“Se il ddl anticorruzione venisse approvato, ci potrebbero essere delle resistenze nella realizzazione del disegno legislativo”. E’ il monito del presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino che, nel corso del convegno ‘Riciclaggio e corruzione: prevenzione e controllo tra fonti interne e internazionali’, a Courmayeur (Aosta), ha spiegato che le difficoltà che si potrebbero incontrare, deriverebbero dalla “complessità del nostro sistema, dove diverse sono le competenze e i poteri, taluni anche costituzionalmente tutelati”e, quindi, dalle “resistenze che si potrebbero incontrare, specie in presenza di situazioni consolidate”.
Quindi sarebbe la natura stessa della nostra Costituzione a ‘limitare’ in parte una condotta anti- corruzione. “Sul Ddl in questione- ha proseguito Giampaolino – se ricordiamo da dove si è partiti, si deve riconoscere che grandi passi avanti sono stati fatti. Un composito disegno di complessa organizzazione, di rilevante attività procedimentale, di provvista degli uffici e dei modi di essere di questi, è stato normativamente previsto” ha aggiunto il presidente della Corte dei Conti che ha poi precisato come
I “passi in avanti consistono, nell’aver introdotto alcuni reati, taluni dei quali sono oggetto di vive discussioni politiche e dottrinali”.
Giampaolino si è poi complimentato per la natura dell’approccio alla problematica che, “diversamente da quanto operato in passato, non è di impostazione prevalentemente penalistica, come pure era nella tradizione del nostro ordinamento. Questa volta, l’approccio è stato di ordine amministrativo, di rimedi, vale a dire organizzativi e procedimentali”. Per il presidente della Corte dei Conti i “rimedi previsti dal Ddl sono finalizzati a prevenire o a evidenziare la patologia, dunque più efficienti, mentre il momento sanzionatorio che di norma è successivo, spesso, nel campo della corruzione, non genera un effetto coercitivo tale da ridurne le dimensioni”.
Per Giampaolino tuttavia un grande problema in Italia è rappresentato anche dal fatto che vi sia una scarsa “propensione alla denuncia e per questo i casi di corruzione incontrano rilevanti difficoltà ad emergere”. La corruzione è difficile da contrastare – ha sottolineato il presidente della Corte dei Conti- “non solo perché si tratta di comportamenti che spesso nascono da un accordo tra corruttore e corrotto – ha aggiunto Giampaolino – ma anche perché nell’ambiente in cui esse sorgono anche le persone estranee al fatto ma partecipi all’organizzazione non dimostrano disponibilità a denunciare fenomeni di quel tipo”. Per questo motivo è necessario “un quadro di prevenzione generale”, consistente in “congegni amministrativi e di procedure tali da garantire la trasparenza nell’attività della pubblica amministrazione e degli individui, rendendo residuale, seppur sempre necessaria, la sanzione penale per comportamenti che risultano contrastanti, nonostante la prevenzione attuata”.