L’operazione antimafia eseguita stamane nel trapanese ha visto 13 persone indagate, tra cui 3 imprenditori. Mentre in carecre è finito un consigliere regionale, Girolamo Genna, di Castellammare del Golfo. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Palermo Luigi Petrucci, che ha accolto le richieste del Procuratore aggiunto di Palermo, Maria Teresa Principato e dei pm Paolo Guido, Carlo Marzella e Pierangelo Padova. Le indagini sono state eseguite tra la Sicilia e la Lombardia, da Castellammare del Golfo, Alcamo, Calatafimi e Vita, e in Lombardia a Milano e Sesto San Giovanni. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata, incendio aggravato, violazione di domicilio aggravata e violazione delle prescrizione derivanti dalla Sorveglianza Speciale . L’operazione trae origine da un’attività d’indagine condotta dalla Squadra mobile con la collaborazione delle Squadre di Polizia giudiziaria. L’inchiesta ha consentito di ricostruire l’organigramma dei vertici di Cosa Nostra trapanese oltre che una serie di condotte delittuose commesse dagli indagati. È anche emersa una spaccatura all’interno della ‘famiglia’ di Castellammare: un gruppo di uomini d’onore che faceva riferimento a Diego Ruggeri, pregiudicato e sorvegliato speciale, avrebbe preteso il pizzo senza chiedere l’autorizzazione al capomafia Michele Sottile che, per anzianità, sarebbe stato il capo naturale del clan. Per evitare che scoppiasse una guerra di mafia e dirimere le controversie da altri due uomini coinvolti nel blitz, Antonino Bonura e Rosario Leo, venne convocata una riunione tra i vertici delle famiglie di Alcamo, Castellammare e Calatafimi.
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