Una veduta di Palazzo Chigi dove è in corso un nuovo vertice di governo sul testo del decreto di Agosto, Roma 6 agosto 2020. MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

I sindacati a Palazzo Chigi per ascoltare la premier sulla finanziaria in corso

Una manovra all’insegna della responsabilità, della crescita del Sistema Italia e del sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Incontrando i sindacati a Palazzo Chigi, il premier Giorgia Meloni ha ripercorso le direttive che hanno guidato le scelte del governo, illustrando poi nel dettaglio le misure che, anche grazie alla continuità degli indirizzi già impostati nelle due finanziarie precedenti, danno una prospettiva di medio e lungo periodo alla legge di Bilancio. “Un cambio di passo rispetto all’approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo”, ha rivendicato il premier, ricordando che molto incide sui margini di azione dell’attuale governo “la grave eredità di debiti che pesano come un macigno sui conti pubblici”.
A Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse presenti al tavolo, in cui il governo è stato rappresentato da numerosi ministri, Meloni ha voluto citare due numeri: “30 e 38”. “Trenta miliardi è il valore complessivo di questa manovra di bilancio; 38 sono i miliardi che, solo nel 2025, costerà alla casse pubbliche il Superbonus varato dal governo Conte 2 per ristrutturare meno del 4% degli immobili residenziali italiani, prevalentemente seconde e terze case, cioè soldi dei quali ha beneficiato soprattutto chi stava meglio”, ha chiarito il premier, parlando del superbonus come della “più grande operazione di redistribuzione regressiva del reddito nella storia d’Italia” e ricordando che con quelle risorse “qualsiasi provvedimento di questa legge di bilancio avrebbe potuto essere più che raddoppiato”. “Vale per la sanità, per i contratti pubblici, per la scuola, per l’aumento dei salari”, ha proseguito Meloni, precisando che “lo dico per chiarire il quadro nel quale operiamo”.

La premier ha spiegato che quella attuale “è in continuità con le scelte che il governo ha fatto con le due precedenti leggi finanziarie. Abbiamo concentrato le risorse su alcune priorità fondamentali, con una visione di medio e lungo periodo, tenendo i conti in ordine e concentrandoci su una prospettiva di crescita del sistema-Italia, pur nel contesto internazionale tutt’altro che facile nel quale operiamo”.
Scendendo nel dettaglio, la presidente del Consiglio non ha mancato di evidenziare come quello scelto dall’esecutivo sia “un cambio di passo rispetto all’approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo. Come noi, che raccogliamo la grave eredità di debiti che gravano come un macigno sui conti pubblici”.
“In passato si trovavano le risorse per sostenere le banche, ma allora nessuno invocava la rivolta sociale”, rivolta che è stata auspicata da Landini.

“Il ministro Giorgetti sarà più puntuale di me, ma io ci tengo a dire che la solidità, la credibilità e il coraggio di questo governo hanno consentito di poter far partecipare banche e assicurazioni alla copertura della legge di bilancio” ha poi aggiunto la premier, a quanto si apprende, durante l’incontro. Per Meloni è “un grande cambiamento rispetto al passato, quando invece con la legge di bilancio si trovavano le risorse per sostenere banche e assicurazioni, e nessuno invocava la rivolta sociale”.
Giorgia Meloni ha colto l’occasione dell’incontro di oggi per tornare sull’ormai famoso siparietto che l’ha vista coinvolta a Porta a Porta quando, facendo i calcoli in diretta sull’entità delle misure in cantiere, si è persa tra le cifre: “Dopo la confusione che ho fatto a Porta a porta, sono contenta che Bombardieri mi abbia portato una calcolatrice, così potrà fare anche lui questo rapido calcolo” ha detto, a quanto si apprende, durante l’incontro a Palazzo Chigi, sul capitolo sanità. “Quando questo governo si è insediato, nel 2022, il Fondo sanitario nazionale era di 126 miliardi. Nel 2025 raggiungerà la cifra record di 136,5 miliardi. Questo vuol dire – ha aggiunto Meloni – che, in due anni, il Fondo sanitario è aumentato di 10,5 miliardi di euro. Nel 2026 il fondo crescerà ancora e arriverà a 140,6 miliardi. La spesa sanitaria non aumenta solamente in termini assoluti, ma anche come spesa pro-capite, anche tenendo conto dell’inflazione”.

“Trenta miliardi è il valore complessivo di questa manovra di bilancio; 38 sono i miliardi che, solo nel 2025, costerà alla casse pubbliche il Superbonus varato dal Governo Conte 2 per ristrutturare meno del 4% degli immobili residenziali italiani, prevalentemente seconde e terze case, cioè soldi dei quali ha beneficiato soprattutto chi stava meglio. La più grande operazione di redistribuzione regressiva del reddito nella storia d’Italia. Con le stesse risorse, qualsiasi provvedimento di questa legge di bilancio avrebbe potuto essere più che raddoppiato”, è tornata a polemizzare la premier parlando coi sindacati. “Vale per la sanità, per i contratti pubblici, per la scuola, per l’aumento dei salari, etc. So che anche su questo alcuni di voi non sono d’accordo, avendo difeso la misura del superbonus e contestato le nostre correzioni al provvedimento, ma lo dico per chiarire il quadro nel quale operiamo” ha aggiunto.
Questo perché, ha illustrato ancora la presidente del Consiglio, “i bonus edilizi vengono gestiti con buon senso. Si distingue tra prima casa e seconda casa: il bonus ristrutturazioni – ha ricordato la premier nel suo intervento introduttivo – viene confermato al 50% sulla prima casa, mentre scende al 36% dalla seconda casa in poi. Per quanto riguarda il Superbonus, si prevede, anche per le spese effettuate nel 2023, la possibilità di spalmare su dieci anni i crediti legati al 110%, così da tutelare i contribuenti che avrebbero rischiato di perdere la quota di detrazioni non utilizzata nell’anno”.

Giorgia Meloni continua poi a snocciolare i punti della manovra previsti: “In materia di imposte, viene reso strutturale il passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito. È chiaramente intenzione del governo intervenire anche sullo scaglione di reddito successivo, ma questo dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo”.

“Anche stavolta, abbiamo deciso di concentrare le risorse su alcune priorità: il sostegno ai redditi medio-bassi, il sostegno al lavoro, gli incentivi alle famiglie con figli, la riduzione della pressione fiscale, l’aumento delle risorse nella sanità e il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Abbiamo deciso di confermare e potenziare le principali misure introdotte negli anni precedenti, in particolare relative al mondo del lavoro e al sostegno alla famiglia, rendendone alcune strutturali, come peraltro veniva richiesto soprattutto dalle organizzazioni sindacali” ha spiegato poi Meloni. “Mi riferisco, in particolare, al taglio del cuneo fiscale. Ricordo che, quando siamo arrivati al governo due anni fa, molti sostenevano che non saremmo stati in grado di confermare il taglio del cuneo contributivo in scadenza al 31 dicembre 2022. Invece, non solo lo abbiamo confermato, ma a metà 2023 lo abbiamo fortemente potenziato, confermandolo poi con la legge di bilancio 2024. Ora, con la nuova manovra, lo rendiamo strutturale e ne ampliamo i benefici ai circa 1,3 milioni di lavoratori con redditi tra 35 a 40mila euro annui, seppure con un decalage, anche qui rispondendo a una tematica che era stata correttamente posta dai sindacati sulla evidente discriminazione dei lavoratori che guadagnavano pochi euro in più di altri ma, a differenza di quegli altri, non beneficiavano del taglio del cuneo”.

“Come sapete, inoltre, – ha continuato Giorgia Meloni – non si interviene più sull’aspetto contributivo, ma su quello fiscale, e questo ci consente anche di ottenere un altro vantaggio, ovvero evitare il rischio che parte del taglio potesse causare un incremento della pressione fiscale. Differenziamo anche la modalità di fruizione a seconda del reddito. Ai lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore a 20.000 euro, è stato riconosciuto un bonus; ai soggetti che, invece, hanno un reddito complessivo dai 20.000 a 40.000 euro è stata riconosciuta un’ulteriore detrazione dall’imposta lorda. L’effetto per il lavoratore in busta paga rimane lo stesso. Confermiamo l’esonero contributivo per le mamme lavoratrici dipendenti con almeno due figli. Ed estendiamo questa misura anche alle lavoratrici autonome (escluso coloro che hanno optato per il regime forfettario), che percepiscono reddito d’impresa o di lavoro autonomo” ha aggiunto la premier.

Giorgia Meloni ha confermato poi che “anche nel 2025 e nel 2026, come nei due anni precedenti, le pensioni minime saranno rivalutate oltre il livello di inflazione indicato dall’Istat. Le norme riguardanti le uscite anticipate dal lavoro restano pressoché immutate”. “Per il rinnovo dei contratti pubblici – ha aggiunto ancora – la manovra prevede uno stanziamento di 4,4 miliardi di euro nel triennio 2025-2027. Per la prima volta, non solo lo stanziamento viene previsto in anticipo rispetto alla scadenza del periodo di riferimento del rinnovo (2025-2027), ma copre ben due trienni di rinnovi (sino al 2030)”.

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