Meloni a New York: intervento all’Onu e onorificenza dall’Atlanti Council consegnata da Elon Musk

Più ricerca, più tecnologia, più investimenti in Italia. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, arrivata  a New York per prendere parte alla settimana di alto livello della 79ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha avviato la sua visita negli Stati Uniti con una serie di incontri con esponenti del settore dell’innovazione finalizzati a promuovere il “brand” Italia e a dettagliare le occasioni che il mercato italiano propone dai big dell’hi-tech.

La premier ha incontrato gli amministratori delegati di Alphabet (la multinazionale proprietaria di Google), Sundar Pichai; di Motorola, Greg Brown; e di OpenAI, Sam Altman. In una nota diffusa, Palazzo Chigi ha precisato che i colloqui si sono incentrati sulle prospettive dello sviluppo tecnologico e informatico globale, con particolare riferimento all’intelligenza artificiale e alle occasioni e i rischi associati alla tecnologia. Secondo quanto si apprende da fonti italiane, gli incontri hanno rappresentato anche una opportunità per discutere possibili nuovi investimenti in Italia da parte dei tre gruppi, i quali avrebbero manifestato interesse ad investire nel nostro Paese. Nello specifico, le aziende starebbero valutando investimenti nello sviluppo di data center, in startup tecnologiche italiane e nell’approfondimento della collaborazione con le università italiane. Sono stati inoltre discussi i piani di investimento dei diversi Gruppi in Italia e quali iniziative poter adottare, anche alla luce della posizione strategica dell’Italia al centro del Mediterraneo, per incrementare la competitività italiana nei settori a più alta tecnologia, in particolare facendo leva sulle eccellenze italiane dell’alta formazione e della ricerca.

I riscontri degli ad di Google, Motorola e Ai

I tre ad di Google-Alphabet, Sunder Pichai, di Motorola, Greg Brown, e di Open Ai, Sam Altman, nei faccia a faccia con Meloni, hanno ragionato su rischi e potenzialità di investimento in Italia, mostrando interesse nell’opportunità di puntare sul nostro Paese, viene assicurato dalle stesse fonti. Non si sarebbe parlato di eventuali partnership pubblico-privato, ma sarebbe stato manifestato l’interesse per il mercato italiano. Con un occhio attento alle startup presenti e nascenti, all’opportunità di collaborare con le università italiane a cui sia Pichai, che Brown e Altman avrebbero riconosciuto l’alto livello di formazione, soprattutto ingegneristica. Anche per questo, si sarebbero detti disposti a trasmettere il loro know how alle imprese italiane.

“Tutto ciò che riguarda la IA interessa il nostro Paese”, spiegavano fonti italiane dopo gli incontri, mettendo sullo stesso piano gli interlocutori della premier e non escludendo ipotesi di investimenti anche da parte di Musk, “così come le abbiamo con Google, del resto”. Declassate anche le polemiche per la scelta dell’uomo di Tesla a tributarle l’onorificenza riconosciuta in passato a personaggi del calibro di Shimon Peres, Henry Kissinger, Mario Draghi, Volodymir Zelensky, Christine Lagarde.

La scelta di Musk “risale a mesi e mesi fa, circa un anno”, dunque ben prima della polemica innescata dal tweet choc contro Joe Biden e Kamala Harris, poi cancellato, subito dopo l’agguato a Donald Trump. Tra Meloni e il numero uno di X “c’è un rapporto personale, di stima reciproca, collaborazione e cooperazione”, puntellato anche da potenziali opportunità di sviluppo in Italia. Inclusa Starlink, la costellazione di satelliti di SpaceX, per l’accesso a internet satellitare in banda larga a bassa latenza.

Giorgia Meloni sta “rafforzando i legami con il mondo di Trump” in vista delle presidenziali americane del 5 novembre: lo riporta il Financial Times, in un lungo articolo scritto dalla capitale italiana da Amy Kazmin.

Mentre “la maggior parte dei leader europei è preoccupata per la possibilità che Donald Trump torni alla Casa Bianca – scrive il quotidiano economico britannico – a Roma questo scenario è visto come un vantaggio per una politica con legami di lunga data con il mondo Trump: Giorgia Meloni”. Il Financial Times ricorda che “prima di diventare primo ministro italiano, Meloni ha stretto legami con gli ideologi del Maga durante gli incontri repubblicani. Ora i suoi alleati credono che emergerà come il partner europeo di riferimento di Trump se verrà rieletto, rafforzando la sua rilevanza per i pari dell’Ue con cui ha avuto relazioni conflittuali”.

Da giorni diversi quotidiani, non solo italiani, dedicano articoli più o meno costernati all’inaspettata scelta di Giorgia Meloni, che è a New York per l’Assemblea generale dell’Onu,  ricevendo un’onorificenza dall’Atlanti Council che ha deciso di farsela consegnare da  Elon Musk.

A poco più di un mese dalle elezioni per la Casa Bianca, la scelta non poteva passare inosservata. Sembra insomma che sia finalmente arrivato il momento del risveglio e della consapevolezza, dopo tanti articoli sull’evoluzione euro-atlantista della nostra presidente del Consiglio, che hanno accompagnato e favorito la sua legittimazione in Europa da parte di Ursula von der Leyen, ma anche da parte dell’amministrazione Biden, piacevolmente colpita dalla sua ferma posizione sull’Ucraina.

«La maggior parte dei leader europei», scriveva sabato il Financial Times, «è preoccupata per la possibilità che Donald Trump ritorni alla Casa Bianca. Ma a Roma questo scenario è visto come un vantaggio per una leader politica con legami di lunga data con il mondo Trump: Giorgia Meloni».

Ma a tutto questo Musk aggiunge una partecipazione attiva e un impiego sempre più spregiudicato dei grandi mezzi in suo possesso a favore di quel movimento MAGA (Make America Great Again) che, se possibile, come ricorda Ezra Klein sul New York Times, è perfino più pericoloso di Trump. «Siamo nel processo della seconda rivoluzione americana, che rimarrà incruenta se la sinistra lo permetterà», ha detto ad esempio Kevin Roberts, presidente della Heritage Foundation, che ha supervisionato il famigerato Progetto 2025 con cui i trumpiani si ripromettono di «piegare o spezzare la burocrazia secondo la volontà presidenziale».

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