Continua lo scontro a distanza tra l’ex segretario del PD Pier Luigi Bersani e il generale Roberto Vannacci. Il primo, nel corso di un’intervista, ha detto che la domanda che ha portato Vannacci a denunciarlo la rifarebbe ogni giorno, mentre il generale lo ha invitato a prendere un caffè insieme.
Il generale Vannacci ha querelato Bersani per diffamazione dopo che Bersani, parlando del libro “Il mondo al contrario” aveva provocatoriamente chiesto: “Io ho letto solo i sommari. Quando leggi quelle robe lì pensi: sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni, facciamo un grandissimo bar, il bar Italia. Mi resta una domanda: se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile dare del coglione a un generale?”.
E, nonostante l’arrivo di un decreto penale di condanna al pagamento di una multa per diffamazione aggravata, Bersani non indietreggia: “Con quella domanda, che rifarei tutti i giorni, non ho insultato Vannacci, ma le idee regressive che la destra sta sdoganando e che ci rubano il futuro. Mi sto occupando di quel rancore che le destre stanno scagliando contro i diritti sociali e civili”.
Bersani ammette di aver ricevuto “valanghe di solidarietà”, ma non è abbastanza dato che “chi condivide, alzi la voce. Loro, chiamiamoli fascisti o come vogliamo, si nascondono sotto la scusa della critica al politicamente corretto e per questo io non lo sono stato. C’è in gioco un arretramento di civiltà”.
E in merito a Matteo Salvini, come al solito entrato nella polemica social affermando che Bersani avrebbe mostrato l’“arroganza tipica dei kompagni” e che “deve pagare”, l’ex segretario taglia corto: “Se dovrò pagare, non saranno 49 milioni”.
“Salvini mi dà del condannato, ma io non ho ricevuto niente” ha poi aggiunto Bersani, che è anzi intenzionato ad “andare fino in fondo”, anche a processo se necessario.
Dal canto suo Roberto Vannacci ha così commentato l’intervista uscita sul Corriere: “Nulla da aggiungere sulle esternazioni di Bersani che, fintanto che non insulta, può dire quello che vuole e criticare, anche aspramente, ogni idea, posizione o principio”.
“Peccato non sia il solo nella sinistra progressista a trasformare una corretta critica rivolta a pensieri e idee in attacchi diretti deliberatamente alla persona” ha poi aggiunto il generale, che si è detto “sempre aperto e disponibile a ritirare la querela dietro scuse pubbliche e donazione ad associazione militari e poliziotti vittime del dovere”.
“Prenderei anche un caffè con Bersani, magari in uno di quei bar di Ravenna che lui, nello sproloquio nei miei confronti, ha equiparato a luoghi di bassezza culturale – ha poi concluso Vannacci – Anzi, se mi invita al festival dell’Unità io ci sono perché, da sempre, non nutro rancore e non sono prevenuto nei confronti di nulla e di nessuno”.
Vannacci coglione? E’ il botta e risposta dell’estate che si colora di nuovi sviluppi. L’ex segretario Pd Pierluigi Bersani non lascia, anzi raddoppia. “Scuse al generale, mai. Ridirei tutto”. E afferma che è tutta “colpa della destra” che “sta sdoganando idee regressive”. Non tarda ad arrivare la replica del generale ora eurodeputato della Lega: “Mi inviti alla Festa dell’Unità. Andiamo con ordine con il duello d’agosto.