominato Commissario Europeo per la Coesione e i Fondi PNRR. La decisione dovrebbe essere ufficializzata durante una riunione del Consiglio dei Ministri prevista per la prossima settimana. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in accordo con la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha trovato un’intesa su una delega di natura economica per Fitto.

Secondo fonti accreditate, Fitto sarà l’unico candidato italiano per la nuova Commissione Europea. La richiesta di von der Leyen ai governi degli Stati membri di indicare una coppia di nomi, un uomo e una donna, è stata disattesa da molti paesi, compresa l’Italia. La maggioranza politica italiana ha consolidato il sostegno a Fitto nelle ultime settimane, nonostante le richieste di una rappresentanza femminile.

Attualmente, Fitto si trova nella sua città natale, Maglie, in Puglia, dove sta preparando l’audizione al Parlamento Europeo. Questo esame sarà cruciale per la sua nomina ufficiale a Commissario Europeo. Fitto ha ottenuto il via libera da Forza Italia e, seppur con qualche riserva, dalla Lega.

Con la probabile nomina di Fitto a Bruxelles, si apre la questione di chi lo sostituirà al Ministero degli Affari Europei. Tra i nomi più accreditati per prendere il suo posto c’è quello di Roberto Cingolani, ex Ministro della Transizione Ecologica sotto il governo Draghi e attuale amministratore delegato di Leonardo.

La nomina di Fitto rappresenta un importante passo per l’Italia nella nuova Commissione Europea, con un focus particolare sulla coesione e i fondi PNRR. La scelta di Meloni riflette una strategia politica ben definita, nonostante le richieste di una maggiore rappresentanza femminile.

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