“Non ho mai saputo nulla dello scambio dei flaconi e tanto meno che al mio bambino era stata fatta una endovenosa di latte. Mi è stato sempre detto che la crisi e poi il decesso per insufficienza respiratoria era dovuto al fatto che il mio bambino era nato prematuro”. Lo ha dichiarato la madre del piccolo Marcus, il bambino morto nella notte tra il 29 e il 30 giugno scorso per un’endovenosa di latte, rispondendo per due ore alle domande del procuratore aggiunto di Roma Leonardo Frisani.
“Per quanto riguarda la mancata autopsia – ha detto ancora la donna – fui io a chiedere che non fosse fatta, non avendo avuto particolari di quanto accaduto e fui ancora io a chiedere che venisse fatta la cremazione”. Per circa due ore Jaquelines De Vega ha risposto alle domande del magistrato ripercorrendo con lui tutta la tragica vicenda.
La donna ha poi raccontato di aver letto sui giornali della vicenda, dopodiché si è recata dal magistrato di turno della Procura per chiedere se quei fatti riguardassero suo figlio. Da qui l’avvio dell’indagine sollecitata anche dall’avvocato Danilo Granito presso il quale la donna lavora. Davanti al magistrato ha quindi ribadito d’aver saputo del tragico errore proprio attraverso i giornali dato che tutto il personale dell’ospedale ha attribuito la crisi e la morte al fatto che il bambino era prematuro.
Nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del piccolo, sono indagati 20 tra medici e personale paramedico tutti del reparto di neonatologia del San Giovanni. Per loro per il momento è stato ipotizzato il reato di omicidio colposo ma non si esclude che nei prossimi giorni possa parlarsi anche di falso e di favoreggiamento. Ciò avverrà dopo che il magistrato avrà interrogato, a cominciare da domani, gli indagati per conoscere a fondo tutti i particolari della vicenda e capire perché – come ha rilevato un rapporto ministeriale – ci siano delle “correzioni” sulla cartella clinica.