Trattativa Stato Mafia, Grasso difende procura Palermo: “Pm hanno agito secondo la legge”

E’ ancora polemica in merito alle dichiarazioni rilasciate ieri dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato ha detto infatti no all’utilizzo delle intercettazioni nelle indagini sulla Trattativa Stato mafia, scagliandosi contro la Procura di Palermo. A difendere i pm siciliani, Pietro Grassosecondo cui “i giudici di Palermo hanno agito come ritenevano che dovesse essere applicata la legge. Adesso a dire se lo hanno fatto o meno sarà la Consulta”.

A margine di un’audizione in commissione Giustizia alla Camera, il procuratore nazionale antimafia parla con i cronisti delle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia che hanno coinvolto indirettamente anche il Quirinale. “Certamente i pm hanno agito in buona fede – sottolinea Grasso – anche se questo non basta, ci vuole un giudice terzo”.

“E’ una questione giuridica – sottolinea Grasso in merito all’intercettazione, anche indiretta e occasionale, di conversazioni del capo dello Stato e al conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale – nel nostro ordinamento non esiste una norma specifica, ma ora la questione è affidata a buone mani, quelle della Corte Costituzionale, e non ci resta che aspettarne il giudizio. E’ un fatto che il capo dello Stato non può essere intercettato, è un fatto assodato ma sul caso specifico a pronunciarsi sarà la Consulta”.

“Sono stato chiamato solamente a fornire, a dare contezza della mia funzione istituzionale di coordinamento” ha aggiunto Grasso, “non ho avuto alcuna pressione, così come nessuna pressione hanno avuto i magistrati di Palermo: che poi è quello che hanno detto sin dall’inizio”. “In un’indagine – spiega il procuratore antimafia – chi cerca la verità non può farlo sotto pressione, ma è importante anche la collaborazione degli altri: per vicende così datate nel tempo serve qualcuno che ricostruisca quello che e’ successo tanti anni fa, servono le dichiarazioni spontanee di chi sa”.

A difendere il Colle, invece, il ministro della giustizia Paola Severino: “E’ importante mantenere la segretezza delle telefonate del Capo dello Stato” .

Il guardasigilli ha inoltre aggiunto che “qualunque sia la soluzione interpretata che si vorrà adottare, ossia l’adozione di regole di procedura penale, o quella della legge quelle garanzie applicate al capo dello Stato, si dovrà rispettare la sostanza della legge che è quella di evitare che conversazioni del capo dello Stato possano essere rese pubbliche”.

Il mondo della politica diviso dalle parole di Napolitano. Resta un unico dubbio: a cosa porterà continuare ad usare “misure protezionali” a favore dei politici nostrani? Sicuramente eviteranno che scomode verità vengano a galla, svegliano dal torpore del sonno migliaia di cittadini.

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