Al “Millennium Stadium” di Cardiff, Galles, è stato dato praticamente il via alla rassegna olimpica di Londra, che ci regalerà due settimane di intenso e meraviglioso sport dove circa 1600 atleti di 203 paesi inseguiranno il sogno a cinque cerchi, quello bramato per un quadriennio, e che in caso di successo o di sconfitta ti cambia comunque la vita agonistica. Partenza “ufficiosa” (la cerimonia di apertura è prevista nella serata di venerdì) con l’incontro Gran Bretagna-Nuova Zelanda di calcio femminile (1-0 lo score finale), disciplina che solitamente comincia qualche giorno prima delle altre a causa dei tempi di recupero maggiori tra un match e l’altro. Evento già storico di per se, in quanto è la prima volta dal 1960 che ai giochi una selezione di giocatori (o giocatrici nella fattispecie) di Galles, Inghilterra, Scozia e Irlanda del Nord fosse riunificata sotto la bandiera della Gran Bretagna. In merito a tale operazione non sono però mancate le polemiche: la Scozia aveva inizialmente minacciato di boicottare i giochi, il Nord Irlanda teme che si possa intaccare il prestigio di giocare mondiali ed europei ancora con squadre separate. Ed anche la federazione del Galles non ha preso di buon occhio la novità (al maschile sono comunque presenti 5 atleti). Ferguson, manager del Manchester United, scozzese, si è rifiutato di allenare la selezione maschile, ed al femminile, dopo il no secco del bomber dell’Arsenal Fleeting, le altre due giocatrici della rosa, la Little e la Dieke nate entrambe a nord del Vallo di Adriano, si sono rifiutate di cantare l’inno proprio nella partita inaugurale con la Nuova Zelanda. Insomma dopo il caso ramadan, il no del CIO ai veli integrali per le atlete musulmane, la scorta per gli israeliani, l’Olimpiade prosegue con le polemiche e siamo solo all’antipasto della rassegna globale.
Alessandro Ciampa