La ministra del Turismo Daniela Santanchè ha venduto le sue partecipazioni nella società Visibilia Editore, che controlla settimanali come Visto e Novella 2000. L’azienda è finita al centro di un’indagine della procura di Milano, che ne aveva chiesto il fallimento e che ha accusato la ministra di falso in bilancio.
Visibilia è la casa editrice di famosi settimanali come Visto e Novella 2000 e nell’ultimo periodo non sta attraversando un momento semplice. La società è infatti finita nel mirino della procura di Milano, che ha rilevato alcune irregolarità nella sua gestione. Tra queste anche un debito verso il fisco che ammonterebbe a circa 984mila euro.
Il nuovo proprietario di Visibilia è una società di consulenza svizzera. Santanchè è indagata anche per l’utilizzo dei fondi della cosiddetta Cassa Covid, sempre per quanto riguarda Visibilia, oltre che per il fallimento di un’altra società, Ki Group, per il quale è stata accusata di bancarotta fraudolenta.
La società Immobiliare Dani ha ceduto le sue quote pari al 75% della società Athena Pubblicità all’azienda di consulenza svizzera Wip Finance. Athena Pubblicità controlla interamente la casa editrice Visibilia Editore e Immobiliare Dani è a sua volta riconducibile alla ministra del Turismo Daniela Santanchè.
L’indagine era partita da una denuncia di alcuni soci di minoranza dell’azienda e fa riferimento agli anni tra il 2016 e il 2020. L’accusa era quella di aver fornito informazioni di bilancio errate o fuorvianti in modo da mascherare le reali difficoltà finanziarie della società. Visibilia non è però mai tecnicamente fallita, quindi delle due accuse di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio è avanzata soltanto la seconda.
Nell’indagine su Visibilia è quindi stata coinvolta la ministra del Turismo Daniela Santanchè, oltre ad altri 16 indagati. L’accusa principale è quella di falso in bilancio, presentata dalla procura davanti al giudice per l’udienza preliminare. Le parti dovrebbero comparire davanti al magistrato il 17 gennaio prossimo, quando sarà deciso se la ministra dovrà o no affrontare il processo.
Santanchè è infine indagata anche per un’altra vicenda societaria, quella di Ki Group, azienda del bio che la politica di Fratelli d’Italia avrebbe amministrato per due anni, tra il 2019 e il 2021. L’accusa dei magistrati è che sia stata proprio la gestione di Santanchè a condurre la società al fallimento, in questo caso ufficialmente avvenuto. Per questa ragione la ministra è accusata di bancarotta fraudolenta.
La Santanchè sarebbe indagata per bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento di Ki Group, azienda di cui è stata rappresentante legale tra il 2019 e il 2021 e che controllava varie società di produzione di cosmetici naturali e altre merci biologiche.
Ki Group è in liquidazione da gennaio 2024, su richiesta del tribunale di Milano che ne ha decretato il fallimento.
Ki Group era una holding che controllava diverse aziende di prodotti biologici e di cosmesi naturale. Il tribunale di Milano ne ha decretato la liquidazione giudiziale (il fallimento) nel gennaio del 2024. Tra il 30 aprile del 2019 e il 31 dicembre del 2021 l’azienda sarebbe stata amministrata da Daniela Santanchè e dal suo ex compagno Canio Mazzaro.
All’epoca Santanchè fece sapere con una nota di aver avuto soltanto un ruolo “del tutto marginale” nella gestione dell’azienda. I pm però ritengono che la ministra del Turismo, come risulterebbe anche dai registri della Camera di commercio, avrebbe ricoperto il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione e quello di rappresentante legale di Ki Group.
L’inchiesta fa riferimento anche alla sentenza di fallimento di gennaio, che affermava che: “L’emersione già nel bilancio del 2021 di una perdita di esercizio di 11,8 milioni di euro e di un patrimonio netto negativo di 9,6 milioni di euro”, una crisi che secondo l’accusa andrebbe fatta risalire proprio alla gestione Santanchè.