In Commissione Antimafia esplode il caso Scarpinato sulla strage di via d’Amelio

In Commissione Antimafia esplode il  caso che coinvolge un ex magistrato eletto con il M5S: Roberto Scarpinato, realtà successiva al caso Cafiero De Raho, altro pentastellato implicato nell’affaire dossieraggi. La Verità ha scritto che vi sarebbero intercettazioni tra Scarpinato e l’ex collega Gioacchino Natoli, indagato a Caltanissetta con l’accusa di favoreggiamento della mafia. Le intercettazioni sarebbero avvenute casualmente nell’ambito di quelle indagini, ma avrebbero riguardato un’audizione di Natoli in Commissione Antimafia sulla strage di via d’Amelio. In sostanza, secondo la ricostruzione de La Verità, i due si sarebbero accordati sulla versione da fornire, che puntava verso la pista dell’eversione nera. La notizia ha suscitato richieste di chiarimento ed eventualmente di dimissioni rivolte a Scarpinato da parte della maggioranza. Il diretto interessato ha smentito come “radicalmente falso” che la procura di Caltanissetta gli abbia contestato il contenuto delle conversazioni con Natoli. “Anche perché non vi sarebbe stato nulla da contestare”, ha aggiunto, annunciando che valuterà con i suoi legali “come procedere”. Nella stessa dichiarazione Scarpinato ha però confermato di aver parlato con Natoli del contenuto dell’audizione che avrebbe dovuto sostenere in Antimafia.

L’ex procuratore oggi senatore M5s Roberto Scarpinato, secondo quanto riporta la Verità, avrebbe concordato con il suo ex collega di Palermo, Gioacchino Natoli, domande e risposte in vista di un’audizione di quest’ultimo davanti alla commissione Antimafia, di cui il parlamentare fa parte, sulla strage di via d’Amelio. L’audizione è avvenuta nei mesi scorsi e secondo il quotidiano ci sarebbero delle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta, che indaga Natoli, su un presunto favoreggiamento alla mafia che testimonierebbero il comportamento di Scarpinato. Dialoghi che sarebbero stati captati casualmente da una microspia piazzata nell’ufficio di Natoli. L’ex pm infatti è un parlamentare e non può essere intercettato senza l’autorizzazione del Senato. Le conversazioni rivelerebbero che nell’imminenza dell’audizione, chiesta dallo stesso Natoli, i due avrebbero concordato la linea. Sono conversazioni avvenute di presenza, sostiene La Verità, ma anche su Whatsapp, in cui si sentirebbe dunque solo la voce di Natoli mentre si rivolge a un tale «Roberto»: per i pm di Caltanissetta si tratterebbe del senatore, ascoltato nei mesi come persona informata sui fatti. La maggioranza  chiede a Scarpinato di dimettersi dalla commissione.

Se i fatti sono come rappresentati da La Verità – ha affermato Foti – non si può evocare l’opportunità o meno della permanenza del senatore Scarpinato in Commissione Antimafia, come sollevato in più occasioni nei confronti del suo collega di partito Federico Cafiero De Raho, ma di un’impossibilità per Scarpinato di potere continuare a farne parte. Accordarsi con un audito per precostituire un racconto e, quindi, indurre la Commissione ad apprendere non la verità dei fatti ma quella che interessa a un suo componente, al netto dell’eventuale rilevanza penale – ha aggiunto Foti – attesta una precisa volontà politica di depistare la Commissione Antimafia da parte di un suo membro. A tacere dell’ennesimo schiaffo recato da una siffatta condotta ai figli del giudice Borsellino, ancora alla ricerca della verità sull’uccisione del padre e delle complicità che l’hanno permessa quando non favorita. Delle due l’una: o Scarpinato è in grado di dimostrare subito la sua estraneità alla vicenda o deve senza indugio dimettersi”.

A chiedere chiarezza è stata anche la Lega, attraverso il senatore e capogruppo in Antimafia, Gianluca Cantalamessa. “Scarpinato davvero si sarebbe accordato con un audito dalla stessa per concordare domande e risposte da rendere sull’inchiesta della strage di via d’Amelio? A questa domanda esigiamo immediatamente risposta. A fronte di un fatto di una gravità inaudita, il senatore M5S chiarisca immediatamente o si dimetta. Non solo, doverose le sue scuse alla figlia del giudice Paolo Borsellino; voglio ricordare il continuo accanimento nei suoi confronti quasi come fosse un’imputata. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

La versione di Scarpinato

“Con Natoli – ha detto Scarpinato – ho condiviso un lunghissimo percorso di lavoro di contrasto alla criminalità organizzata all’interno della magistratura che ha reso normale un costante e approfondito scambio di idee tra noi. In questo contesto, dopo che nei suoi confronti dinanzi alla Commissione parlamentare Antimafia erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il proprio rincrescimento per l’infondatezza delle accuse e mi ha anticipato la sua ferma volontà di essere ascoltato dalla Commissione per esporre analiticamente le sue ragioni ed illustrare i documenti da lui progressivamente reperiti, che avrebbero dimostrato la regolarità della sua condotta. Ragioni che – ha detto ancora Scarpinato – mi ha esposto e che, in attesa di essere convocato dalla Commissione, aveva ritenuto anche di anticipare e rendere pubbliche con plurime interviste agli organi di stampa, dettagliandole infine nella sua audizione in Commissione. “Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti, ho esortato Natoli a riferirle con rigore alla Commissione”.

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