Giorgia Meloni tra Albania, Africa e Piano Mattei

‘Segnalo in particolare la risposta sull’operazione Albania, che ha preso ufficialmente il via con il trasferimento dei primi migranti a bordo della nave militare Libra, e sul Piano Mattei. Anche qui abbiamo fatto da apripista. E dispiace, lo dico senza polemica, che mentre tutto il mondo guarda a noi proprio grazie alla nostra strategia sull’Africa, e mentre tutto il sistema Italia dimostra di aver compreso la portata di questa iniziativa, i partiti di opposizione abbiano invece scelto, anche su questo fronte, la strada di una opposizione pregiudiziale’.

Meloni invoca l’interesse nazionale, su un tema – sostiene – su cui il governo ottiene importanti riconoscimenti in tutto il mondo. Ma nelle comunicazioni del premier, intervenuta nell’Aula del Senato in vista del Consiglio europeo, c’è spazio anche per Green Deal, Ucraina, Medio Oriente. Con un annuncio che chiarisce, ancora una volta, quanto il governo e lei in prima persona mettano la crisi in cima alle proprie preoccupazioni: “Dovrei essere in Libano venerdì”, ha annunciato Meloni alla Camera, dopo che già a margine delle repliche al Senato aveva confermato che si stava lavorando alla missione. Poi, rivolta a Fratoianni, un’anticipazione sulla manovra: “Parlava di banche e extraprofitti: dico che vedremo con la legge di bilancio. Potrebbe scoprire che questo governo ha avuto più coraggio di quello che ha avuto la sinistra quando era al governo”.

Il prossimo “sarà un Consiglio europeo importante, perché porrà le basi della strategia da adottare nei prossimi anni. L’Italia come sempre farà la sua parte, pronta a indicare la rotta su molti temi sui quali ha ampiamente dimostrato di poter dire la sua. Perché a questa Nazione non manca nulla. Non le manca la solidità, la visione, la creatività, l’affidabilità per poter essere un punto di riferimento. Le è mancata, a volte sì, la consapevolezza del suo ruolo, l’orgoglio per la sua tradizione, il coraggio per tracciare la rotta, invece di limitarsi a seguire le rotte tracciate da altri. Ma quella stagione, fortunatamente, ce l’abbiamo alle spalle”.

La questione venezuelana, che sarà uno dei temi al centro del prossimo Consiglio Ue, “ci sta particolarmente a cuore, anche per i moltissimi cittadini di origine italiana che si trovano in una terra che perfino il nome collega a Venezia e all’Italia”, ha affermato la premier Giorgia Meloni nel corso del suo intervento al Senato, in vista del prossimo summit europeo di Bruxelles.

“Non riconosciamo la proclamata vittoria di Maduro a seguito di elezioni ben poco trasparenti e continuiamo a condannare l’inaccettabile repressione del regime, chiedendo la liberazione di tutti i prigionieri politici” ha scandito la presidente del Consiglio. “Insieme all’Unione europea, lavoriamo per una transizione democratica e pacifica nel Paese, affinché la volontà dei milioni di venezuelani che continuano a rischiare la propria vita per un futuro più democratico, prospero e sicuro, possa finalmente trovare realizzazione” ha proseguito Meloni.

“Difendiamo il diritto di Israele a vivere in pace e in sicurezza, ma ribadiamo la necessità che questo avvenga nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Perché non siamo insensibili di fronte all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, che non a caso sono state dall’inizio al centro del nostro lavoro”, è stato poi il riferimento ai recenti attacchi all’Unifil. Poi Meloni ha confermato l’intenzione di recarsi in Libano.

Nella prima parte del suo discorso, la Meloni ha accennato agli scenari internazionali di guerra: “Questa nuova legislatura europea si è aperta all’insegna della preoccupazione e dell’incertezza per il protrarsi della guerra in Ucraina, per la drammatica escalation in Medio Oriente, per i mutamenti geopolitici. E per le molte difficoltà che attraversa l’economia europea, in parte conseguenza di questi scenari e in parte figlia degli errori del passato“. Il prossimo Consiglio europeo “ribadirà il proprio sostegno alla causa ucraina, perché l’obiettivo di tutti rimane sempre lo stesso: costruire le condizioni per una pace giusta e duratura e aiutare l’Ucraina a guardare al futuro, un futuro di prosperità e benessere”, ha detto nel corso del suo intervento al Senato la premier. “Siamo di fronte a una fase della geopolitica completamente nuova, sempre più animata da sfide interconnesse tra loro e che principalmente ci dice una cosa: non esistono più blocchi omogenei, e l’interdipendenza dei nostri destini è un fatto. Così come è un fatto che l’ordine al quale eravamo abituati non è più scontato, la centralità del nostro Continente non è più scontata”.

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