“A Roma spetta un ruolo forte in Europa“. Manfred Weber, presidente del partito popolare europeo (Ppe), dopo l’incontro romano con la premier, Fitto e Tajani, usa parole positive sul bilancio dell’incontro di mercoledì. Poche ma significative parole con le quali Weber smentisce le vulgate sulla centralità di Meloni nelle dinamiche Ue. Non a caso per Repubblica e Stampa il faccia a faccia di Palazzo Chigi è stato un insuccesso. Mentre le parole di Weber consegnate all’intervista nel Corriere della Sera dicono tutto il contrario, superando le interpretazioni: «Giorgia Meloni è rispettata come primo ministro: il suo governo è visto come pro-europeo, credibile, che sta cercando di risolvere i problemi”. E a domanda diretta- la scelta di Meloni di non votare per Ursula non ha isolato l’Italia in Europa? – la risposta è no: «Per me come leader del Ppe è impossibile ignorare, isolare l’Italia. È un Paese centrale in Europa, uno dei padri fondatori. In Italia c’è una popolazione pro-europea. Non c’è nessun partito che vuole uscire dall’euro come invece in altri Paesi. Lavorerò sempre per includere l’Italia nel processo delle decisioni».
Weber, uomo forte negli equilibri di Bruxelles, ribadisce: «Abbiamo fatto alcune promesse durante la campagna elettorale che devono essere realizzate: per cui è molto importante lavorare insieme. I giocatori che hanno un ruolo chiave nel governo italiano sono Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Io voglio vedere l’Italia tra i Paesi che guidano l’Unione. E questo è il motivo per cui sono qui. Il mio partito, che è quello di Tusk, ha vinto le elezioni. Siamo l’unica forza di centro che ha aumentato il numero di parlamentari, anche rispetto a socialisti e liberali. Tocca a noi definire le strategie’.
Non fa nessun “caso” sulla scelta della premier di ufficializzare all’ultimo giorno – il 30 agosto- il nome di Fitto come commissario: «Aspettiamo le decisioni del governo italiano. Fitto è un mio ottimo amico, un forte difensore degli interessi dell’Italia, una persona responsabile, molto preparata. Non vedo problemi nella scelta di rispettare la scadenza del 30 agosto». Si parla anche di un’altra casella di prestigio per l’Italia: una vicepresidenza esecutiva. Domanda: lo ritiene possibile visto che Fdi non l’ha votata? «La struttura della Commissione Ue è nelle mani di Ursula von der Leyen -risponde Weber-. L’Italia è uno dei Paesi più importanti: Meloni e Tajani hanno preso molti voti alle Europee, a differenza di Macron e Scholz che ne sono usciti come i grandi perdenti. Io sostengo l’attribuzione di un forte ruolo per l’Italia».
Raffaele Fitto – in odor di designazione ma ancora non formalizzato – è un nome comunque dalle buone chance di approvazione. L’attuale ministro per gli Affari europei ha buoni rapporti con Weber, e gode di una buona considerazione all’interno del Ppe, anche se esponente dei conservatori (Ecr). Il vaglio che il Parlamento, prima nella commissione competente e poi tramite Aula, dovrà fare sui commissari indicati dai governi è un momento cruciale. Mettere Fitto in difficoltà o, peggio, nella condizione di essere respinto pregiudicherebbe le ambizioni italiane e sarebbe un duro colpo per Meloni e la sua leadership.
A Roma sono andate in scena prove tecniche di disgelo. Meloni cerca garanzie su un lasciapassare per il suo commissario, ma dovrà convincere Weber che il Ppe potrà fidarsi di lei e della sua truppa in Europa quando arriverà il momento. Un appuntamento delicato, ma comunque obbligato. C’è da stringere nuove alleanze dopo il ‘no’ a von der Leyen che i popolari non hanno gradito.