Ricatti a Berlusconi. L’inchiesta passa a Roma. Il Pdl spinge sul processo lungo

L’inchiesta sul presunto ricatto ai danni di Berlusconi passa alla procura di Roma. Il Gip di Napoli Amelia Primavera si è dichiarata incompetente a decidere sulla scarcerazione di Gianpaolo Tarantini richiesta dagli avvocati Alessandro Diddi e Ivan Filippelli. “In ordine al reato di estorsione – si legge nel provvedimento – la competenza è dell’autorità giudiziaria di Roma”. Per questo motivo non ha deciso sulla revoca o l’attenuazione della misura, trasmettendo gli atti al pm di Napoli che dovrà a sua volta inviarli alla procura capitolina. E il capo della Procura di Napoli Giandomenico Lepore, comunica che “questo ufficio, in conformità a quanto deciso dal giudice, trasmetterà al più presto gli atti all’autorità giudiziaria romana”. Il trasferimento dell’inchiesta a Roma dovrebbe anche far sfumare l’ipotesi di accompagnamento coatto per Silvio Berlusconi. A premere per il trasferimento dell’affaire Tarantini nella capitale per incompetenza della procura di partenopea sono stati soprattutto i legali di Berlusconi e lo stesso premier che, come ha scritto nella sua memoria difensiva, sottolineava come la consegna del denaro a Lavitola era sempre avvenuto a Roma, a palazzo Grazioli. Il Gip si è basato sulle dichiarazioni della segretaria di Berlusconi Marinella Brambilla ma soprattutto su quanto affermato nella sua memoria dallo stesso presidente del Consiglio. Scrive il Gip nell’ordinanza: “La stessa vittima del reato ha confermato di aver corrisposto le somme di denaro sempre a Roma traendole da proprie disponibilità liquide che teneva presso la sua abitazione di Palazzo Grazioli. Dichiarazioni credibili con riferimento al luogo della dazione del denaro oggetto dell’attività estorsiva ipotizzata”. Plaude alla decisione del Gip l’avvocato del premier Niccolò Ghedini. Intanto il Pdl ha chiesto in commissione Giustizia alla Camera di calendarizzare al più presto “il processo lungo”. Il testo, pesantemente bocciato dal Csm che ha espresso parere negativo su norme che potrebbero avere “effetti dirompenti” sulla tenuta del sistema processuale, è stato approvata dal Senato lo scorso 29 luglio. Le norme approvate con i voti della maggioranza al Senato allargano consistentemente la possibilità per la difesa di convocazione di testimoni durante il processo, cancellando il potere del giudice di non ammettere quelle prove ritenute superflue. Inoltre è previsto che siano immediatamente applicabili anche ai processi in corso. Per l’opposizione il ddl consentirebbe a Berlusconi di far cadere in prescrizione il processo Mills, vicinissimo a sentenza.

 

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