Giorgia Meloni, da Paolo Del Debbio per parlare della prossima manovra e dei risultati raggiunti in due anni di governo

Il premier Giorgia Meloni annuncia la chiusura della stagione dei bonus e dei finanziamenti poco mirati. In realtà è quanto annunciato in precedenza, all’inizio della sua esperienza governativa.  Riguardo  la prossima legge di Bilancio, attesa per la Manovra 2025, informa che la stessa segnerà un cambiamento significativo nella gestione delle risorse pubbliche. La priorità sarà ora il sostegno alle imprese che creano nuovi posti di lavoro e il potenziamento del potere d’acquisto delle famiglie, mentre si accentuerà la serietà e il buon senso nella pianificazione economica.

Nel contesto della preparazione della legge di Bilancio, la premier ha annunciato il termine dell’epoca dei bonus e degli aiuti economici considerati inefficaci: “La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà fin quando ci saremo noi al governo. Tutte le risorse disponibili devono continuare a essere concentrate nel sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori”.

Meloni ha sottolineato che le scelte del governo sono orientate a garantire un quadro economico stabile e prevedibile, in contrasto con le spese ingiustificate del passato, evidenziando i successi economici ottenuti finora dal governo, citando dati macroeconomici positivi come il tasso di disoccupazione più basso dal 2008, attestatosi al 6,5%: “L’Italia sta crescendo più di altre Nazioni europee, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la delicata situazione internazionale. I dati macroeconomici – dal Pil all’occupazione, dall’export agli investimenti – sono positivi e rappresentano un segnale di grande fiducia. Proprio in questi giorni arriva il dato Istat del tasso di disoccupazione più basso dal 2008: 6,5%”.

Dal suo punto di vista, nonostante le sfide globali e le tensioni internazionali, l’Italia ha mostrato una crescita superiore a quella di altre nazioni europee, attribuibili  alle scelte serie e alla credibilità internazionale del governo, che hanno contribuito a rafforzare la fiducia nella nostra economia.

L’Istat attesta la crescita del nostro Pil (prodotto interno lordo) nel secondo trimestre 2024. E’ cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% su base annua: ossia nei confronti del secondo trimestre del 2023. I numeri che l’Istituto di statistica sottopone all’attenzione si aggiungono ad un altro dato di soli pochi giorni fa: il record di luglio sul lavoro, con una disoccupazione mai così bassa dal 2008 (490mila unità in più in un anno).

Nella prima intervista tv dopo la pausa estiva, a 4 di sera di Paolo Del Debbio su Rete 4, Giorgia Meloni ha indicato le priorità del governo per la stagione politica che si è appena aperta, sgombrando il campo da fake news e togliendosi, anche, qualche sassolino dalla scarpa rispetto alle polemiche estive sollevate dalla sinistra. Al centro delle attenzioni del premier c’è prima di tutto una legge di Bilancio che sia efficace, finalizzata a consolidare il sostegno alle famiglie e il percorso di crescita intrapreso dall’Italia, superiore a quello delle altre nazioni europee, e confermato nuovamente dagli ultimi dati Istat. Le pensioni, ha inoltre chiarito Meloni, “sono una delle priorità del governo”.

L’Italia non è più fanalino di coda

“Per molti anni l’Italia è stata fanalino di coda, ora non c’è più questa situazione: oggi l’Italia cresce di più dell’eurozona, cresce più di Francia e Germania”, ha rivendicato Meloni, sottolineando che “sono molto importanti i dati sull’occupazione: c’è il tasso più basso di disoccupazione dal 2008 e il più alto tasso di occupazione da quando Garibaldi ha unificato l’Italia. Crescono i contratti a tempo indeterminato e diminuisce la precarietà. Sull’esportazione quest’anno siamo la quarta nazione al mondo, non era mai successo”.

La premier si rammarica del fatto che la sinistra “non riesca a gioire del fatto che il salario dei lavoratori aumenta grazie alle nostre iniziative sul cuneo, che il salario delle mamme lavoratrici aumenta grazie alle nostre iniziative sulla decontribuzione, che il numero dei disoccupati diminuisce, e che i contratti sono molto meno precari di quanto non lo fossero quando al governo c’erano loro”. “Capisco la difficoltà, non lo vogliono accettare”.

Meloni poi, parlando della manovra, ha ribadito che è finita la stagione dei “bonus a pioggia” e dei “soldi buttati dalla finestra” e ha nuovamente confermato che “io non ho alcuna intenzione di abolire l’assegno unico. Io lo sto difendendo”. “L’Europa ha aperto una procedura d’infrazione perché noi dobbiamo dare l’assegno unico anche a tutti gli immigrati residenti in Italia anche se i loro figli non sono qui e questo rischia di far diventare l’assegno insostenibile. Allora la sinistra ci dia una mano piuttosto a difendere questa misura invece di fare propaganda su notizie inventate”, ha detto il premier, chiarendo che anche “le pensioni minime sono una delle nostre priorità”.

“In questi due anni noi abbiamo lavorato per una rivalutazione piena di tutte le pensioni che arrivavano fino a 2.270 euro, garantendo che fossero adeguate pienamente al costo della vita, ma abbiamo fatto una rivalutazione al 120% per le pensioni minime, che sono cresciute in modo significativo. L’abbiamo fatto facendo crescere di meno le pensioni che erano molto alte, un’opera secondo me equa, che continueremo a fare perché sicuramente queste persone sono quelle che hanno maggiore bisogno di aiuto da parte dello Stato”.

Per quanto riguarda l’autonomia, il premier ha ricordato che la legge del governo sana le storture di quella scritta dalla sinistra con la riforma del Titolo V e con l’introduzione dei Lep “stiamo riunificando” l’Italia. Meloni, inoltre, ha reso giustizia al Mezzogiorno, replicando al retropensiero di chi parla di abbandono del Sud: “Perché al Sud non possono esserci regioni virtuose? Oggi il Sud cresce più della media nazionale grazie a questo governo perché la sinistra non l’abbiamo vista…”. “Lo scontro – ha chiarito – non è tra Nord e Sud, ma tra classi dirigenti capaci e classi dirigenti irresponsabili”.

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