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Sarà election day il 17 o 24 febbraio. Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, è quasi certa che saranno accorpate le elezioni politiche con quelle regionali in Lombardia e Molise. Uno spiraglio resta aperto per il Lazio (dipende dal Tar che ha già fissato la data per il 3 e 4 febbraio) e, in attesa del semaforo verde dall’Anci, a febbraio si potrebbe votare anche per il rinnovo dei consigli comunali. Ma tutto dipende da quando il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, scioglierà le Camere sempre che non valuti l’ipotesi di un reincarico al dimissionario Mario Monti, appoggiato questa volta da una ancora più strana maggioranza. Sono queste le anticipazioni del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, a margine della firma di un protocollo d'intesa al Viminale tra il ministero dell'Interno, il dipartimento di pubblica sicurezza e l'autorità garante per l'infanzia. “Stiamo ragionando sull'election day: sicuramente ci sarà l'abbinamento delle elezioni politiche con le regionali in Lombardia e in Molise. Il Lazio al momento è escluso, a meno che il Tar non dia indicazioni diverse dalla data già fissata per domenica 3 febbraio. C’è un ricorso del Codacons e se il Tar decidesse diversamente da quanto già stabilito noi saremmo ben felici di adeguarci. Ma è una decisione che non tocca a noi”. Dal Viminale vorrebbero accorpare anche le elezioni comunali ma molto dipende dalle valutazioni che farà l’Anci: di sicuro, sottolinea il ministro dell’Interno, “il risparmio è notevole”.
Il voto: 17 o 24 febbraio. Il dato più delicato dell’election day è la data in cui accorpare le elezioni. Ma un calcolo preciso non può essere fatto senza sapere quando il presidente della Repubblica scioglierà le Camera. Un dato di non poco conto che comunque sembra non spaventare la Cancellieri se ipotizza due date ben precise, a dimostrazione che Viminale e Colle sono in continuo contatto. “Dipende dal Capo dello Stato. Ma sarà comunque a fine febbraio: si parla dell'ultima o della penultima domenica”, e cioè del 17 o del 24 febbraio. Ma l’ultima parola spetta a Giorgio Napolitano.
Eugenio Bernardo
