La vita segreta degli anziani: un resoconto poetico e crudo sull’amore in tarda età

Nell’intimità spoglia e asettica di una sala sociale che potrebbe appartenere a una qualunque casa di riposo, Mohamed El Khatib conduce il pubblico in un viaggio tenero e provocatorio nella vita amorosa degli anziani. La vie secrète des vieux si propone di esplorare l’erotismo, il desiderio e le confessioni di un gruppo di attori over 70, le cui esperienze rivelano un’umanità intensa, a tratti scioccante, capace di sovvertire ogni preconcetto legato all’età avanzata. Dopo il debutto del 9 novembre, sarà in scena oggi, 10 novembre, al Teatro Vascello di Roma nell’ambito del Romaeuropa Festival.

L’ambientazione minimalista e l’uso di una scenografia che fa affidamento su pochi oggetti, come una scala e qualche sedia a rotelle, pongono al centro della scena i racconti degli attori, che El Khatib ha scelto di coinvolgere proprio per il loro vissuto. La narrazione prende vita attraverso un collage di testimonianze dirette, legate dal tocco discreto del regista, che interviene brevemente per orientare il flusso delle storie. I sette anziani in scena si alternano nel condividere episodi della propria vita amorosa, tra confessioni di fantasie, incontri erotici e ricordi commoventi.

Lo spettacolo si apre con una battuta ironica e spiazzante: un display avverte il pubblico che, vista l’età degli attori, un decesso improvviso potrebbe sopraggiungere in qualsiasi momento. Da qui, il tono resta sospeso tra sarcasmo e dolcezza, disarmando gli spettatori con le storie di amori tardivi e passioni sconvenienti. Gli attori raccontano senza pudore la scoperta della propria sessualità: c’è chi ammette di aver trovato il vero amore a sessant’anni, chi ha avuto il primo orgasmo a sessantacinque, e chi ha esplorato la propria omosessualità dopo i quarant’anni. Gli aneddoti spesso sconfinano nel grottesco, come quello di un uomo che confessa di aver finanziato le sue prime esperienze sessuali officiando ai funerali per guadagnare qualche soldo.

La sincerità delle testimonianze colpisce non solo per il coraggio, ma anche per la loro vulnerabilità: tra una risata e un momento di commozione, il pubblico si trova a riflettere su un tabù sociale che il regista affronta frontalmente. Tra i racconti più toccanti c’è quello di una donna che si era innamorata di un uomo conosciuto nell’ospizio, relazione che i suoi stessi figli hanno bloccato, portandola alla disperazione e, infine, al suicidio. L’amore in età avanzata, suggerisce lo spettacolo, sembra ricordare quello adolescenziale: la sua fragilità lo rende più intenso, mentre la consapevolezza della mortalità amplifica il desiderio di vivere il presente.

Con intelligenza e leggerezza, El Khatib sfida il preconcetto che la vecchiaia sia sinonimo di declino e rinuncia, restituendo dignità alla dimensione erotica dei corpi invecchiati. Gli anziani si trovano a fare i conti con i figli che cercano di controllare la loro vita amorosa, ribaltando il ruolo che una volta apparteneva ai genitori, e ciò genera un’ironia amara ma incredibilmente reale.

Lo spettacolo, recitato in francese con sottotitoli in italiano, si chiude con una canzone siciliana di Rosa Balistreri e un karaoke, che trasforma la scena in una festa tra amici, un modo semplice e potente per celebrare la libertà di un’età che troppo spesso si preferisce ignorare. El Khatib sceglie di includere persino le ceneri di un attore defunto, simbolo della realtà incombente, che, però, non cancella la vitalità e l’amore.

La vie secrète des vieux è uno spettacolo che colpisce al cuore, infrangendo il silenzio attorno ai desideri degli anziani e restituendo loro una voce autentica. Il progetto di El Khatib, fortemente documentaristico e personale, riesce a offrire uno sguardo diverso sulla vecchiaia, dimostrando che il desiderio non si estingue con l’età, e che amare e sentirsi vivi sono bisogni universali e eterni.

 

Roberto Cavallini

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