Ponte sullo Stretto, tra faglia sismica attiva e la priorità di investire nei porti

Esiste il rischio di faglie attive sotto il Ponte sullo Stretto: la conferma arriva dalla società incaricata di realizzarlo nelle carte depositate per rispondere alle 239 osservazioni critiche del Ministero dell’Ambiente al progetto definitivo.

La documentazione presentata da parte della società Stretto di Messina mostra la faglia di Cannitello nell’area del pilone calabrese: un particolare che ha fatto scattare l’allarme sulla sicurezza dell’opera, soprattutto da parte di esperti del settore e delle amministrazioni locali.

Come riferito da ‘Wired’, la mappa “PB0010_F0” del progetto, depositata dalla società stessa Stretto di Messina, mostra il profilo della faglia Cannitello che è stata classificata come “certa” e di “massima pericolosità” dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale. Secondo quanto emerso dalla mappa, la faglia passerebbe esattamente sotto il pilone calabrese del Ponte sulla Stretto, i pontili e gli svincoli previsti nel progetto.

La presenza di faglie attive getta ombre sulla costruzione dell’imponente opera che collegherebbe la Sicilia alla Calabria: i loro movimenti possono accumulare energia nel corso degli anni per poi rilasciarla all’improvviso, dando vita a terremoti in alcuni casi di grandi entità.

Per gli esperti la faglia Cannitello sarebbe viva e capace di generare sismi di magnitudo elevata, mettendo così a repentaglio il progetto dell’agognato ponte. Il rischio sismico nella progettazione di un’opera, in questo caso del Ponte sullo Stretto, non viene valutato esclusivamente basandosi sui dettagli di una singola faglia, ma vengono presi in esami diversi fattori, come le statistiche sui terremoti avvenuti nell’area specifica negli ultimi secoli.

A questo approccio bisogna poi integrare simulazioni più mirate che servono a capire cosa potrebbe succedere se si attivasse la faglia del terremoto atteso: in tale senso Eurolink, il consorzio incaricato della costruzione del Ponte sullo Stretto, avrebbe annunciato di effettuare delle simulazioni.

Tra i punti critici della documentazione c’è anche la tavola n. “AMW3010, che corrisponde alla carta della micro-zona di Calabria-Comune di Villa San Giovanni: la fascia rossa che corre lungo tutta la sponda calabrese viene classificata come faglia attiva e capace e al tempo stesso è anche una zona a rischio maremoto e soggetta a liquefazione.

In merito al rischio di faglie attive ha parlato così Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina: “I punti di contatto con il terreno dell’opera di attraversamento sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive – le parole di Pietro Ciucci riportate da ‘Repubblica’ – la presenza di faglie è stata smentita dalle campagne d’indagini e analisi mirate per la realizzazione dell’opera”.

Nel frattempo il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, ha ribadito l’importanza di costruire nuove infrastrutture come il Ponte sullo Stretto per rendere le regioni del Sud Italia più competitive: “Il Sud per diventare competitivo ha bisogno di infrastrutture – ha dichiarato il Ministro ai microfoni del ‘Tgr Basilicata’ in occasione del festival ‘L’Agoà del Meridionalismo’ andato in scena a Castelmezzano in provincia di Potenza – Perché demonizzare il Ponte sullo Stretto di Messina? Perché l’approccio è idealizzato. Non è possibile l’ambientalismo esasperato, nessuno è più ambientalista dell’agricoltore”.

“A me fa paura l’idea che si parli di logistica in Sicilia partendo dal Ponte sullo Stretto. Nell’Isola se si vuole fare una riflessione seria sulla catena logistica bisogna partire dai porti, perché il Ponte sullo Stretto – se tutto va bene, tenuto conto che nel nostro Paese i tempi si dilatano – esisterà forse tra 10-15 anni”. Così Lorenzo Matacena, amministratore delegato del gruppo Caronte & Tourist, intervenendo in occasione della seconda edizione del ‘Forum Risorsa Mare 2024’, realizzato da The European House – Ambrosetti con il ministero per la Protezione civile e le Politiche del mare, in corso a Palermo.

“Caronte & Tourist non è per nulla contraria alla costruzione del ponte – ha sottolineato l’ad del Gruppo -, anzi si propone come interlocutore per la costruzione dell’opera, perché per realizzarla e trasportare acciaio, ferro e persone da una sponda all’altra servono le navi per un lungo periodo di tempo. Riteniamo, però, che mentre si fa la riflessione sul Ponte si inizi a lavorare per rendere competitivi i porti siciliani. La Sicilia è una portaerei nel Mediterraneo, il 75% delle merci mondiali si muove in questo mare“. Per Matacena, la riflessione sulla catena logistica “dovrebbe partire dai ponti, dalle strade, dalla rete ferroviaria tecnicamente inesistente in Sicilia (nell’Isola c’è il tempo di percorrenza più basso d’Europa per i treni che vanno a 40 all’ora) e comprendere anche il Ponte. Dobbiamo cominciare ora e migliorare nei prossimi 15 anni mentre costruiamo il Ponte, non si può aspettare. Insomma mentre facciamo il Ponte realizziamo anche il resto“, ha concluso.

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