“Quando si è messo in macchina sotto l’effetto di un mix di droga e tranquillanti ha voluto rischiare l’incolumità propria e soprattutto quella altrui, perché la sua capacità di guida era ”carente” nelle condizioni psicofisiche in cui si trovava”, con un comportamento che può essere considerato come ”disprezzo totale delle regole”. Queste sono state le parole dei giudici della prima Corte d’Assise d’appello di Milano con le quali hanno motivato la condanna a 14 anni di carcere per omicidio volontario a carico di un giovane che nel 2008 si schiantò contro l’auto di una ragazza appena laureata, uccidendola.Lo scorso febbraio, la Corte aveva ribaltato la sentenza di primo grado, con cui Alessandro Mega, 31 anni, era stato condannato a 4 anni e 8 mesi per omicidio colposo. Mega, quando si mise in macchina quella sera del 31 ottobre 2008, aveva da poco assunto cannabis e un tranquillante. Stava viaggiando su una strada con scarsa illuminazione e con l’asfalto bagnato a 80 km/h, a Bollate Milano, quando invase l’altra corsia e si schiantò contro l’auto guidata dalla giovane, Roberta Caracci, di 24 anni, che poco dopo morì. Nelle motivazioni da poco depositate dalla Corte, presieduta da Maria Luisa Dameno, i magistrati parlano del ”perseverare nell’uso di droga” da parte dell’imputato che aveva già avuto un incidente in passato dopo aver assunto stupefacenti. Gli effetti del mix droga-tranquillanti per i giudici non sono ”consistiti” in un semplice ”calo di attenzione”, ma lo hanno ‘ridotto’ in uno ”stato nel quale ha posto in essere quella inconcepibile manovra, che rivela una perdita totale di controllo della guida”.
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