Rinviata a lunedì l’approvazione alla Camera del decreto legge sulla spending review. Dopo la presentazione di altri sei emendamenti da parte dei relatori, la ommissione Bilancio del Senato ha deciso di proseguire con i lavori anche nella giornata di oggi.
Diverse le novità introdotte rispetto al testo originale. Tra le altre, l’allineamento di Bankitalia alla stretta alle spese della Pubblica amministrazione su auto blu, buoni pasto, ferie e permessi, consulenze esterne, canoni di locazione; lo stop agli assegni ‘ad personam’ ai professori universitari che se torneranno all’insegnamento dopo incarichi esterni, non potranno più cumulare le indennità; il raddoppio delle multe che la Commissione di Garanzia sullo sciopero nei servizi essenziali può infliggere.
Ma la vera e propria svolta, riguarda l’aumento delle tasse universitarie, per gli studenti più “pigri”. I laureandoi fuori corso , infatti, dovranno fare i conti con , imposte che lievitano fino quasi a raddoppiare in caso di redditi alti. Piccola nota positiva: le maggiori entrate andranno a pagare, in misura non inferiore al 50%, le borse di studio. La parte residua delle nuove risorse verrà impiegata sempre in interventi di sostegno al diritto allo studio, con particolare riferimento a servizi abitativi, servizi di ristorazione, servizi di orientamento e tutorato, attività a tempo parziale, trasporti, assistenza sanitaria, accesso alla cultura, servizi per la mobilità internazionale e materiale didattico”.
Vengono stabilite tuttavia diverse fasce di imposte a seconda del reddito. Un primo scaglione di studenti fuoricorso, dovrà pagare fino al 25% in più, rispetto a quanto versato dagli studenti in corso, se il reddito isee è inferiore a 90.000 euro. Si sale al 50% per chi ha un isee familiare tra 90.000 e 150.000 euro, mentre si raggiunge il 100% in più per gli studenti con isee familiare superiore a 150.000 euro.
Fissati anche i tetti per gli stipendi dei dipendenti pubblici che, come spiega il ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi, “sono fissati a 290mila euro lordi annui, e sono in arrivo tetti per i manager delle società pubbliche che saranno modulati a seconda delle società”.
Riguardo alle auto blu, il ministro ha ricordato che “una buona sforbiciata c’è già stata nel 2011” e “ci sono ancora margini e li sfrutteremo tutti”. E, interpellato sui propri spostamenti, Patroni Griffi ha riferito di muoversi “a volte con la macchina dell’ufficio che è 1.600 di cilindrata, a volte col motorino, a volte a piedi”.
In merito invece alle province, secondo il ministro il governo punta a dimezzarne il numero, fino ad arrivare ad averne in totale 50-52. “Ci sono campanilismi ma dobbiamo guardare la prospettiva, ha aggiunto Patroni Griffi, secondo cui “non c’è un braccio di ferro”. Tutti i parlamentari possono sentirsi un po’ costituenti nella definizione di un grande disegno del territorio, cui si deve arrivare superando i localismi”.
“C’è un problema reale, tutti i soggetti – ha sottolinea il ministro della Funzione Pubblica – sia pubblici che privati sentono le difficoltà di questo momento. Direi che i tagli non sono piacevoli per nessuno, neanche per chi li fa”. Ma quella che “può uscire è un’Italia migliore”.