Il governo di Olaf Scholz va ufficialmente a casa: la maggioranza del Bundestag ha votato la sfiducia al cancelliere. Il leader socialdemocratico si è scagliato a testa bassa contro il suo ex ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, accusandolo di “sabotaggio” verso l’azione di governo. A difenderlo è intervenuto subito dopo il capo dell’opposizione e leader dei cristianodemocratici, Friedrich Merz, definendo l’aggressione di Scholz “una vergogna”. Merz ha definito anche “vergognosa” la politica europea del cancelliere uscente. E ha preso in giro la sua proposta di tagliare l’Iva dal 7 al 5% sui beni alimentari: “sono 6 centesimi per due etti e mezzo di burro: le famiglie saranno felici”, ha aggiunto sarcastico. E qualche stoccata è partita da Merz anche in direzione del ministro uscente dell’Economia e leader dei Verdi, Robert Habeck. Ma sono schermaglie. In sintesi il Bundestag ha sfiduciato il governo di minoranza guidato dal cancelliere, aprendo le porte a elezioni anticipate in Germania il 23 febbraio. I numeri non lasciano spazio ad alibi per il socialdemocratico.
Dei 717 deputati presenti, 394 hanno votato contro, 207 in favore e 116 si sono astenuti, ha reso noto il presidente Bärbel Bas. Per ottenere la fiducia Scholz avrebbe dovuto ricevere almeno 366 voti. Ora il cancelliere chiederà al presidente Frank-Walter Steinmeier di sciogliere il Parlamento e convocare nuove elezioni, con un anticipo di circa sette mesi rispetto alla scadenza naturale.
L’esecutivo Scholz è partito in salita, frutto di una insolita alleanza dei tre partiti di maggioranza attraverso programmi molto distanti tra loro se non incompatibili sui principali dossier. La sfiducia era scontata dopo che un mese fa era caduta la coalizione formata da Spd, Verdi e Fdp, che sosteneva il governo di Scholz dal 2021. A far implodere la maggioranza la fuoriuscita dei liberali a seguito del licenziamento del ministro delle Finanze, l’esponente di Fdp Christian Lindner.
Il cancelliere in aula aveva anticipato il suo obiettivo di indire elezioni generali anticipate. “Abbiamo bisogno di una maggiore crescita economica”, ha aggiunto citando la necessità di investimenti per continuare a supportare l’Ucraina nella sua difesa contro l’invasione russa e a rafforzare l’esercito tedesco. “Nessun elettore avrebbe potuto prevedere le sfide che avremmo dovuto affrontare negli ultimi tre anni”, ha detto ancora glissando sulle ragioni profonde di un lento declino. Poi ha sottolineato che è la sesta volta nel periodo postbellico che un cancelliere chiede un voto di fiducia. Ed è il quinto cancelliere a farlo, dopo che il socialdemocratico Gerhard Schroeder ha utilizzato la misura due volte.
I
l primo cancelliere nell’era post-Merkel resterà il candidato dei socialisti per la prossima tornata elettorale ma di fatto è un cavallo perdente visto che sotto la sua gestione la Germania è precipitata in recessione: il pil della locomotiva tedesca fatica a crescere e un asset importante come quello dell’automotive perde pezzi anche a causa dell’eccessivo innamoramento dell’esecutivo per il green.
“Sarà una campagna elettorale molto dura”. È la previsione fatta dal leader della Cdu, Frederich Merz, favorito per la cancelleria al voto anticipato del prossimo febbraio. “L’Spd in particolare non si esime dal dire cose semplicemente false”, ha detto accusando i socialisti di distorcere le sue posizioni sulle pensioni. (“Noi non le taglieremo. La decisione rimane che l’età pensionabile è di 67 anni e non più alta”).
L’ambizione di Merz è quella di portare il suo partito, insieme alla Csu bavarese, a essere il più forte al Bundestag. “Possiamo farlo. Al momento stiamo andando bene nei sondaggi”. Difficile dire cosa accadrà a febbraio nelle urne ma di certo è un voto a cui guarda tutta l’Europa. Con la caduta di Scholz e il forte ridimensionamento di Macron, in piena crisi, l’Italia con il governo Meloni è la principale protagonista del Vecchio Continente capace di interloquire ‘ad armi pari’ con la Casa Bianca.