Tensione alta negli Usa per le nuove minacce di Al Qaeda. Il gruppo terroristico nel Maghreb islamico (Aqmi), ha rivolto un appello ai suoi adepti a “seguire l’esempio dell’attacco al consolato Usa a Bengasi e a uccidere tutti gli ambasciatori americani nell’area”. Lo rivela il centro americano di monitoraggio dei siti islamisti IntelCenter. Agghiaccianti le parole di Al Quaeda in merito all’uccisione dell’ambasciatore americano Chris Stevens in Libia: “si tratta del più bel regalo per tutti gli estremisti islamici in occasione dell’anniversario dell’11 settembre”.
Ma non finisce qui. In un messaggio che rasenta la follia, il gruppo rivolge un appello ad attaccare le ambasciate americane negli altri paesi del Maghreb (Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania) e a uccidere gli ambasciatori. “Rivolgiamo un appello ai giovani musulmani a seguire l’esempio dei leoni di Bengasi, a tirare giù le loro bandiere e a bruciarle prima di uccidere i loro ambasciatori, i rappresentanti americani, o di cacciarli” Al Qaeda nel Maghreb islamico è frutto della fusione del ramo saudita e di quello di Al Qiada del gruppo terroristico.
Dura la replica del Ministro degli Esteri Giulio Terzi. “Condanno nel modo più fermo questo attentato a Kabul, così come tutti gli altri attentati di questi giorni, a cominciare da quello che è costato la vita a un validissimo, valorosissimo, grande diplomatico, l’ambasciatore statunitense Chris Stevens” rimasto ucciso durante l’attacco dell’11 settembre scorso al consolato Usa di Bengasi, in Libia: lo ha detto oggi a Uno Mattina il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, riferendosi all’attentato di questa mattina nella capitale afghana. “Le nostre ambasciate sono in una situazione sicura”, comunque, ha aggiunto il ministro, “esercitiamo la massima sorveglianza”. “Abbiamo preso tutte le misure necessarie richieste da quello che è avvenuto in questi giorni e non abbiamo motivi di temere direttamente manifestazioni o atti di violenza, così come non abbiamo motivi di ritenere che siano in una situazione di pericolo i numerosissimi connazionali, le imprese, che operano in questi Paesi”, ha aggiunto il ministro. “Naturalmente, esercitiamo la massima vigilanza – ha tenuto a sottolineare -. E’ una situazione nella quale è richiesto da parte di tutti sia senso di responsabilità nel relazionarci con l’Islam politico a livello di Paese e a livello di governo ma anche a livello individuale e come organi di informazione, ma anche la massima responsabilità nell’esercitare una vigilanza sulla nostra sicurezza e sulla sicurezza di tutti gli uffici statali e non”.