Ogni anno in Italia si eseguono circa 181 milioni di intercettazioni e il fenomeno, se si osserva il numero dei bersagli-utenze intercettati ogni anno, è cresciuto dal 2006 del 22,6%. È quanto emerge da uno studio dell’Eurispes elaborato su dati ministero della Giustizia-Direzione Generale di Statistica, dal quale risulta anche che tra il 2008 e il 2010 la spesa per le intercettazioni è cresciuta del 6,8%, passando da 266.165.056 a 284.449.782 di euro. La lettura dei dati evidenzia come le intercettazioni non si concentrino più solamente nelle province del Mezzogiorno, tradizionalmente associate alla presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso, ma vengano disposte in misura massiccia anche in molti grandi centri dell’Italia settentrionale. Questo quadro suggerisce la necessità di uscire definitivamente da una visione ormai inattuale del Paese che confina le attività criminali mafiose soprattutto nel Sud e in Sicilia e conferma la penetrazione sempre più capillare delle mafie al Nord, dove sono presenti maggiori capitali e dove è possibile aggredire il sistema imprenditoriale.
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