“L’ interminabile braccio di ferro, il gioco degli equivoci, il ripetuto alternarsi di opposti irrigidimenti” messi in atto dai partiti sulla riforma elettorale mettono “a grave rischio il mantenimento di un impegno assunto da tutte le forze politiche in risposta ad. aspettative più che comprensibili diffuse tra i cittadini-elettori”. Esordisce così Giorgio Napolitano, nella lettera inviata al deputato del Pd Roberto Giachetti, che oggi ha annunciato di aver interrotto, per problemi di salute lo sciopero della fame durato complessivamente 123 giorni e avviato il 4 luglio scorso per sollecitare il Parlamento a riformare la legge elettorale.
Il presidente della Repubblica ribadisce che “il cambiamento della legge elettorale è essenziale nell’interesse della nostra vita democratica”. Per questo “l’impegno assunto dai partiti per cancellare il Porcellum e le aspettative create nell’opinione pubblica non devono essere traditi”.
“So bene -scrive il Capo dello Stato a Giachetti- della scelta estrema cui lei ha voluto ricorrere per sollecitare la riforma della legge elettorale. Ancora di recente ho ricordato incontrando, con il presidente del Consiglio, i presidenti delle Camere, come già a fine gennaio avessi riferito loro degli incontri da me promossi con gli esponenti dei cinque partiti rappresentati in Parlamento. Incontri nel corso dei quali si erano tutti dichiarati convinti della necessità di modificare la legge del 2005”.
“E purtroppo -prosegue Napolitano- da allora, a dieci mesi di distanza, non si sa se si stia avvicinando la conclusione di questo interminabile braccio di ferro, gioco degli equivoci, ripetuto alternarsi di opposti irrigidimenti, da cui è stato messo a grave rischio il mantenimento di un impegno assunto da tutte le forze politiche in risposta ad aspettative più che comprensibili diffuse tra i cittadini-elettori”.
“Continuo a ritenere essenziale nell’interesse della nostra vita democratica che quell’impegno e quelle aspettative non vengano traditi. Non le nascondo la mia preoccupazione per il rischio crescente a cui lo sciopero della fame la sta personalmente esponendo. Considero giusta la causa, meritevole di ogni rispetto la sua scelta, ma la prego di riflettere sull’esigenza di non mettere a repentaglio ulteriormente la sua salute e la sua vita. E continuando ad esercitare la mia sollecitazione istituzionale per lo stesso obiettivo per cui lei si batte -conclude il Capo dello Stato- sarò lieto, appena possibile anche per lei, di incontrarla al Quirinale”.
Giachetti è intervenuto in una conferenza stampa a Montecitorio per spiegare le ragioni che l’hanno costretto a dover interrompere lo sciopero della fame dopo 123 giorni. Il deputato del Pd ha mostrato il referto medico: “Corro il rischio di una grave emorragia se non torno ad alimentarmi. Avrei continuato, ma facendolo avrei messo in serio pericolo la mia salute e la mia vita”. “Dall'esame clinico ed endoscopico -si legge nel referto- è emerso un quadro di malattia infiammatoria in fase acuta, incompatibile con la prosecuzione del digiuno. Onde evitare un peggioramento delle condizioni cliniche, si prescrive terapia medica adeguata e ripresa immediata e graduale dell’alimentazione”. Giachetti era in sciopero della fame da 88 giorni consecutivi, ai quali vanno aggiunti altri 35. In tutto, 123 in poco più di quattro mesi.