La sentenza di primo grado del processo Salvini per la vicenda Open Arms, si avvicina. Mancano quattro giorni al verdetto che arriverà il 20 dicembre e il vicepremier, “colpevole” di aver aver impedito, da ministro dell’Interno, lo sbarco di 147 migranti “salvati” dalla nave dell’Ong spagnola nell’agosto del 2019, continua la sua battaglia “a testa alta”, come scrive sui social. Le accuse sono abnormi: sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio.
La Procura di Palermo ha chiesto 6 anni di carcere. Sullo sfondo anche una richiesta multi-milionaria di risarcimento delle parti civili. “È una sentenza che può fare la storia, speriamo che il giudice sopporti questa pressione”, scrive Salvini su X polemizzando con le affermazioni del fondatore della ong spagnola,Oscar Camps. “Quale pressione? La richiesta di milioni di italiani di avere un’immigrazione controllata e regolare anzichè vedere l’Italia e l’Europa invasa da clandestini? Parole gravissime da parte del fondatore di Open Arms”.
Il countdown non è passato inosservato. Salvini, difeso da Giulia Bongiorno, può contare sul tifo di un pezzo da novanta come Elon Musk. Il patron di Tesla e di X aveva già espresso il suo parere sul processo. “Scandaloso che Matteo Salvini sia a processo per aver fatto rispettare la legge”, aveva detto schierandosi apertamente con il ministro delle Infrastrutture. A settembre con un tweet aveva definito “folle” il pm che ha chiesto la condanna per il ministro. “Dovrebbe essere quel giudice pazzo ad andare in prigione per sei anni. Esiste una causa legale contro Open Arms e i suoi finanziatori?”.
Oggi Musk torna sull’argomento con un video introdotto dalla scritta: “Meno sei giorni“. Poi la domanda: “Condannato o assolto per aver difeso l’Italia?”. Musica incalzante, nel filmato scorrono velocemente alcuni immagini del ministro delle Infrastrutture. Infine la conclusione lapidaria: “Meno quattro alla sentenza del processo Open Arms”. Riflettori puntati sul 20 dicembre, save the date. Salvini, dal suo canto, è sereno. Paura di essere condannato? “No, rifarei domani quello che ho fatto”, ha detto intervistato da Nicola Porro. “Non sono preoccupato per me, onestamente mi è pesato spiegare ai miei figli cosa stava succedendo“.
A difesa di Salvini c’è tutto il governo. Il giorno della richiesta di condanna a sei anni della Procura palermitana Giorgia Meloni aveva espresso la sua totale solidarietà al ministro. “È incredibile che un ministro della Repubblica italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini», scriveva la premier sui social. “Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo”.
“Se mi condannano, a me non cambia il Natale. Rischia di essere un disastro per l’Italia. Perché se per la prima volta nella storia dell’Occidente viene condannato un ministro che ha difeso i confini, voi immaginatevi mezz’ora dopo scafisti trafficanti di tutto il mondo dove mandano barchini, barconi e barchette”. Così Matteo Salvini parlando a un incontro a Sesto San Giovanni (Milano) per la presentazione del nuovo libro del giornalista Paolo Del Debbio.
“Se mi assolvono torno a casa contento dai figli che almeno sui giornali leggeranno che il papà ha fatto il suo lavoro e il suo dovere, non è che sia un tizio strano, un sequestratore, un terrorista, un delinquente….”.
Un’eventuale condanna, ha proseguito, “non sarebbe un problema per Matteo Salvini”, pur ammettendo che “sicuramente preferisco l’assoluzione a sei anni di galera, anche perché le parti civili mi hanno chiesto un milione di euro di risarcimento danni perché ho turbato i clandestini sulla nave. Al massimo faremo una colletta. Ma il problema non è quello, siccome io amo il mio Paese, il messaggio che girerebbe in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, al Canada alla Nigeria, la Libia, la Tunisia, l’Egitto e il Bangladesh sarebbe quello che in Italia si può fare tutto. ‘Andare perché se vi va male vi tengono li e vi danno la casa, il pane, il salame – ha concluso Salvini – ah no, il salame no…”.
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