“Mettere a punto un testo molto più snello dell’attuale, riducendolo ad un paio di articoli al massimo”. E’ quanto dichiarano i partecipanti alla riunione convocata da Renato Schifani per fare il punto sul ddl. Durante la conferenza si sarebbe infatti arrivati ad un compromesso: stralciare dal provvedimento solo due norme: quella per dire ‘no’al carcere per i giornalisti che diffamano, indicando adeguate sanzioni pecuniarie alternative, e quella che stabilisce un uso "corretto ed efficace" dell'istituto della rettifica. In caso contrario, spiegano alcuni dei partecipanti alla riunione convocata dal presidente di Palazzo Madama Renato Schifani per fare il punto sul ddl, se la Commissione Giustizia non riuscirà a concretizzare questa sorta di intesa, “il provvedimento resterà e morirà in commissione”. La riunione è stata convocata da Schifani dopo le dimissioni da relatrice Silvia Della Monica, il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia. La parlamentare ha anche annunciato che voterà contro l’articolo 1 del provvedimento. Per questo motivo il vicepresidente del Senato Vannino Chiti ha sospeso la seduta.
Esame ddl diffamazione. Questa mattina è ripreso l’esame del ddl Diffamazione, tra le solite divergenze dei partiti. Pd e Idv hanno chiesto il ritorno in commissione per approfondire altri temi del provvedimento. Giacomo Caliendo del Pdl si è opposto: “L’ipotesi di un ritorno in commissione è già stata respinta, affrontiamo ora i vari emendamenti. E basta”. “Ma non c’é lo spirito né è il tempo adatto per affrontare un tema simile ora. Mettiamo da parte il ddl”, è invece la risposta del senatore Pd Procacci. E l'intervento è condiviso da Vincenzo Vita (Pd).
Testo ddl diffamazione. E’ stato modificato per ben sette volte il testo del ddl diffamazione che questa mattina è approdato alla Camera in questa versione: “Chi, dopo essere stato condannato per il delitto della diffamazione, riporta nei due anni successivi una nuova condanna per il medesimo delitto può essere sottoposto, tenuto conto della gravità dei fatti, alla pena accessoria dell’interdizione dalla professione di giornalista da uno a sei mesi. Ad ogni ulteriore condanna per il reato commesso nei due anni successivi, consegue la pena accessoria dell’interdizione dalla professione giornalistica da un mese ad un anno”.