Da Giorgia Meloni a Sabrina Ferilli la sinistra anti Trump bocciata in casa e oltreoceano

“Per dirla con una battuta, non chiederti cosa gli Stati Uniti possano fare per te, chiediti cosa l’Europa debba fare per se stessa”, ha detto Meloni, che a chi le chiedeva un commento sull’impegno di politico di Elon Musk ha risposto che “sicuramente è una persona che si è schierata nella campagna elettorale di Donald Trump, come migliaia di altre persone si sono schierate nella campagna elettorale americana da una parte e dall’altra. Mi sembra sia nel diritto dei cittadini aderire alle campagne elettorali. Dopodiché considero Elon Musk un valore aggiunto in questo tempo. Una persona che sicuramente ha fatto delle cose straordinarie, delle cose importanti, e penso che debba e possa essere un interlocutore, una persona con la quale confrontarsi”.

Giorgia Meloni a Budapest impartisce una sonora lezione alla sinistra anti-Trump. Quella sinistra che dai banchi del Parlamento, esattamente come quella che ne riecheggia allarmi e gesta sui giornali del mainstream, dimostra di non aver ancora capito che urlare al pericolo di un fascismo di ritorno, in casa come oltreoceano, è un boomerang.

Nonostante ciò, ancora una volta, ci vogliono Mario Draghi e la premier Meloni – e il riconoscimento di Mario Monti in calce – per chiarire come stanno le cose e smorzare i soliti allarmismi deliranti dal ciclico ritorno.
E allora chissà se e quali effetti avranno le parole pronunciate dall’ex Bce che senza troppi giri di parole ha detto espressamente che «la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l’Europa». Ma «non necessariamente tutto in senso negativo». Anche perché, come scrive Libero in edicola, «qualcuno prima o poi si renderà conto che a bloccare le iniziative comuni della Ue per rilanciare la competitività e difendere le sue imprese non sono i sovranisti o Viktor Orban, perennemente sotto accusa e con margini di manovra assai ristretti. Ma i socialisti di Olaf Scholz o i “liberali” di Emmanuel Macron, che hanno finora regnato sul Vecchio Continente».

Il che, tradotto in termini ancora più espliciti, sta a significare che i nemici dell’Europa o dell’Italia non stanno asserragliati dall’altra parte dell’Oceano, ma ce li abbiamo in casa: negli edifici che svettano nel cuore del Vecchio Continente.

Lo schiaffo dell’ex Bce ai dem: «Con Trump cambiamento non per forza negativo nei rapporti con l’Europa»
Così, mentre tutti ipotizzavano il disastro che l’imminente guerra commerciale che Trump dovrebbe scatenare sull’Italia e sull’Unione, snocciolando numeri e proiezioni sui dazi di là da venire da oltreoceano, al Consiglio europeo informale di Budapest Draghi e Giorgia Meloni hanno indotto tutti a un bagno di realtà e di buon senso. «Ci sono grandi cambiamenti in vista. Quello che l’Europa non può più fare è posporre le decisioni», ha spiegato Draghi. In particolare, secondo l’ex premier, l’amministrazione Trump «darà ulteriore grande impulso al settore tecnologico, dove noi siamo già molto indietro» e dove «noi dovremo agire». E «sicuramente Trump proteggerà anche le industrie tradizionali, che sono quelle in cui noi esportiamo di più negli Usa. E lì dovremo negoziare con uno spirito unitario in maniera da proteggere i nostri produttori europei».

“Per loro i problemi sono diventati solo il genere maschio, femmina o neutro; o il poter chiamare ‘signora’ una donna che nasce con l’organo genitale maschile. Per carità, sono una questione, ma non possono diventare l’unica o la principale. Perché un tema importante come la sicurezza è solo appannaggio della destra? Perché sicurezza e immigrazione sono argomenti tabù a sinistra?”: afferma Sabrina Ferilli, intervistata dal Fatto quotidiano.

La popolare attrice romana, figlia di un militante del Pci della sezione di Fiano romano, ha sempre vantato la sua posizione fideisticamente di sinistra, ma con qualche cedimento, vedi le randellate alla segretaria Elly Schlein, troppo “radicale”, intesa come posizionamento del partito sulle posizioni da +Europa boniniano, più allineato su servizi civili che politiche economiche e sociali.

La Ferilli smonta la tesi che Donald Trump abbia vinto perché sostenuto da Elon Musk: “Perché quando Biden è stato eletto non aveva con sé lo stesso Musk, più Zuckerberg, Soros e tanti altri miliardari? Eppure in quel caso tutti zitti, nessuno ha sollevato la questione. Con la Harris pure la famiglia Cheney. Appunto! E Bill Gates non ha donato svariati milioni? Questi sono fatti che stanno sotto gli occhi di chiunque, non si possono tentare voli pindarici e sperare di restare sempre dalla parte della ragione. Si finisce per non essere credibili: qualunque cosa si dica, poi, diventa una stupidaggine. La donna immigrata vota per chi pensa possa ridurgli le tasse; quando Trump ha dichiarato: “Niente imposte sulle mance” ha portato a casa una fetta di vittoria. La sinistra deve cambiare focus e smetterla di urlare “al lupo al lupo””. Per poi sottolineare: “A seconda di quello che si prova a esprimere, è un attimo passare per fascista o putiniano, senza capire i fatti. Ancora un esempio. Ripeto: al popolo statunitense interessava capire cosa sarebbe accaduto sulle tasse, non se Trump ha detto “fica”.

Al giornalista che le chiede se sia spaventata dal tycoon alla Casa Bianca, replica in modo netto: “I Repubblicani, a parte Bush jr., non sono quasi mai stati interessati alle guerre lontano dagli Usa, pensano più ai problemi interni; quindi nutro più speranze oggi di prima. Alla fine non è spaventata da Trump…Ma no; (ripensa all’Italia) ci vorrà ancora prima di poter credere alle forze politiche di sinistra”.

“Che sinistra è? Un’élite che parla a un’altra élite. Mercoledì scorso Elly Schlein ha incontrato Draghi. Non dico sia sbagliato in assoluto, ma è una linea che non c’entra niente con la sinistra”. Insomma, per Sabrina Ferilli sono Elly e Kamala le vere sconfitte di questi tempi.

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