Si terranno oggi, in Gran Bretagna le elezioni amministrative per le elezioni del sindaco di Londra, ma soprattutto la certificazione della rimonta del Labour – spazzato via due anni fa dai Tories alle ultime politiche – nelle preferenze dell’elettorato. Come riporta il sito della Bbc il duello principale riguarda la capitale, dove Ken Livingstone – pur leggermente indietro nei sondaggi – cercherà di riconquistare la poltrona di sindaco al conservatore Boris Johnson, che nel 2008 lo sconfisse con il 53% delle preferenze; il primo cittadino sarà non solo nella capitale, ma anche fra le altre città: Liverpool, Manchester, Birmingham, Newcastle, Leeds e Nottingham. Al di là dell’esito locale, il dato politico principale sarà l’entità della possibile rivincita laburisti: in gioco vi sono 128 consigli comunali in Inghilterra, 32 in Scozia e 21 (su 22) nel Galles; nel 2008 i Tories conquistarono 257 seggi e 12 comuni, mentre il Labour perse 334 seggi e nove comuni. A livello nazionale i sondaggi danno il Labour al 42%, con dieci punti di vantaggio sui conservatori, mentre i Lib-Dem sono appena all’11%. Il premier conservatore David Cameron ha invitato i propri elettori ad essere “fieri” di quanto fatto al governo: un appello dal successo quanto mai incerto visti gli effetti della crisi e il non proprio idillico matrimonio di coalizione con i Liberal-democratici. Cameron inoltre ha tutti i motivi per temere l’esito del voto londinese: una sconfitta di Johnson infatti sarebbe un pessimo segnale per i Tories, ma la riconferma del sindaco uscente – unita a un risultato elettorale nel complesso deludente – creerebbe un pericoloso rivale politico per il premier. Di contro, il leader laburista Ed Miliband ha sottolineato come il suo partito possa “fare la differenza” anche a livello locale, specie per i pensionati e i pendolari (fra i più colpiti dalla politica di austerità dell’esecutivo). Il vicepremier Nick Clegg cerca di salvare il salvabile osservando come le politiche difese dal partito stiano “iniziando a dare i loro frutti”: ma a pagare il prezzo elettoralmente più alto presso un elettorato progressista disilluso potrebbero essere proprio i Liberal-democratici.
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