Miccichè vincente, “Unirò il Sud in un unico progetto politico”

Il clima in Sicilia per le prossime elezioni regionali è rovente. Eppure i media tacciono, stranamente. Poiché la Sicilia da sempre rappresenta un importante laboratorio di prova dove si sperimenta, talvolta anticipando o influenzando, quel che accadrà nel resto del Paese. Ne abbiamo parlato con Gianfranco Miccichè, leader di Grande Sud, ex Ministro allo Sviluppo ed ex Viceministro all’Economia, in corsa per la Presidenza della Regione. Sviluppo e lavoro sono il suo “sogno”, ma viaggiando sul web sembrano essere anche il sogno di tanti siciliani che vivono con orgoglio la loro terra o che la vivono con nostalgia dal resto del mondo. Al di là di sondaggi e delle opinioni, chi vincerà il 28 ottobre? Cosa cambierà? Miccichè presidente darà il passo ad un unico progetto politico tutto per il Sud?

 

 

Onorevole, il suo programma punta su turismo, hi-tech, soprattutto meno burocrazia. In un recente studio di Federalberghi, anche il calo del 25% registrato nel turismo, una delle punte di eccellenza dell’economia siciliana, deriverebbe dalle recenti restrizioni fiscali. Quale può essere la via per lo sviluppo di una regione che vive, come del resto tutta l’Italia, una situazione di profonda crisi?

Il turismo sta subendo ovunque dei cali e ha dei problemi che, secondo me,  in Sicilia sono soprattutto strutturali. Qui il turismo è solo vissuto come “tappa finale”. Tutta l’Italia gode anche di un turismo di passaggio, che in Sicilia non esiste. Passa cioè dalla Sicilia solo chi ci vuole venire. Il problema però è più ampio e non solo siciliano ma italiano. Il meccanismo autorizzativo dell’amministrazione pubblica. Tutto ciò che è vietato non è possibile farlo, mentre tutto ciò che non è vietato può essere autorizzato. Noi dobbiamo su ogni cosa essere vessati da un’amministrazione pubblica, regionale o nazionale, che richiede decine di autorizzazioni. Tutti si chiedono perché un’impresa in Francia o in Inghilterra in sei mesi si può realizzare e in Italia ci vogliono sei anni. Non c’è Paese al mondo tranne l’Italia in cui esiste il metodo autorizzativo. Ovunque è previsto il controllo ex post, cioè esistono le leggi, ogni legge ha le sue prescrizioni precise. Qui non si capisce perché per realizzare una qualsiasi cosa si debba essere autorizzati prima per rispettare la legge. Io penso che la legge vada rispettata a prescindere dalle autorizzazioni. Noi abbiamo verificato in un lavoro recente come alla sola Sovrintendenza di Palermo, in questo momento, sono bloccati tre punti percentuali di Pil della provincia di Palermo. Considerato che un punto percentuale di Pil della regione siciliana è 830 milioni di euro circa, capirete bene come la sola Sovrintendenza tiene paralizzati due miliardi e mezzo di ricchezza di una regione come la Sicilia che sembra essere in default, totalmente fallita, perché ha cinque miliardi di debito. La nostra proposta è una legge regionale di semplificazione estrema degli iter burocratici, che non risolverà tutto,  ma con la quale potremo finalmente passare al sistema mondiale della realizzazione degli investimenti del controllo ex post. Poi cercheremo di convincere anche il governo nazionale a Roma a fare lo stesso.

 

Come incentivare la partecipazione al voto? Qualche giorno fa i vescovi siciliani hanno lanciato un appello “tu cittadino se non vai a votare, poi non piangerti addosso”. Una riflessione per stimolare la partecipazione al voto ma anche un documento che “bacchetta” eletti e governanti contro lo spreco di risorse pubbliche, corruzione e degrado morale e sociale. Cosa ne pensa?  

Sono d’accordo con i vescovi siciliani. Quando il corruttore, il politico, quello che compra i voti ne compra cento e a votare sono in mille, può riuscire ad ottenere il 10% dei voti. Se la gente non va a votare e quei cento voti rappresentano una forza su 500, diventano il 20% del voto. Per cui chi oggi odia la casta, odia gli imbroglioni, deve assolutamente andare a votare. Non andare a votare significa regalare il potere ai peggiori.

 

Prudenza sui sondaggi, lei stesso ha dichiarato che nessuno sa fare dei veri sondaggi sulle elezioni regionali. Un dato però è certo, queste elezioni sono una partita ancora tutta da giocare. Secondo i dati del Pd, i primi tre candidati sarebbero Crocetta al 28%, Musumeci al 27%, segue Miccichè al 26%. E lei è visto già come presidente anche da tanti siciliani nel mondo.

Non sono questi risultati che possono dare un risultato credibile, poiché iI sondaggio d’opinione non tiene conto della forza delle liste. E per me ciò che contano sono le liste e le persone. Ad esempio in Sicilia il PDL essendo totalmente deflagrato al proprio interno viene dato al 22% . Io sono pronto a scommettere che farà il 15, 16 o 17% ma non il 22%. Con il meccanismo del trascinamento del voto (cioè votare Pdl significa votare Musumeci automaticamente), quando il Pdl viene dato al 22% significa solo che Musumeci si trova al 22%.  Stessa cosa per il PD che viene dato al 20%, risultato logicamente non pensabile qui in Sicilia. Questo tipo di sondaggi probabilmente andrà  bene alle politiche, dove si vota solo il partito e non c’è grandissima forza delle liste, non certo alle regionali. Quello che ora  viene fuori è il risultato della forza di convincimento che si fa girando le città, i quartieri, anche i più piccoli comuni. Ed è quello che stiamo facendo cercando di presentare il nostro programma, convincendo uno ad uno per quanto possibile (ovvio che non lo è poiché si tratta di cinque milioni e mezzo di abitanti). Forse l’assenza totale di interventi televisivi per la par condicio facilita chi va in giro ad ascoltare le esigenze della gente. Certo, nessuno ha la sfera di cristallo, ma noi penso ci attesteremo su un risultato vincente.

 

Lei è sostenuto, oltre che dal suo partito, dal Partito dei Siciliani (MPA), da FLI e dal Movimento Popolare Siciliano.

Si, abbiamo una coalizione tutta sicilianista. Come sanno gli amici di Grande Sud anche delle altre regionali, abbiamo con troppa certezza verificato il disinteresse dei partiti nazionali alle singole problematiche regionali. Un partito nazionale non è più nelle condizioni di dare aiuti reali alla politica regionale e oggi i partiti nazionali non hanno in generale più credibilità nei confronti del proprio elettorato. La scommessa, che abbiamo fatto in tutto il sud e che ha avuto risultati importanti in altre regioni, oggi si misura nella mia regione, e questo a dimostrazione anche del fatto che Grande Sud ha a cuore i problemi del territorio.  

 

A proposito di coalizioni e di alleanze, ha dichiarato alla stampa che non farà mai alleanze con il Pdl o con il Pd. Si riferiva al livello regionale o anche al piano nazionale?

Se è valida la tesi che ho appena esposto, un’alleanza con un partito nazionale non è quello che auspico. Poi vedremo cosa accadrà.

 

E sul piano nazionale quanto inciderà l’esperienza delle elezioni siciliane con Miccichè presidente?

Se dovessimo vincere noi con una coalizione tutta sicilianista, daremmo uno scossone forte alla politica nazionale. Si deve capire che i partiti nazionali nelle Regioni non contano più nulla. Certo, il PD e il PDL continuerebbero ad avere a livello nazionale un loro seguito e un buon numero di voti, ma regionalmente sarebbero sempre considerati minoritari. Il partito della Sicilia o ad esempio quello della Campania a livello nazionale non avrà magari lo stesso risultato di un partito nazionale, ma se quello stesso partito regionale unisce tutte le regioni del Sud in un unico progetto, come sta facendo Grande Sud, diventa allora capace di modificare completamente la geografia politica italiana.

 

Sabrina Iadarola

 

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