Sasà Neri è cinquantenne regista che ha calcato le scene la prima volta come Sancho Panza nel Don Chisciotte di Giambattista Martini e che parte dal teatro dialettale di Nino Martoglio, poeta e commediografo siciliano del 1900, che ha guadagnato una ventina di premi nazionali e regionali, come la Medaglia della Camera dei Deputati per l’alto valore artistico e culturale al Teatro Giovani di Altomonte per il Tartufo del laboratorio dell’istituto Ainis di Messina, ed il I Premio nazionale al Pulcinellamente per un testo scritto da lui, Mamma Cattiva. E’ stata sua la regia e la parte principale in Freedom, incoronato miglior spettacolo alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra per la competizione internazionale Shortheatre Italian Nights.
Neri ha recentemente fondato l’associazione Luna Obliqua con la quale prende vita un vero e proprio format teatrale, che si chiama “esoscheletri”. Ripresa di certe sperimentazioni dell’era della contestazione, il format rompe le tre classiche unità teatrali di tempo luogo e azione per far letteralmente precipitare gli spettatori dentro l’atto scenico.
Negli Esoscheletri palco e platea si fondono e si recita in mezzo al pubblico e di tanto in tanto qualcuno del pubblico viene portato al centro della scena, mentre la regia comanda stati d’animo e interpretazioni con luci e suoni. In quella che si rivela una maratona teatrale che vede centinaia di spettatori darsi il cambio entrando e uscendo dallo spazio teatrale “inventato” per l’occasione con avvio attorno a mezzanotte e conclusione alle prime luci dell’alba con i performers di Luna Obliqua che danzano le coreografie.
Il “Teatro degli Esoscheletri” ha avviato una nuova stagione che è una vera e propria sfida perché, dice Neri, che: “quando lo show esce dai limiti del palco la reazione è, sì, di disorientamento, ma un disorientamento che è involontaria e sorprendente azione creativa”. Alla base una regia di stringente rigore, che si rende trasparente e diventa fluidità di racconto, lasciando lo spettatore travolto e sorpreso dal primo all’ultimo istante. Tanti corpi e volti teatrali che danno vita all’avventura tra atletismo, balzi sul pubblico, battute recitate nelle orecchie degli spettatori, chitarre ruvide suonate dal vivo, rumori inquietanti. In scena emozioni gotiche e rock, una colonna sonora che mixa Santana e Marylin Menson, effetti di fumo e di luce e l’incursione degli “esoscheletri”. Si aspetta nel 2013 lo spettacolo “Il figlio dell’uomo” che sarà non un copione ma un mix di testi letterari, musicali, teatrali dedicati alla figura di Gesù Cristo. Maneggiando brani tratti da Processo a Gesù di Diego Fabbri, Il Maestro e Margherita di M. Bulgacov, Gesù figlio dell’uomo di K. Gibran, La buona novella di Fabrizio De Andrè, Vieni a ballare in Puglia di Caparezza, Il libro segreto di Gesù di Simone Venturini, Il Vangelo secondo Matteo, il teatro rinuncia ai propri “trucchi”. Niente luci, niente microfoni né amplificazione. Ci saranno lampade da salotto e oggetti suonati dal vivo. I performers utilizzeranno arredi e indumenti provenienti dalle loro case e dalle loro vite, trasformandoli in scenografia che “da sempre aspetta di incontrare il format ‘esoscheletri”.
Rosaria Palladino