L’hacker Calamucci inchioda Report e Sigfrido Ranucci

“Leggo con stupore che mi vengono attribuiti rapporti con la società Equalize. Non ho mai incontrato, né conosciuto né avuto contatti con Davide Calamuccio Carmine Gallo”: afferma Giorgio Mottola, inviato della trasmissione Report, rispondendo all’articolo del ‘Giornale’ che accusa la trasmissione di Rai3 di aver ricevuto “dossier sottobanco” da emissari della società Equalize, finita al centro dell’inchiesta della Procura di Milano.

“È completamente falso quanto avrebbe dichiarato Calamucci, secondo il Giornale, nel corso di un colloquio con i magistrati”, prosegue Mottola in una dichiarazione. “Non ho mai ricevuto alcuna informazione né da lui, né da alcun altro dipendente o collaboratore della società Equalize. È sufficiente guardare le mie inchieste per rendersi conto che le fonti adoperate, documentali o fisiche, sono sempre state completamente riscontrabili. Ciò che non stupisce è vedere una ricostruzione completamente falsa, su cui nessuno ha chiesto una mia dichiarazione, pubblicata proprio su Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti, coinvolto con la D1 immobiliare nelle vicende del fallimento delle società di Daniela Santanchè, di cui mi sono occupato con un’inchiesta trasmessa appena due settimane fa su Report”. “Da tempo il malaffare nel nostro Paese è così sfacciato e alla luce del sole che non c’è sicuramente bisogno di spioni per farlo emergere. Report non ha mai usato dossier provenienti da ‘fonti sporche’ per realizzare le sue inchieste e le notizie, quando le ha avute, le ha sempre condivise tutte con il proprio pubblico. Per questa ragione, una volta acquisito il verbale di Calamucci, mi riservo di sporgere querela e/o denuncia nei confronti dei responsabili”, conclude Mottola.

“Report non lavora su dossier ma con puro spirito giornalistico. Né da parte nostra sono state date informazioni agli spioni, noi abbiamo il vizio di pubblicarle le notizie. Non mi sorprede l’ennesimo attacco per delegittimare Report e uno dei suoi inviati di punta come Giorgio Mottola, su cui abbiamo la massima fiducia. Non mi sorprende neppure che a scrivere l’articolo sia il Giornale degli Angelucci, a firma di Luca Fazzo, sospeso dall’Ordine dei giornalisti, allontanato prima da La Repubblica, per i suoi rapporti di sudditanza proprio con Marco Mancini e il Sismi nel 2006. I nipotini di quel Pio Pompa che di dossier se ne intendevano eccome per deleggittimare politici magistrati e giornalisti nemici. A volte ritornano, o forse non se ne sono mai andati”. Così sui social il giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, in merito a un articolo de Il Giornale sull’inchiesta Equalize.”Non c’è alcun segreto su come lavora Report. La verità emerge sempre da sola, mentre le menzogne hanno bisogno di complici. Se gli spioni hanno voglia di parlare di Report perché non confessano che sono stati loro a spiarci, e per conto di chi e su quale inchiesta che coinvolgeva un ministro?

La replica di Ranucci va letta con attenzione, perché in realtà smentisce solo una piccola parte di quanto raccontato dall’hacker ai pm Francesco De Tommasi e Antonello Ardituro. Io passavo notizie a Mottola, ha detto Calamucci, e lui ne passava a me: descrivendo una sorta di collaborazione tra l’associazione a delinquere installata sotto il Duomo di Milano e i giornalisti d’inchiesta di Report. Ranucci ribatte: non abbiamo mai dato notizie a Equalize. Ma non nega che Mottola abbia avuto rapporti con gli «spioni». E nemmeno nega che abbia ricevuto da loro materiale utilizzato poi per i servizi tv. Materiale di provenienza quantomeno dubbia, visti i sistemi illegali utilizzati – per loro stessa ammissione – da Calamucci e dal suo capo Carmine Gallo, per decenni tra i migliori poliziotti d’Italia, passato poi a lavorare ad Equalize, l’azienda di Enrico Pazzali, presidente della Fiera di Milano.

Ranucci si arrabbia per la fuga di notizie sull’interrogatorio di Gallo ma non nega i rapporti con Equalize per il semplice motivo che non può farlo. Quando, l’11 dicembre, Calamucci ha raccontato ai pm dei suoi contatti con Report, i magistrati non sono caduti dalle nuvole, perché sapevano già dei contatti tra la «fabbrica dei dossier» e i segugi di Rai3. A aprire la finestra era stata una intercettazione ambientale in cui è lo stesso Calamucci, parlando con l’informatico Giulio Cornelli, a raccontare di avere passato notizie a Ranucci. Sintetizzano i carabinieri del Ros: «Calamucci racconta, senza rivelare il soggetto oggetto di segnalazione, come abbiano passato dei dati al giornalista Ranucci quando hanno riscontrato una situazione insanabile nei loro rapporti con la politica: Obbiettivo raggiunto eh! Noi questo volevamo inculare… aspetta.. lui mi ha detto procedi, è insalvabile.. Sigfrido… hai capito com’è l’etica di Enrico?. Cornelli conferma: Si». Sull’identità del «Sigfrido» di cui parla Calamucci, i carabinieri non hanno molti dubbi, visto che in una nota a piè di pagina lo indicano in «Ranucci Sigfrido, nato a Roma il 24 agosto 1961, giornalista Rai». «Cornelli – scrivono ancora i carabinieri – risulta collaborare attivamente con Diella Marco, socio di Vincenzo De Marzio (ex dei servizi segreti, al soldo di Equalize, ndr) il quale fornirebbe dati investigativi anche alla trasmissione di Rai3 Report, così come asserito dallo stesso in alcune conversazioni captate».

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