La nuova Commissione Europea inizia il suo cammino in un clima politico senza precedenti. Da un lato la situazione internazionale segnata da conflitti pericolosi e dall’altro il deludente risultato della votazione al Parlamento per la sua approvazione. Va subito sottolineato che un buon rapporto tra Parlamento e Commissione può diventare la chiave di volta del sistema, perché serve a bilanciare il peso dei governi degli Stati membri che sono protagonisti al Consiglio UE, dove spesso si vota all’ unanimità. Il voto di sostegno alla Commissione è stato il più basso di sempre: la maggioranza a favore c’è ma è molto risicata, come non mai. Il Parlamento si è diviso con uno scontro tra Popolari e Socialisti. Numeri incerti espressione di una maggioranza priva di stabilità. Lo prova anche il documento congiunto che in extremis ha evitato la rottura tra quelli che avevano votato a favore a luglio scorso la presidenza von der Leyen. Molto è dipeso dal fatto che i gruppi parlamentari hanno pagato le rivalità tra i partiti all’ interno dei singoli stati, acuite anche dagli scontri durante le fasi elettorali e soprattutto dalle crisi politiche di alcuni Paesi membri, quali Germania, Francia e Spagna. A riguardo, da più parti si sostiene che in seno al Parlamento UE, le maggioranze spesso sono mutevoli quando si delibera su alcuni provvedimenti specifici. Questo è vero, ma alla base c’è sempre il nucleo portante, a cui di volta in volta si aggiungono altre forze politiche. Puntare sul trasformismo di alcuni deputati, quando si affrontano questioni che travalicano il perimetro dell’ UE, diventa pericoloso e fuorviante. Temi come l’ immigrazione, la transizione ecologica, la sanità, economia e giustizia sociale, abbisognano di una solida politica di condivisione. Il Parlamento europeo, essendo inamovibile per cinque anni, ha la funzione di cercare una maggioranza coerente e durevole e si può muovere in modo sinergico con la Commissione e con questo condizionare anche il Consiglio d’Europa. Oggi si ha un Parlamento fluido e per giunta disarticolato all’ interno dei suoi gruppi e per questo le contrapposizioni sono frequenti. Questo comporta che è sempre difficile trovare compromessi validi su alcune decisioni. L’ eccesso dei contrasti può portare ad uno stallo dei meccanismi dell’ UE. Un’ assemblea priva di maggioranza coesa , con equilibri variabili e frequenti contrasti, potrebbe portare al voto di sfiducia verso la Commissione. Questa sorta di potenziale scure sospesa potrebbe frenare l’ efficacia dell’ organismo che nell’ Unione ha il monopolio del potere di proporre leggi e svolge una parte essenziale della funzione esecutiva .
Andrea Viscardi