Dossieraggio Striano e rinvio dell’udienza del Riesame, prevista per il 12 novembre.

Il caso dossieraggi, che ha coinvolto l’ex procuratore dell’Antimafia Antonio Laudati e Pasquale Striano, tenente della Guardia di Finanza, accusato di aver scaricato informazioni riservate su politici e vip su richiesta, si allarga sempre di più con l’avanzamento delle indagini. In base agli ultimi dati diffusi dalla Procura infatti, sembrerebbe che gli accessi illeciti ai file sarebbero molti di più rispetto a quelli che inizialmente erano stati scoperti. Se precedentemente l’inchiesta aveva confermato un totale di circa 30mila documenti, ora sono arrivati a oltre 230mila, compresi tra gli anni 2019 e il 2022. Picchi di accessi abusivi che secondo quanti stabilito dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone, arrivavano in alcuni periodi fino a 10mila al giorno.

I numeri degli accessi abusivi da parte del tenente Pasquale Striano emersi dalle indagini superano 200mila documenti che il finanziere avrebbe scaricato in modo abusivo dalle banche dati della Dna, mentre era in servizio nel gruppo Sos, le riservatissime Segnalazioni di operazioni sospette che arrivano dall’unità antiriciclaggio di Bankitalia. Duecentomila documenti corrisponderebbero a circa 20mila accessi abusivi – un accesso può portare anche a dieci file – eseguiti da Striano senza alcuna giustificazione di servizio.

All’udienza del Tribunale del Riesame i pm umbri hanno depositato i nuovi atti per ribadire le esigenze cautelari per il finanziere e per l’ex magistrato Antonio Laudati, all’epoca coordinatore del gruppo in cui operava Striano, ma che è accusato solo di alcuni episodi di ricerche illecite e non di tutte quelle fatte dal tenente. Ma per i magistrati entrambi vanno arrestati perché potrebbero inquinare le prove, e Striano anche reiterare il reato.

Cantone aveva rivelato, in audizione in Commissione parlamentare antimafia, che dal 2019 al 2022 Striano aveva scaricato 33.528 file dalle banche dati della Dna, di cui solo una minima parte era stata mandata a tre cronisti del Domani. Ma le indagini non si sono fermate e hanno scoperchiato quello che lo stesso magistrato aveva definito un «verminaio».

Tra i duecentomila documenti, quanti di questi riguardano ancora esponenti politici dell’attuale maggioranza? La Procura mantiene il massimo riserbo sui «bersagli» di Striano, ma tra le persone finite nelle ricerche del tenente potrebbero esserci altri esponenti delle istituzioni, non è chiaro se collocati a livello governativo, come era emerso precedentemente. Striano infatti aveva cercato informazioni riservate su ministri dell’attuale governo e sui politici in gran parte del centrodestra. Sono ancora in corso verifiche sui destinatari di questa nuova montagna di materiale scoperta dai pm.

In udienza sono emersi anche altre migliaia di file scaricati da Striano dalle banche dati della Guardia di finanza, il suo corpo di appartenenza, e da quella delle forze di polizia, come già gli era stato contestato. Resta da capire il motivo di tutte queste ricerche. I pm vogliono capire se Striano abbia operato per conto di possibili mandanti. Tutti gli accertamenti patrimoniali su eventuali utilità ricevute hanno finora dato esito negativo.

La Procura sottolinea che i nuovi atti sono stati depositati per rafforzare la richiesta cautelare. Le difese invece hanno contestato l’utilizzabilità del materiale, e l’udienza è stata rinviata al 12 novembre. Il gip aveva rigettato la richiesta di arresto, ma i pm avevano impugnato il rigetto al Riesame, convinti che i due vadano arrestati per il rischio che possano compromettere le indagini. Secondo i magistrati Striano va arrestato perché tuttora potrebbe contare «su una consolidata rete di amicizie che può fornirgli aiuto anche attraverso gli accessi ai sistemi informatici». Sia il finanziere che Laudati, scrivono i pm, avrebbero avuto la «consapevolezza» di entrambi «di operare al di fuori dello schema di legge», vista anche la «spiccata capacità di alterazione della realtà tramite omissioni di dati e anche attraverso l’influenza su altri soggetti che sottostanno alle loro indicazioni».

Si ritiene plausibile l’ipotesi del coinvolgimento attivo di alcuni funzionari dei servizi segreti. Un agente è stato già indagato, si tratta di Silvio Adami, funzionario dell’Aise, che era stato incastrato proprio da alcune conversazioni private con Striano, intercettate dalla Procura, nelle quali lo 007 chiedeva esplicitamente notizie riguardanti monsignor Ermes Giovanni Viale, considerato un personaggio importante ed influente all’interno del Vaticano. Altra ricerca che collega i servizi segreti con l’ex finanziere accusato di dossieraggio, è quella emersa per conoscere i nomi di alcune aziende italiane controllate dalla Russia, ricerca che era stata appunto commissionata secondo gli investigatori proprio da Adami.

Il caso Striano nasce  nel 2023 da un esposto fatto dal ministro della difesa Guido Crosetto per denunciare la pubblicazione di notizie indiscrete sul proprio conto, da parte del quotidiano Domani. Ad un anno dall’inchiesta si è allargato anche il numero dei nomi dei personaggi coinvolti nelle attività di “spionaggio”, tra questi, come ha confermato il Corriere della Sera ci sarebbero anche volti noti dello spettacolo e dello sport, oltre ad esponenti del governo  e del mondo dell’imprenditoria.

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