Elly Schlein, segretaria nazionale del Pd, al primo dibattito pubblico ha lanciato la “campagna di autunno”, svicolando abilmente sulla morte del “campo largo”. A lei interessa solo ‘battere Giorgia Meloni’, curandosi poco dei problemi dei partiti potenzialmente alleati. Poi, è soddisfatta perché ha completato la sua osmosi con Landini.
Ad Abbadia San Salvatore, in Toscana, dove il nonno materno nel dopoguerra difese i sindacalisti, Elly Schlein, davanti a circa 250 persone, in mezz’ora ha parlato solo di Giorgia Meloni. Non un accenno ai Cinquestelle, dilaniati dallo scontro Grillo-Conte, non una parola su Matteo Renzi, che nessuno del suo partito vuole in coalizione, non una parola sulla Liguria, dove il campo largo è morto e sepolto dopo l’intransigenza su Toti e si rischia di perdere una partita importante.
Sulla Liguria si è limitata a dire che, “si lavora per costruire una coalizione forte per battere le destre”, ma senza specificare se passerà la candidatura di Andrea Orlando, che ai Cinquestelle non piace, se Italia Viva farà parte della coalizione che intanto perde importanti pezzi.
La sinistra si agita ad ottobre per la manovra finanziaria, ad aprile per ribadire che in Italia ci sono i fascisti, durante i giorni della liberazione quando il centrodestra è al governo, e ad agosto, in concomitanza con l’anniversario della terribile strage di Bologna, solo per ripetere le stesse, identiche cose. Nel resto dell’anno più che altro vivacchia. Ora si aggiunge la vicenda Fitto, quando il laboratorio politico è in Liguria, dove i 5 stelle alzano la posta, chiedendo ai renziani di lasciare la giunta Bucci di centrodestra, ma anche che il simbolo di Italia Viva sia escluso dalla coalizione. Se Matteo Renzi vuole entrare nella maggioranza che si candida a guidare la Regione Liguria, deve accettare il sacrificio che gli impongono i Cinque stelle. I pentastellati chiedono che lasci la giunta di Marco Bucci a Genova, dove i renziani hanno un assessore e due consiglieri in maggioranza. Renzi su questo apre ma, a quanto apprende Huffpost, i M5s vogliono che nella coalizione non figuri il simbolo di Italia viva. In pratica Renzi deve starci ma senza vedersi.
La coordinatrice ligure di Italia viva Raffaella Paita traccia una linea di continuità tra ambito locale e politiche, e dice senza mezzi termini che fare a meno dei renziani potrebbe voler dire rinunciare alla vittoria, a Roma come a Genova. “”I voti di Italia Viva saranno decisivi nei collegi in bilico”, dice Paita al ‘Tempo’, e il modello deve essere la convention dem di Chicago, “dove si trovavano sul palco intorno a Kamala Harris tutte le anime dei democratici, dalla più estrema di Bernie Sanders alla più moderata di Barack Obama, fino all’ala bideniana inizialmente ostile a Harris”. Fa fede in questo senso l’impostazione data dalla leader del Pd Elly Schlein, che ha dichiarato di non voler mettere veti e di non volerne ricevere. “È un metodo che mi piace: visione e pragmatismo. Solo così si vince. Conte parla di Renzi, in realtà è più concentrato sui problemi interni al Movimento. Basta leggere Travaglio per capirlo”, dice Paita.
In effetti il Fatto quotidiano ha preso a cuore la presenza dei renziani nella coalizione di centrosinistra, a cui dedica ampio spazio. In questo caso il rottamatore dimostra doti di incassatore. Renzi sponsorizza il centrosinistra – dove i moderati hanno un posto di diritto – al posto del campo progressista – che dei moderati potrebbe farne a meno – e se nei calcoli di Giuseppe Conte l’apporto dei renziani può far perdere più voti di quanti ne porti, Renzi fa spallucce: “Io sono affezionato al centrosinistra. Nuovo centrosinistra. Giuseppe Conte ha firmato i decreti Salvini, io ho firmato le unioni civili. Quello di sinistra sarebbe lui? Non scherziamo”.
La Liguria sarà la prima regione ad andare al voto il 27 e 28 ottobre, una settimana dopo l’assemblea costituente del M5s, del 19 e 20 ottobre. Queste considerazioni non sono estranee alla scelta di M5s di presentarsi al tavolo delle trattative con un possibile candidato, che tuttavia non esclude a priori quello del Pd Andrea Orlando. La sua candidatura, ha spiegato il diretto interessato, il senatore Luca Pirondini, è “un segnale di assunzione di responsabilità del Movimento nei confronti del territorio, un atto legittimo di una forza politica importante”. E tuttavia “non è una candidatura contro Orlando e contro il campo largo”. È invece un avvertimento a Renzi: “Chi siede nella giunta di centrodestra e nella maggioranza del sindaco Marco Bucci, a Genova, non può stare nel campo largo in Regione Liguria”, dice il pentastellato.
Renzi ha fatto intendere di non avere problemi da questo punto di vista: “D’ora in avanti, se stiamo nel centrosinistra, non potremo più permetterci di stare con il centrodestra da altre parti. Questo deve valere per tutti, vale per tutti, non solo per Italia viva. Se si sta tutti insieme, si sta tutti insieme. Siamo pronti a sederci al tavolo e a discutere”.
In attesa che parli Elly Schlein nel partito sono in tanti a intestarle la paternità del Renzi-gate. Colpa della foto fatta alla partita del cuore, dove era visibile un abbraccio compromettente.