Il reddito pro capite in Europa rispetto a quello statunitense, negli ultimi ottant’anni, ha attraversato due fasi diverse. Alla fine del secondo conflitto mondiale, il reddito pro capite europeo era meno di un terzo di quello americano; dopo cinquanta anni il divario si era colmato. Dopo la metà degli anni novanta la forbice si è di nuovo allargata. La spiegazione sta nel fatto che a metà degli anni novanta, in Europa si è esaurita la crescita, così come anche in Giappone, ‘ per imitazione ‘ o per copia’; una crescita che essenzialmente si basava sul copiare e migliorare i prodotti inventati dagli americani. Quando un’ economia raggiunge la frontiera della tecnologia e della transizione verde, non si può più copiare, occorre saper innovare. Per innovare oggi serve un mercato del capitale molto agile, capace di finanziare idee nuove. Scienza ed impresa devono essere capaci di trasformare in imprese il frutto delle idee sviluppate nei laboratori delle Università.Con l’ avvento dell’ intelligenza artificiale siamo ad una rottura totale con i vecchi schemi di crescita economica. Come sempre gli Usa sono stati i primi a rispondere a questo cambiamento di scenario globale. Senza crearsi molti problemi, Biden ha varato un programma finanziario di aiuti alle imprese per accelerare queste transizioni. Molte imprese europee hanno spostato le loro sedi in Usa , investendo in loco. La rapidità con cui l’ amministrazione americana ha deciso di investire, rischia di far perdere all’ Europa, molte aziende che stanno adottando le tecnologie verdi. Una volta che il mercato occidentale sarà completamente nelle mani degli Usa, cambiare tecnologia per fare concorrenza, sarà difficile. Se poi questa transizione la spostiamo al sistema Difesa, con l’ eventuale elezioni di Trump, potrebbe aprirsi il tema sulle spese all’ Ucraina, e in prospettiva per la difesa europea. La crisi tedesca, poi, impone di cambiare modello. L’ energia a basso prezzo importata dalla Russia e dal mercato cinese, non garantisce più la crescita, sia per ragioni geopolitiche, sia perché,come per la transizione verde, rischia di mettere fuori mercato molti produttori del Vecchio Continente. In sintesi non si tratta di inventare una nuova politica industriale, ma di mettere le aziende e i lavoratori in grado di trasformarsi da soli. Questo vuol dire crediti di imposta agli investimenti, non decontribuzione per assumere lavoratori e soprattutto formazione ed istruzione, con insegnanti ben pagati, se non vogliamo che dentro la scuola finiscano per restare scarsi. Occorre tanta spesa pubblica senza aumentare le tasse, altrimenti lavoratori ed imprese emigreranno . Oggi l’ Europa investe al di fuori dei suoi confini trecentocinquanta miliardi di euro l’anno , ma questo è un bene , ma anche mancanza di visione del futuro. Esportare è importante, ma lo è altrettanto investire nell’ istruzione, nella formazione, nella sanità.Innovare vuol dire soprattutto questo. Diversamente ci avviamo verso una lunga agonia, senza strada di ritorno.
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